"Un atto di grave immaturità politica e di totale inconsapevolezza delle esigenze del Paese e delle modalità con cui affrontarle".
Così il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti, Conservatori (CNAPPC) sul Decreto scuola, per interventi sull’edilizia scolastica, che conferisce poteri speciali ai sindaci per accelerare l’esecuzione dei relativi lavori. Fino al 31 dicembre 2020 i sindaci e i presidenti delle province e delle città metropolitane potranno infatti operare con poteri commissariali per garantire l’avvio del prossimo anno scolastico (LEGGI TUTTO).
Dall’analisi del testo ed in particolare dell’art. 7 ter - misure urgenti per interventi di riqualificazione di edilizia scolastica - emerge la totale assenza di una visione strategica finalizzata a revisionare l’impianto architettonico della scuola.
C'è anche di peggio. Vengono ignorate anche quelle norme già esistenti che tracciavano indirizzi di azione condivisibili come l’art. 1 della legge 23/1996 “Norme per l’edilizia scolastica” e il D.M. dell’11 aprile 2013 che aveva varato le nuove linee guida MIUR per l’edilizia per “garantire edifici scolastici sicuri, sostenibili, accoglienti e adeguati alle più recenti concezioni della didattica grazie alla progressiva diffusione delle ICT nella pratica educativa”.
Lo sguardo sulla scuola che emerge dal Decreto è invece rivelatore di una pericolosa logica emergenziale, priva di attenzione alla qualità, i cui effetti devastanti rischiano di accompagnare l'esperienza scolastica nel nostro Paese per i prossimi decenni. La scuola è una comunità educativa, ma è anche un capitale spaziale, parte integrante e sostanziale del proprio contesto urbano; conseguentemente non è pensabile affrontare il tema scuola senza occuparsi del progetto della mobilità, degli spazi pubblici, del quartiere e comunque di tutti gli spazi connessi con la scuola, mettendo le persone e le famiglie al centro del progetto. Non è certo segno di maturità politica affrontare il tema scuola post Covid solo attraverso gli strumenti dell’emergenza.
“Il progetto scuola è un tema complesso e multidisciplinare che investe tutto il territorio italiano - sottolinea il presidente Giuseppe Cappochin - che non può essere affrontato con una fretta priva di visione e, ancora peggio, vittima della miopia che porta al "massimo ribasso". Agire con velocità ed efficacia non significa abbandonare ogni strategia o prospettiva. Semplificare le procedure non significa operare in deroga alle leggi dello Stato attribuendo poteri straordinari a Commissari. Se il Codice appalti non funziona va modificato non bypassato”.
“Non possiamo ancora una volta accettare scorciatoie in assenza di qualità - continua Cappochin - ribadiamo con forza che la costruzione di un futuro sostenibile e proiettato al miglioramento della vita delle persone passa solo attraverso l'idea della qualità dell’architettura. C'è necessità di restituire centralità al "progetto" nei processi di trasformazione del territorio".
Per farlo il CNAPPC chiede di puntare su strumenti realmente innovativi, come i concorsi di progettazione a due gradi che, viaggiando veloci sulle piattaforme informatiche, garantiscono la qualità del progetto, riducendo contestualmente i tempi per la redazione del progetto esecutivo. Ne è testimonianza anche la recente esperienza del Concorso di progettazione in due gradi della Val Polcevera, a Genova, devastata dal crollo del Ponte Morandi.
Il Consiglio Nazionale degli Architetti PPC, unitamente alla Rete delle Professioni Tecniche, ha presentato al Governo una serie di proposte di emendamento al Codice dei contratti, al fine di semplificare l’intero processo di esecuzione delle opere pubbliche, dalla programmazione al collaudo dei lavori.
Tra le tante modifiche proposte, riveste particolare rilevanza quella dell’ introduzione del comma 1 bis all’art. 24 del Codice, con il quale si stabilisce che, al fine di imprimere una accelerazione alla ripresa dei lavori, dopo il fermo determinato dalla pandemia COVID - 19, le stazioni appaltanti, fino al dicembre 2022, dovranno esternalizzare gli incarichi di progettazione, affidandoli a liberi professionisti.
Visione strategica, qualità del progetto e semplificazione: queste sono le vie proposte dagli Architetti al Governo. Non le deleterie scorciatoie che ripropongono pericolosamente le pratiche fallimentari del passato.
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