È stato presentato oggi il Rapporto annuale sulla Certificazione Energetica degli Edifici (in allegato) realizzato da ENEA e Comitato Termotecnico Italiano Energia e Ambiente (CTI), giunto alla terza edizione.
La panoramica sulla certificazione energetica tracciata dal Rapporto si basa sui dati forniti da Regioni e Province Autonome e presenti sul Sistema Informativo sugli Attestati di Prestazione Energetica (SIAPE), con particolare attenzione agli Attestati di Prestazione Energetica (APE) emessi nel 2021.
Alla presentazione sono intervenuti, tra gli altri, i Presidenti di ENEA, Gilberto Dialuce, e CTI, Cesare Boffa, Alessandro Carettoni del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Alessandro Naitana di Regione Sardegna, la Direttrice del Dipartimento Efficienza Energetica dell’ENEA, Ilaria Bertini, e il Direttore Generale CTI, Antonio Panvini.
PRESTAZIONI ENERGETICHE DEGLI IMMOBILI CERTIFICATI
Le analisi presentate nel Rapporto si basano sulle informazioni provenienti dagli APE emessi nel 2021 da 18 Regioni e 2 Province Autonome (oltre il 95% degli Enti Locali intervistati), per un totale di quasi 1.300.000 attestati, con un incremento del 20% rispetto alla base dati dell’annualità precedente. In generale, i risultati delle analisi sono congruenti con quelli del Rapporto 2021, ma l’incremento dimostra che il sistema di acquisizione delle informazioni sta progressivamente andando a regime, consolidando sempre più un archivio centralizzato e organizzato da intendersi come strumento fondamentale su cui basare le future scelte di politica energetica. In altre parole, il database nazionale sta raggiungendo maggiore solidità e rappresentatività da un punto di vista statistico, trasformandosi in un supporto sostanziale alla pianificazione dell’ondata di ristrutturazioni energetiche con il fine di decarbonizzare il parco edilizio esistente.
Dal punto di vista dei numeri, una quota consistente di APE è stata emessa dalla Lombardia (17,5%), seguita da Lazio (10,6%) e Veneto (8,8%); la distribuzione per classe energetica conferma oltre la metà dei casi come caratterizzati da prestazioni energetiche carenti (quasi il 60%); tuttavia il confronto tra 2020 e 2021 evidenzia una riduzione della percentuale di immobili nelle classi energetiche F e G di circa il 2%, soprattutto in favore di quelle A4-B (+1,5%), riprendendo la tendenza positiva riscontrata, invece, nel quadriennio 2016-2019 e che si era interrotta nel 2020. La suddivisione tra destinazione d’uso residenziale e non residenziale degli immobili censiti dagli APE emessi nel 2021 è rispettivamente dell’87,6% e 12,4%. Gli ospedali e le attività sanitarie (E.3), le attività ricreative (E.4) e gli alberghi (E.1(3)) sono le categorie che presentano le più elevate percentuali di immobili nelle classi energetiche migliori (A4-B), comprese tra il 26% e il 30%.
L’analisi dell’Indice di Prestazione Energetica Globale (EPgl) medio per zona climatica per i settori residenziale e non residenziale conferma l’andamento crescente dell’indice e della sua componente non rinnovabile (EPgl,nren) con l’aumentare dei gradi giorno. Tuttavia, nonostante le zone climatiche E e F siano mediamente caratterizzate da immobili con alti fabbisogni energetici, sono anche quelle che si distinguono per le prestazioni più efficienti: la zona climatica E, infatti, mostra la percentuale più elevata di immobili nelle classi energetiche A4-B, mentre gli immobili nella zona climatica F hanno quasi il 20% del fabbisogno energetico coperto da energia da fonti rinnovabili, come mostrato nell’analisi dell’Indice di Prestazione Energetica Globale Rinnovabile (EPglren).
Circa l’85% degli APE emessi nel 2021 è stato redatto per passaggi di proprietà e locazioni, circa il 3% per le nuove costruzioni, quasi il 4% per le riqualificazioni energetiche e il 2,5% per le ristrutturazioni importanti; ricadono in queste ultime tre categorie le percentuali maggiori di immobili ad alte prestazioni in quanto tenute a rispettare la recente normativa in ambito energetico, sia nella riduzione del fabbisogno energetico, che nella copertura dello stesso tramite fonti energetiche rinnovabili.
L’analisi dell’EPgl per periodo di costruzione evidenzia gli effetti positivi delle politiche energetiche, con una decrescita dei valori medi dell’EPnren a seguito dell’entrata in vigore di normative in materia di prestazioni energetiche con requisiti progressivamente più stringenti. Mediamente, un immobile residenziale realizzato negli anni 2016-2021 ha una prestazione energetica globale di circa il 60% inferiore rispetto a immobili realizzati antecedentemente al 1945 e di circa il 50% inferiore rispetto ad un immobile realizzato tra il 1945 e il 1991. Le medesime considerazioni possono essere applicate al comparto dell’edilizia non residenziale, anche se le valutazioni risultano più complicate in quanto l’EPgl tiene conto di un numero più elevato di servizi energetici.
