I prestiti alle imprese rappresentano il fattore di maggiore vulnerabilità per le banche italiane: dello stock di 184 miliardi di euro di sofferenze lorde raggiunto a dicembre 2014, oltre la metà (131 miliardi, pari al 16% dei crediti concessi) è originato da società non finanziarie. Nonostante alcuni recenti segnali di miglioramento, il flusso di nuove sofferenze delle imprese è rimasto su livelli storicamente molto elevati, che ne rendono necessario un attento monitoraggio.
Tra i dati ufficiali rilasciati dalla Banca d’Italia sulle sofferenze non esistono però dettagli relativi a un importante aspetto del fenomeno, la dimensione delle imprese che entrano in default.
PROGETTO ABI-CERVED. Abi e Cerved hanno avviato un progetto congiunto che ha il duplice scopo di stimare i tassi di ingresso in sofferenza per le diverse fasce dimensionali delle imprese, con un ampio grado di copertura del territorio e del settore in cui operano le società italiane, e di formulare previsioni per questi insiemi, basate su scenari macroeconomici aggiornati periodicamente.
In generale, la ricostruzione delle serie storiche per classe dimensionale delle imprese conferma la percezione di una maggiore rischiosità associata a dimensioni minori di impresa, ma con alcune notevoli eccezioni. Al maggior rischio in media delle imprese di minori dimensioni non corrisponde un maggiore rischiosità nei termini di rischio di portafoglio. Numerose evidenze mostrano, infatti, che il rischio delle imprese di minori dimensioni ha una componente idiosincratica più elevata di quella delle imprese maggiori e quindi risulta più bassa la correlazione tra gli eventi di default e si riduce, di conseguenza, la rischiosità del portafoglio crediti delle piccole imprese.
NELLE COSTRUZIONI LE SOFFERENZE SI SONO IMPENNATE IN MISURA MAGGIORE TRA LE GRANDI IMPRESE. Nel complesso, le microimprese (meno di 10 addetti e un giro d’affari inferiore a 2 milioni di euro) evidenziano tassi di ingresso in sofferenza doppi rispetto a quelli delle grandi società (oltre 250 addetti e più di 50 milioni di euro di fatturato). Questo non avviene nelle costruzioni, settore in cui con la crisi le sofferenze si sono impennate in misura maggiore tra le grandi imprese e la loro incidenza ha superato quella stimata per le PMI e per le microaziende.
Dai dati 2013 risulta infatti che il 7,1% dei prestiti alle grandi aziende di costruzioni sono passati in sofferenza, mentre per le medie imprese la percentuale era del 6,2%, per le piccole il 5,6% e per le microimprese del 4,7%.
LE PREVISIONI PER IL 2016. Secondo le previsioni, nel 2016 il tasso di ingresso in sofferenza delle società non finanziarie è previsto in calo dall’attuale picco del 3,7% al 3%. Il miglioramento riguarderà tutte le fasce dimensionali, ma nel 2016 il differenziale di rischio tra società minori e società di dimensione maggiore sarà significativamente superiore a quello pre-crisi: la lunga fase di recessione e di stagnazione che ha colpito l’economia italiana ha infatti innalzato i tassi di ingresso in sofferenza in tutte le fasce dimensionali, colpendo con maggiore durezza le società più piccole. Per il 2015 e il 2016 si prevede l’avvio di un graduale processo di convergenza dei tassi, con una riduzione dei gap tra le società minori e quelle di dimensione maggiore, ma insufficiente per compensare l’ampliamento di questo divario, osservato tra 2007 e 2014.