Sono 5.931 le opere già sottoposte all’attenzione delle Province, su cui il quadro degli interventi necessari è chiaro, come il totale delle risorse necessarie per intervenire, che ammonta a 2 miliardi 454 mila euro.
1.918 di queste opere sono considerate in priorità 1: necessitano cioè, di interventi urgenti in quanto già soggetti a limitazione del transito o della portata, se non chiusi, e solo per queste urgenze servono almeno 730 milioni.
Questi i risultati del monitoraggio operato dalle Province sullo stato di conservazione delle infrastrutture viarie – ponti, viadotti e gallerie – presentato oggi alla stampa dal Presidente dell’Upi Achille Variati e dal Vice Presidente Carlo Riva Vercellotti.
Una verifica dello stato di sicurezza di queste opere che risponde alla richiesta che il Ministero delle Infrastrutture, all’indomani della tragedia del Ponte Morandi di Genova, ha avanzato a tutte le istituzioni.
Ma non ci sono solo interventi immediati: dall’analisi delle Province risultano infatti almeno 14.000 ponti, viadotti o gallerie, su cui è necessario avviare da subito un monitoraggio dettagliato.
“Il nostro è un Paese fragile – hanno detto i Presidenti – non si può trascurare la manutenzione continua. Invece inseguendo l’assurda campagna contro le Province sono state cancellate tutte le risorse destinate proprio a questa funzione. Si tratta di sospendere la cura di 100.000 chilometri di strade, di oltre 30.000 tra ponti e gallerie: di non investire nella sicurezza dei cittadini. Non ce lo possiamo permettere”.
Denuncia che Variati e Vercellotti hanno espresso dati alla mano. “Nel 2009 – hanno detto – le Province avevano a disposizione per investimenti 1 miliardo 947milioni. Nel 2013 siamo scesi a 1 miliardo 328 milioni per arrivare nel 2015 a 981 milioni. Nel 20 17, per investire nella sicurezza di 100 mila chilometri di strade e di 5.100 scuole superiori italiane, avevamo appena 712 milioni: un crollo di oltre il 51%”.
“Le Province – hanno poi aggiunto – hanno svolto il compito assegnato: nonostante agosto, nonostante le risorse ridotte al lumicino e nonostante il personale tecnico quasi azzerato dallo svuotamento degli enti dopo la riforma del 2014, abbiamo completato il monitoraggio. Abbiamo dati certi: ora però chiediamo al Governo di stanziare i fondi”.
A partire dai 280 milioni di euro per superare lo squilibrio di parte corrente, indispensabile per far chiudere i bilanci a tutte le Province e assicurare la corretta erogazione dei servizi essenziali.
Due invece le richieste per la parte investimenti: l’incremento di 1,5 miliardi del fondo di investimenti per le opere di straordinaria manutenzione viaria che oggi ammonta a 1 miliardo 620 milioni per 6 anni e che assicura la disponibilità di appena 2 mila euro a chilometro l’anno. Una cifra del tutto insufficiente, e assolutamente non paragonabile agli oltre 22 mila euro a chilometro di cui dispone Anas per la rete stradale, o ai 120 mila euro al chilometro per la rete autostradale. E inoltre, la costituzione di un Fondo pluriennale straordinario di 3 miliardi per le opere infrastrutturali viarie (ponti, viadotti, gallerie, etc.) di pertinenza delle Province, proprio sulla base di quanto emerso dal monitoraggio.
Richieste presentate nella Legge di stabilità 2019, con una specifica però: “I 1.918 interventi urgenti che abbiamo monitorato – sottolineano i Presidenti – che valgono almeno 730 milioni sono in priorità 1: vuol dire che vanno risolti nel minor tempo possibile. Il primo strumento normativo utile è il Decreto-legge “Disposizioni urgenti per la città di Genova, la sicurezza della rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti”.