“Inizieremo da subito ad avviare un piano in via straordinaria per il monitoraggio di tutte le infrastrutture datate”. Con queste parole il presidente del Consiglio Conte e il ministro delle Infrastrutture Toninelli hanno concluso il vertice nella prefettura di Genova a seguito del crollo (foto Tpinews) di parte del viadotto Polcevera sull'A10, risalente agli anni ‘60 e noto come Ponte Morandi. Il ministro Toninelli ha esortato subito tutti gli enti proposti (enti locali, Anas, Concessionarie) a segnalare immediatamente le situazioni più critiche affinché un episodio del genere non possa più ripetersi. Ma forse, nell’elenco delle opere che giungerà al Ministero non sarebbe comparso il Ponte Morandi, ponte strallato realizzato con la tecnica del cemento precompresso che fin dalla sua nascita ha visto un’attenta opera di monitoraggio e manutenzione. “Sul viadotto, comunica la Società Autostrade per l’Italia, erano in corso lavori di consolidamento della soletta del viadotto e che, come da progetto, era stato installato un carro-ponte per consentire lo svolgimento delle attività di manutenzione. I lavori e lo stato del viadotto erano sottoposti a costante attività di osservazione e vigilanza da parte della Direzione di Tronco di Genova”.
La questione è quindi più complessa e si estende a tutte le infrastrutture datate che costituiscono la spina dorsale del paese. L'ingegner Giovanni Cardinale vicepresidente del CNI, intervenuto a Sky TG 24 ha ribadito che il concetto di vita media va legato al mantenimento delle condizioni e prestazioni originarie. “Ciò non significa che dopo cinquant’anni l’opera non sia più utilizzabile. E’ una data in cui l’intervento diagnostico e manutentivo deve essere preso in considerazione”. Sul crollo del cavalcavia Cardinale ha aggiunto: “Sappiamo che il ponte Morandi è un’opera ardita, costruita, pensata e progettata per carichi differenti e come tale merita una manutenzione particolare. Le immagini fanno pensare che gli stralli annegati nel calcestruzzo meritano la maggiore attenzione nella fase di analisi delle cause”.
Anche il Consigliere CNI Massimo Mariani intervenuto in RAI denuncia la mancanza di un serio piano di programmazione degli interventi di manutenzione sulle infrastrutture: “c'è un piano di manutenzione dell'Anas che segue le opere più più bisognose, però oggi dobbiamo essere convinti di dover intervenire per rinforzare le strutture che sono nate 50 anni fa e oltre, sono nate con materiali diversi da quelli attuali, e che questo degrado è inevitabile”.
Quanto alle cause anche Mariani è prudente: “Sono sollecitazioni dinamiche, sollecitazioni di fatica, che nel susseguirsi di questo effetto - come avviene con un albero motore o un assale di un treno che si rompono - un crollo può avvenire”. L’ingegner Mariani ha fatto notare come dalle macerie del ponte sono si possono scorgere fenomeni di degrado. La soluzione non è “abbattere e ricostruire” conclude Mariani, ma nella linea della tradizione del recupero che contraddistingue la cultura italiana è implementare le strutture, non riportarle solamente alle condizioni di progetto ma migliorarle per fronteggiare i sempre maggiori carichi e le sollecitazioni dinamiche.
Il presidente del CNI Zambrano estende lo sguardo alla situazione del Paese. “La questione è molto complessa però è anche abbastanza urgente. Sappiamo che al di là di tutto quella era una struttura ampiamente monitorata controllata. Bisogna cominciare a pensare che molte di queste infrastrutture, realizzate negli anni 50-60 con tecnologie diverse con problemi anche riguardo la degradazione del calcestruzzo, con il problema dell'ossidazione delle strutture, oggi non solo vanno ripristinate però probabilmente dovranno anche essere migliorate le caratteristiche strutturali anche le condizioni di stabilità.
E’ un piano ambizioso, d'altra parte non possiamo permetterci di perdere strutture strategiche come i ponti e condivido quello che diceva il ministro su una forma di verifica costante anche da remoto di tutte le strutture. Occorrerebbe veramente un'anagrafe di tutti i ponti per poter consolidare anche meccanismi di intervento e ottimizzare i costi.
D'altra parte è un processo di prevenzione sui ponti sulle infrastrutture ma anche sui fabbricati in questo Paese è decisamente fondamentale: non a caso come CNI, CNAPPC e Fondazione Inarcassa ha avviato un progetto che il 30 settembre vedrà la sua luce di una indagine a tappeto sui fabbricati privati. Con l’iniziativa “diamoci una scossa” vi saranno a disposizione migliaia e migliaia di colleghi che faranno una verifica nei condomini nei plessi privati per consentire di avviare percorso di prevenzione.
L'Italia, per la messa in sicurezza e per il miglioramento stradale, spende 5 volte meno di quanto dovrebbe: per i 26.400 chilometri gestiti dall'ANAS servirebbero due miliardi e mezzo di euro l'anno, la spesa effettiva degli ultimi due anni per la manutenzione straordinaria è molto inferiore a 450 milioni di euro.