“Prima di discutere sulla realizzazione del ponte sullo Stretto, sistemiamo l’acqua di Messina, i depuratori, le bonifiche, investiamo 2 miliardi in Sicilia per le strade e le ferrovie, portando l’alta velocità anche in Sicilia, investiamo su Reggio Calabria che è una città chiave per il Sud, finiamo anche la Salerno-Reggio Calabria, rendiamo i porti competitivi per il Mediterraneo e l’Europa, poi faremo anche il ponte”.
Lo ha dichiarato nei giorni scorsi il presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi.
I RETROSCENA. Secondo quanto riportato dall'Huffington post, una fonte di Governo avrebbe dichiarato a microfoni spenti che «Renzi aveva di fronte due strade. O chiedere all’Anticorruzione di Cantone, che chissà come mai si occupa di tutto tranne che dello Stretto, di andare a vedere come si è creato un immane debito per lo Stato o riaprire il dialogo con Salini. Il premier ha scelto la seconda, riaprendolo informalmente negli ultimi mesi. E il dossier ponte sullo Stretto è stato affrontato anche nei viaggi in Cina, da sempre si parla di capitali cinesi nell’operazione ponte, e in Sud America, dove, tra i rappresentanti di varie imprese, c’erano anche quelli di Impregilo».
IL NODO DELLE PENALI. Per il ministro dell'Interno Angelino Alfano, da sempre convinto sostenitore dell'opera, piuttosto che pagare delle penali sarebbe preferibile costruire il ponte. Ma secondo le associazioni ambientaliste Fai-Fondo ambientale italiano, Italia nostra, Legambiente, Man-Associazione ambientale per la natura e Wwf, non deve essere pagata nessuna penale.
Sulla questione ieri il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Graziano Delrio, ha risposto a un'interrogazione alla Camera. “Quanto alla società Stretto di Messina – ha detto Delrio - questa, com’è noto, è stata posta in liquidazione con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministero dell’economia e delle finanze, come previsto dal decreto-legge n. 179 del 2012, e secondo l’articolo 34-decies del citato decreto-legge l’obbligo di indennizzo a definitiva e completa tacitazione del diritto di impresa comporta esclusivamente il riconoscimento di un indennizzo costituito dal pagamento delle prestazioni progettuali contrattualmente previste e direttamente eseguite, nonché dal pagamento di una ulteriore somma pari al 10 per cento dell’importo predetto”.
Il ministro alle Infrastrutture ha ricordato che “risulta pendente il contenzioso presso il tribunale civile di Roma, promosso nel 2013 dal contraente generale Eurolink e da Parsons Transportation Group, affidataria per l’attività di project management consultant, i quali hanno chiamato in causa la società Stretto di Messina, il MIT e la Presidenza del Consiglio dei ministri. Il contraente generale ha proposto in via preliminare una questione di legittimità comunitaria e costituzionale delle disposizioni normative e degli effetti risarcitori. Ci sono, quindi, delle cause in corso e risulta che all’udienza del 13 gennaio 2015 i due giudizi siano stati riuniti e in data 13 luglio 2015 il giudice, poi, abbia concesso ulteriori termini per il deposito di controdeduzioni e note di replica, fissando la successiva udienza a novembre”.
Pertanto, ha concluso Delrio, “risultando ancora pendente il contenzioso presso il tribunale civile di Roma promosso dal contraente generale che ha chiamato in causa la società Stretto di Messina, il MIT e la Presidenza del Consiglio dei ministri, ad oggi, non sono in grado di quantificare gli oneri che potrebbero derivare dall’esito di questo contenzioso”.
LA TEMPISTICA. Il ministro ha inoltre risposto a un'altra interrogazione relativa alla tempistica prevista per la realizzazione del Ponte sullo stretto. “Io non credo – ha detto Delrio - che il Presidente Renzi sia stato ambiguo: ha evidenziato in maniera molto chiara – l’ho letto apposta il testo del suo intervento – quanto sia importante per noi una serie di priorità e come queste priorità richiedano un impegno pieno del Governo. Su molte di queste priorità siamo già abbondantemente impegnati”.
Il titolare del Mit ha rammentato che “proprio la settimana scorsa (dieci giorni fa) abbiamo aperto i lavori dell’alta velocità sulla tratta Napoli-Bari-Taranto e abbiamo cominciato la consegna dei lavori in Sicilia. Stiamo agendo sull’alta velocità per la velocizzazione della linea tirrenica e adriatica in maniera molto seria e abbiamo già recuperato, dei 2 miliardi e mezzo di euro di vecchi fondi per il dissesto idrogeologico e i depuratori, una spesa di oltre 1 miliardo di euro, e un altro miliardo verrà recuperato nel 2016 di vecchi fondi non stanziati. Quindi, non è che il Governo sta «aspettando» che avvengano queste cose: tutto il Governo e il Presidente del Consiglio personalmente si stanno impegnando nella realizzazione di queste cose che sono state elencate. Per noi questa è la priorità. Come ha detto giustamente il Presidente Renzi, la valutazione sulla parte seguente verrà fatta con le procedure, con i modi e con le compatibilità che sono necessarie per tutte le grandi opere – che vengono valutate, peraltro, secondo il codice degli appalti, che speriamo di approvare tra poche ore proprio in quest’Aula –, con il dibattito pubblico, con la valutazione costi-benefici e con le procedure di normale implementazione delle grandi opere, una volta riconosciutane l’utilità”.
Secondo Delrio occorre “uscire da un dibattito puramente di ideologia pro o contro e che debba stare al merito delle questioni. Il nostro approccio è molto pragmatico, è per il bene del Mezzogiorno: un Mezzogiorno che ha un ritardo di sviluppo molto importante, che crediamo, con le priorità che ha elencato il Presidente, di poter aiutare a colmare”.
Leggi anche: “Infrastrutture per il Sud, ecco le linee principali del Masterplan”