Seguendo le indicazioni del Centers for Disease Control and Prevention, della Food and Drug Administration e di altre note e accreditate istituzioni, lo studio architettonico Perkins+Will ha deciso di inserire i prodotti commercializzati come antimicrobici nella propria lista precauzionale, ovvero un elenco di tutti i materiali che la società ha scelto di evitare.
La decisione è stata presa dopo un attento vaglio di tutte le informazioni disponibili sulle sostanze antimicrobiche presenti nei materiali da costruzione e che sono sempre più in voga. Lo studio si è basato in particolar modo sui dati diffusi dai ricercatori dell’Healthy Building Network, che hanno pubblicato di recente un white paper intitolato Healthy Environments: Understanding Antimicrobial Ingredients in Building Materials.
Lo studio è frutto di una ricerca durata più di 7 anni e che ha provato che non esistano prove scientifiche che accertino benefici per la salute associati all’uso di sostanze antimicrobiche contenute nei materiali da costruzione.
Non esistono prove scientifiche che ne attestino i benefici sulla salute
E’ dello stesso avviso il Centers for Disease Control che ha dichiarato che anche negli ambienti ospedalieri ‘ non esistano prove che suggeriscano che l'uso di prodotti con additivi antimicrobici contribuiscano a migliorare le condizioni di salute dei pazienti o a prevenire malattie e infezioni.”
Lo scorso settembre anche la Food & Drug Administration (FDA), dopo aver studiato la questione per quasi 40 anni, ha stabilito che i produttori non hanno mai dimostrato che questi additivi diano un beneficio a chi li usa, anche nel caso di quelli aggiunti ai prodotti per l’igiene personale, come i saponi. Anzi, un uso eccessivo di queste sostanze potrebbe essere dannoso, sia per l’uomo sia per l’ambiente.
Una questione di marketing
Come mai allora negli ultimi anni si è assistito a un boom di prodotti da costruzione che incorporano al loro interno sostanze antimicrobiche? Secondo i ricercatori si tratta esclusivamente di un’azione di marketing. Sfruttando la paura che la maggior parte dei consumatori ha riguardo a germi e batteri e una generale mancanza di conoscenza su come funzionino realmente le sostanze antimicrobiche si è riusciti a vendere sempre più prodotti di questo tipo, anche se non hanno alcuna efficacia.
Non è una truffa ma quasi…
In realtà non si tratta di una truffa, perché nessun produttore dichiara il falso riguardo alle proprietà antimicrobiche dei prodotti. Quasi nessuna scheda di prodotto menziona i benefici ottenibili sulla salute.
Alcune vernici, ad esempio, vengono pubblicizzate come contenenti un pesticida registrato EPA che ha dimostrato efficacia nell’abbattimento di alcuni batteri. Questa dichiarazione è però basata su test di laboratorio e non su applicazioni reali, come ad esempio gli ambienti ospedalieri.
Le indicazioni d’uso rendono chiaro che il produttore non sta affermando che il prodotto effettivamente avrà dei benefici sulla salute umana. Non solo viene specificato che l’utente deve continuare a seguire tutte le buone pratiche previste dai protocolli igienici ma viene sottolineato come il rivestimento riduca la contaminazione microbica ma potrebbe non essere efficace sulla cross contamination. E sappiamo che è proprio la cross contamination o contaminazione incrociata il punto-chiave della questione.
Il panorama è sicuramente molto confuso e i produttori, pur restando nella legalità, stanno cercando di cavalcare la paura dei consumatori, proponendo dei prodotti che però, almeno finora, non hanno dimostrato scientificamente di rispondere alle esigenze di chi li acquista.
La scelta dello studio Perkins+Will va in controtendenza ed è coraggiosa. Gli architetti hanno deciso non solo di non utilizzare questi prodotti nei loro progetti ma di proporre ai propri clienti delle alternative che a loro avviso sono migliori.