“Ti è mai capitato che forno, frigo, phon accesi e…”scatta” il contatore? Anziché i soliti 3 kW di potenza, puoi scegliere potenze maggiori/minori da 0,5 a 6 kW con “scalini” da 0,5 kW e usufruire di agevolazioni per il cambio”. Lo scrive su twitter l'Arera che ha predisposto in proposito un breve documento, che riportiamo.
COSA È CAMBIATO DAL 2017
Dal 2017 sono entrate in vigore nuove regole che consentono alle famiglie di adeguare maggiormente la potenza impegnata del contatore in base all’utilizzo dell’energia elettrica, offrendo anche opportunità di risparmio.
I contatori dell’energia elettrica sono dotati di un meccanismo che interrompe momentaneamente la fornitura quando, accendendo contemporaneamente più elettrodomestici, si supera il limite previsto di prelievo definito nel contratto di fornitura, che per oltre il 90% delle case italiane è di 3 kW di potenza impegnata.
Fino ad ora questo valore ha rappresentato la “normalità”, perché la ‘storica’ granularità della potenza per i piccoli clienti in bassa tensione (fino a oggi era 1,5; 3; 4,5; 6 kW) offriva alternative o troppo restrittive (impegnare solo 1,5 kW avrebbe comportato il rischio di frequenti “scatti” del contatore), o troppo costose (impegnare 4,5 kW avrebbe comportato un deciso aumento della bolletta) e quindi poco convenienti.
Dal 1° gennaio 2017 questi clienti possono invece selezionare il valore della potenza più adatta alle proprie esigenze, perché è divenuto possibile scegliere tra un numero molto più ampio di livelli di potenza, con passaggi di 0,5 kW per le fasce più popolate dell’utenza domestica, rispetto al passato. Il cliente può quindi scegliere: da 0,5 kW fino a 6 kW di potenza impegnata a ‘scatti’ di 0,5 (0,5 – 1 – 1,5 – 2 – 2,5 – 3 – 3,5 – … – 6 kW) e a scatti di 1 kW da 6 a 10 kW (7 – 8 –9 – 10 kW); per valori superiori si scatta di 5 kW in 5 kW.
Ogni kW di potenza impegnata pesa in bolletta per circa 23-24 euro/anno e quindi questa è l’entità del risparmio che si può ottenere se si riduce di 1 kW, oppure il rincaro in cui si incorre se si aumenta di 1 kW.
AGEVOLAZIONI E RISPARMI
Un’altra novità del 2017 riguarda i costi una tantum richiesti per compiere la variazione contrattuale sull’impegno di potenza. Per i clienti domestici, dal 1° aprile 2017 e fino alla fine del 2019, cambiare costa meno: viene eliminato il contributo fisso amministrativo di circa 27 €, viene ridotto di circa il 20% il contributo previsto per ogni kW di potenza aggiuntiva e viene introdotto una sorta di “diritto di ripensamento”: il contributo in euro/kW non sarà dovuto qualora l’aumento di potenza sia successivo a una precedente riduzione effettuata sullo stesso contatore in questi 2 anni o verrà restituito qualora il cliente decida di rinunciare alla potenza aggiuntiva precedentemente richiesta.
ESEMPI
Fino al 31 marzo 2017 se il cliente avesse richiesto un aumento di potenza impegnata da 3 a 4 kW nel servizio di maggior tutela, per 1 kW di potenza in più a disposizione, avrebbe dovuto pagare come costi fissi una tantum:
Per quanto riguarda invece le riduzioni di potenza, l’unico costo applicabile nel mercato di Maggior Tutela sono i 23 euro una-tantum dovuti al venditore. D’altro canto, individuando la potenza del contatore più adatta a soddisfare i propri fabbisogni può oggi consentire di risparmiare tra 23 e 24 euro/anno IVA inclusa per ogni kW a cui si rinuncia, come mostrato nella tabella seguente.
Anche per i clienti del mercato libero il contributo al distributore viene azzerato, mentre il contributo fisso al venditore e il costo per kW di potenza aggiuntiva dipenderà da quanto previsto nei singoli contratti.
I VANTAGGI
Le ragioni principali per apportare queste variazioni contrattuali possono essere due:
1. perché si vuole migliorare il proprio comfort e/o la propria efficienza energetica, installando nuovi apparecchi elettrici o riducendo il numero di occasioni in cui “scatta” il contatore;
2. perché si vuole risparmiare in bolletta, a fronte del fatto che non si utilizza a pieno la potenza che è stata contrattualmente impegnata.
Esempi:
- potrebbero trarre vantaggio da una riduzione di potenza tutti coloro che abitano in una casa piccola e/o con un numero limitato di elettrodomestici e per i quali, quindi, 3 kW potrebbero essere anche troppi (anche ad esempio le seconde case di vacanza); in questi casi 2 o 2,5 kW potrebbero essere sufficienti e consentirebbero un risparmio annuo anche superiore a quello che oggi si può ottenere per effetto delle tariffe biorarie.
- potrebbero invece trarre vantaggio da un aumento di potenza più modulabile coloro che vogliono installare apparecchi elettrici ad alta efficienza in sostituzione di altri apparecchi alimentati a gas, come ad esempio i fornelli. Si pensi ai casi di appartamenti nei quali acqua calda e riscaldamento sono già forniti dal condominio e quindi il gas viene utilizzato solo per la cottura; la sostituzione dei fornelli con modelli elettrici a induzione consentirebbe di ridurre i costi ed aumentare efficienza e sicurezza.
Ma come fa il cliente a sapere che “taglia” di potenza scegliere rispetto a quella più comune di 3 kW? Per aiutare a fare questi calcoli e compiere scelte informate sulla potenza impegnata ottimale, nella nuova Bolletta 2.0 è stato inserita l’indicazione del “livello massimo di potenza prelevata” per ogni mese oggetto di fatturazione e, almeno una volta all’anno, il dettaglio dei livelli massimi di potenza prelevata mensilmente negli ultimi 12 mesi.
Ogni venditore può utilizzare modalità di presentazione diversa, ma il dato deve essere disponibile, come mostrato negli esempi seguenti.
Per approfondire ulteriormente:
http://www.autorita.energia.it/allegati/consumatori/20170523.pdf