Il prof. Antonino Saggio, Ordinario di Progettazione architettonica e urbana presso la “Sapienza” Università di Roma, è il promotore della petizione “Viadotto Morandi: No alla demolizione precipitosa, Sì alla valutazione Costi-benefici”, diretta al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, al ministro delle Infrastrutture e Trasporti Danilo Toninelli, ai presidenti di Senato e Camera e ad alcuni organi di stampa.
La petizione ha finora raggiunto 784 firmatari. Hanno contribuito alla redazione dell'appello e sono tra i primi firmatari ingegneri e architetti, docenti, uomini di cultura, cittadini tra i quali Giacinto Musicco, Antonella Greco, Massimo Pica Ciamarra, Antoine Predock, Vincenzo Latina, Giovanni Vaccarini, Gianluca Peluffo, Maurizio Carta, Patrizia Mello, Renzo Lecardane, Barbara D’Aumiller, Besnik IJ. Aliaj, Sarapatrizia Tortoriello, Sandro Lazier, Renato Capozzi, Gianfranco F. Tuzzolino, Raffaele Cascone, Emanuele Piccardo, Zeila Tesoriere.
Nella petizione si chiede “di non procedere all’abbattimento del Viadotto sul Polcevera senza aver precedentemente proceduto a una valutazione Costi-Benefici. Si tratta di valutare dai punto di vista estetico, simbolico, ecosistemico, viabilistico ed economico le soluzioni alternative. In particolare è assolutamente indispensabile valutare in questo quadro la possibilità tecnica di un "retrofitting" e cioè di un rafforzamento delle strutture esistenti e di una messa in opera di “protesi” temporanea o definitiva per la parte tragicamente crollata il 14 agosto. Tutto ciò come evidenziato da più parti e in particolare dall’Istituto Internazionale per lo Sviluppo Sostenibile- WTC E.L. - Global Compact Milano, che sta procedendo contemporaneamente ad un Appello alle Autorità nazionali ed internazionali in questa direzione”.
“Le contro deduzioni ampie e articolate che riguardano un insieme di fattori - dalla formazione di una Commissione ministeriale in cui sono state evidenziate dalla stampa diverse criticità, alla giustificazione della demolizione dell'intero viadotto per la "corrosione", della pila 10 sopravvissuta al crollo, quando è ampiamente condiviso che la principale ragione della catastrofe sia stata la rottura di un tirante per il procrastinarsi dei lavori di consolidamento non realizzati in tempo e ancora altre motivazioni sono disponibili a partire da questo indirizzo internet.”
Tutto questo “in attesa di specifiche valutazioni Costi-benefici anche per non privare precipitosamente l’Italia di un capolavoro dell’ingegneria mondiale e di un simbolo di fiducia ed ottimismo per il futuro che il Viadotto di Morandi sul Polcevera ha rappresentato per i genovesi e per chi arrivava ad una città italiana tra le più importanti: culla dei più grandi successi del nostro paese in tutti i campi della attività umana”.