Infine, pensando al futuro prossimo, è stata analizzata la bozza della nuova direttiva europea sulla prestazione energetica nell’edilizia che prevede che tutti gli edifici residenziali debbano raggiungere la classe energetica F entro il 2030 e la classe energetica E entro il 2033. Sulla base delle analisi e dei dati riportati nel Rapporto, è possibile ipotizzare che tale operazione comporterà una riduzione dell’indice di prestazione energetica globale degli edifici in classe energetica G rispettivamente di circa 35% per raggiungere l’obiettivo al 2030 e del 45% per quello al 2033.
VERIFICA DELLA QUALITÀ DEGLI APE
Solo 11 tra gli Enti Locali intervistati hanno dichiarato di applicare un sistema di controllo degli APE; tuttavia, di questi, solo 8 hanno riportato informazioni relative agli APE controllati, specificando, in alcuni casi, il numero di APE invalidati e/o sanzionati. Le procedure di controllo vengono spesso applicate con un diverso grado di approfondimento rendendo oneroso un confronto tra i vari Enti Locali. Per 7 Regioni e 2 Province Autonome tali attività vengono sostenute dalle risorse economiche derivanti dai costi per l’iscrizione all’elenco dei certificatori energetici e dai costi amministrativi degli APE.
Da questo punto di vista, il quadro generale non mostra evidenti progressi rispetto all’annualità precedente del Rapporto. I certificatori energetici, come risulta dai risultati del sondaggio, auspicano una maggiore omogeneizzazione delle operazioni di verifica della qualità degli APE tra le varie Regioni, anche attraverso sistemi di automatizzazione che effettuino un primo controllo a monte del deposito dell’attestato.
I RISULTATI DEL QUESTIONARIO RIVOLTO AI CERTIFICATORI ENERGETICI
Il Rapporto 2022 propone una vasta indagine in merito alla percezione del sistema e delle modalità di attuazione della certificazione energetica da parte dei certificatori energetici. Attraverso un apposito questionario, diffuso con l’ausilio di autorità locali e Ordini professionali, sono stati raggiunti oltre 6.700 professionisti distribuiti tra nord Italia (49,8%), centro (20,7%), sud (20,0%) e isole (9,5%). Sono stati approfonditi gli ambiti di competenza e varie questioni sull’esperienza professionale dei certificatori energetici.
Circa il 70% degli intervistati ha redatto nel 2021 meno di 20 APE, corrispondenti mediamente a 1-2 APE al mese, e meno del 10% ne ha redatti oltre 50. In generale, oltre l’80% dei certificatori energetici ha svolto la propria attività unicamente presso la regione di residenza e/o domiciliazione del luogo di lavoro e quasi esclusivamente per committenze private.
Ai certificatori energetici è stata chiesta una stima del tempo necessario per la redazione di un APE e la maggioranza degli intervistati impiega mediamente dalle 2 alle 5 ore, aggiungendo un tempo di svolgimento del sopralluogo obbligatorio dai 30 minuti ad 1 ora ogni 100 m2 di superficie dell’immobile.
Quasi l’80% degli intervistanti reputa rilevante il consolidamento del quadro esistente, con il mantenimento dell’attuale calcolo mensile semi stazionario secondo UNI/TS 11300 per tutte le categorie di edifici. Tuttavia, anche l’evoluzione dell’attuale normativa di riferimento è considerata importante per quasi il 70% del campione, nel caso di transizione verso metodi di calcolo orari semplificati.
Relativamente al costo dell’APE, i certificatori energetici intervistati risultano divisi sulla possibilità di standardizzarne il costo; tuttavia, i prezzi applicati sono mediamente gli stessi su tutto il territorio: circa il 50% dichiara di richiedere tra i 100 € e i 200 € per un APE di un immobile residenziale con superficie utile tra 50 m2 e 100 m2 (tale percentuale cala al 35% per gli immobili non residenziali) e circa il 40% dichiara di applicare un prezzo tra i 200 € e i 300 € per un APE di un immobile non residenziale con lo stesso range di superficie utile. Va evidenziato, però, che circa il 75% degli intervistati ritiene che i prezzi da loro applicati non siano congrui con l’impegno lavorativo necessario.
CONCLUSIONI
Il Sistema Informativo sugli Attestati di Prestazione Energetica (SIAPE) sta andando gradualmente a regime e già oggi costituisce la base per le politiche energetiche finalizzate alla riduzione dei consumi e della povertà energetica, in linea anche con gli obiettivi globali di sostenibilità dell’ONU e con le politiche europee. Questo rappresenta probabilmente uno dei principali traguardi raggiunti. Congiuntamente, l’analisi dei dati evidenzia la crescita degli edifici nelle classi energetiche migliori (A4-B) e ciò può essere utilizzato come base per le stime del potenziale di risparmio energetico secondo le indicazioni della Commissione Europea.
L’elevata partecipazione dei professionisti del settore nella compilazione del questionario è un altro interessante risultato raggiunto con il Rapporto 2022 e anche in questo caso emergono informazioni utili per i policy maker. Dai commenti raccolti, è evidente che il ruolo e la credibilità dell’APE debbano essere necessariamente rafforzati per migliorare e rendere più chiaro il vantaggio che un consumatore può ottenere dall’attestato. Tra le richieste, quella che spicca con maggior forza riguarda il raggiungimento di una reale omogeneità applicativa a livello nazionale, seguita da una semplificazione della procedura e dall’avvio diffuso delle operazioni di verifica della qualità degli APE per scongiurare la possibile concorrenza sleale tra certificatori energetici.