“Il decreto legge n. 35 sul Ponte sullo Stretto di Messina, essendo entrato in vigore facendo proprio il progetto dei privati del 2011, ha determinato una posizione di vantaggio del Contraente generale privato. E’ stato riconosciuto come valido nel 2023 il progetto del 2011, evitando la gara pubblica, senza aver risolto il contenzioso precedente”.
E’ quanto ha sostenuto il Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione Giuseppe Busìa il 18 aprile 2023 nell’Audizione alla Camera dei Deputati sul decreto Ponte sullo Stretto.
Busìa ha messo in guardia governo e parlamento dal concedere eccessivi vantaggi giuridici ed economici al Contraente generale privato, senza aver definito prima il contenzioso passato, e ha chiesto che siano introdotti specifici obblighi in capo al Contraente generale, trasferendo i rischi connessi all’opera, evitando che rimangano in capo al pubblico. Inoltre il Presidente Anac ha richiamato l’attenzione sul vincolo europeo.
“Se si vuole evitare la gara – ha dichiarato Busìa – occorre rispettare quanto previsto dall’articolo 72 della direttiva europea, che pone un limite invalicabile, e cioè che l’aumento dei costi non debba superare il 50%”.
IL VANTAGGIO PER IL CONTRAENTE GENERALE. “Col decreto è stato assegnato al privato un notevole potere contrattuale, che va bilanciato modificando il decreto in sede di conversione in legge. In caso contrario, basterà una semplice relazione del privato per determinare le modifiche e gli adeguamenti necessari al ponte. E’ cioè il privato che decide gli adeguamenti necessari (e quindi i costi dell’opera), e non lo Stato. Sembrerebbe pertanto necessario che questa relazione sia predisposta dal Ministero, non dallo stesso soggetto contraente”. “Inoltre - ha aggiunto Busìa - il decreto fa accettare al pubblico il progetto dei privati, senza chiedergli di rinunciare al contenzioso in corso con lo Stato, e non stabilisce obblighi in capo al Contraente generale sui tempi di realizzazione dell’opera, i costi, l’assunzione di tutti i rischi”.
“Suggerisco al Parlamento di modificare questa parte, per non favorire eccessivamente un privato, che è già stato ampiamente posto in vantaggio dalla decisione di non fare la gara, accettando il vecchio progetto del 2011 di loro proprietà”. “Attenzione, però, che la decisione di non fare la gara sta in piedi rispettando i vincoli europei solo se non si aumentano i costi oltre il 50% di quanto originariamente previsto. Altrimenti le decisioni del contraente privato potranno comportare oneri nuovi e sconosciuti per lo Stato. E’ lo stesso soggetto che detiene il progetto, che dice allo Stato cosa modificare, stabilendo quindi i costi. Io suggerisco al Parlamento di modificare questa parte”.
“Chiediamo, inoltre, di inserire nel decreto obblighi precisi in capo al Contraente generale, sui tempi di realizzazione, sui costi, sull’assunzione dei rischi, e anche di controllare gli eventuali subappalti, così da evitare nocivi subappalti a cascata. Chiediamo, inoltre, che l’intero iter dell’opera sia trasparente e controllabile”.