Il Ponte sullo Stretto, come sappiamo, prima ancora di diventare una infrastruttura nevralgica e strategica per i trasporti nel Sud Italia è diventata nel corso degli anni una bandiera, uno slogan per campagne elettorali e chiunque ne evochi la costruzione ci mette la faccia. Ora la faccia l’hanno messa prima il Governo italiano presieduto da Giorgia Meloni e poi la maggioranza stessa in Parlamento che ha approvato la legge n. 58 del 26 maggio 2023 per la realizzazione del Ponte.
Quindi questo Ponte “s’ha da fare” scriverebbe Alessandro Manzoni, e “in tempo” aggiungiamo noi, ma poiché incognite e insidie lungo il cammino possono sempre presentarsi è meglio intervenire a priori, con interventi correttivi, per mettere al sicuro, quanto più possibile, il risultato finale.
È questo, in estrema sintesi, il senso delle “semplificazioni amministrative” introdotte dal decreto-legge Infrastrutture approvato dal Consiglio dei Ministri il 24 giugno 2024 e che presto arriverà all’esame del Parlamento.
Le novità del decreto-legge Infrastrutture sul Ponte sullo Stretto
Stando all’art. 2 dello schema di decreto, diffuso da alcuni organi di stampa, al fine di rispettare il cronoprogramma per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria (modo alternativo per chiamare il Ponte sullo Stretto), vengono modificati alcuni punti della legge n. 58 del 26 maggio 2023, e che facilitano il compito della società concessionaria, Stretto di Messina S.p.A..
Innanzitutto viene rimosso il termine entro cui approvare il progetto definitivo, inizialmente fissato entro il 31 luglio 2024. Al suo posto ora è stato previsto che il progetto esecutivo possa essere approvato “anche per fasi costruttive”. Questa nuova enunciazione è certamente più in linea con quanto avviene solitamente per la realizzazione di grandi opere pubbliche.
Una seconda novità riguarda le modalità con cui determinare l'aggiornamento del valore contrattuale dell'opera. Il decreto Infrastrutture conferma che si deve calcolare il rapporto fra le tariffe del 2023 e quelle del 2021 ma inserisce la dicitura «laddove applicabili», di fatto ampliando il margine di manovra sugli aumenti dei costi in corso d’opera.
Il decreto incrementa inoltre il numero dei dipendenti del Gruppo Ferrovie dello Stato che possono essere distaccati alla Stretto di Messina, che salgono da 100 a 150.
L’art. 3 del decreto legge Infrastrutture introduce inoltre disposizioni urgenti in materia di commissari straordinari, ovvero un piano di razionalizzazione dei compiti e delle funzioni attribuite ai commissari straordinari nominati per la realizzazione degli interventi infrastrutturali prioritari (quindi anche il Ponte sullo Stretto). L’obiettivo è di nominare uno o più commissari straordinari per la più rapida realizzazione possibile delle infrastrutture classificate “Ten-T”, cioè che rientrano nella Rete dei trasporti transeuropea e multimodale, che integra trasporto terrestre, marittimo e aereo. Al ministero dei Trasporti viene infine assegnato il compito di istituire l'Osservatorio sui commissariamenti infrastrutturali.
Le modifiche saranno utili o efficaci?
Certamente è presto per dirlo. Sappiamo però che l’AD della società Stretto di Messina, Piero Ciucci, incontrando, con Ida Nicotra, componente del Cda, a Palazzo degli Elefanti, il sindaco di Catania, Enrico Trantino aveva affermato che «entro fine anno avrà luogo l’approvazione del progetto definitivo da parte del Cipess, con l’avvio della fase realizzativa con il programma delle opere anticipate (cantierizzazione, bonifica ordigni bellici, sondaggi archeologici, espropri) nonché la redazione del progetto esecutivo. Confermati i tempi di apertura al traffico nel 2032». Questo potrebbe voler dire che la società Stretto di Messina non intenderebbe avvalersi della facoltà di approvare il progetto esecutivo “anche per fasi costruttive”. Più efficace invece dovrebbe risultare la nomina di uno o più commissari straordinari in caso di difficoltà o di ritardi nel cronoprogramma.