“La forte propensione al lavoro individuale che tuttora contraddistingue le libere professioni, e dalla quale discende un assetto delle attività che si mantiene entro dimensioni piuttosto contenute, penalizza inevitabilmente la capacità di crescita dei professionisti, che restano confinati in un mercato per lo più locale e dai perimetri ben definiti”.
È quanto evidenzia il Rapporto sulle libere professioni realizzato dal Censis in collaborazione con Adepp, l’associazione che riunisce le casse di previdenza dei professionisti italiani.
Il rapporto è stato presentato lo scorso 27 ottobre presso l’Auditorium della Cassa di previdenza dei geometri, alla presenza del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, la sottosegretaria allo Sviluppo economico, Simona Vicari, il presidente del Censis, Giuseppe De Rita, il presidente di Adepp, Andrea Camporese, e, in collegamento telefonico, il vicepresidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani.
L'84,8% degli intervistati ha dichiarato di operare esclusivamente nel contesto cittadino o al massimo regionale, e solo il 15,2% si proietta stabilmente su un orizzonte più ampio, di tipo nazionale (12,6%) o internazionale (2,6%). E' al Sud che le attività professionali mostrano un radicamento più forte rispetto al territorio locale: ben il 90,9% dei liberi professionisti opera nel solo mercato locale. Piuttosto limitata, seppure qualche timido segnale di apertura emerga su questo versante, è la quota di professionisti che intrattiene qualche tipo di rapporto con l’estero (il 10,1%).
UN MONDO DIVISO IN DUE. Il quadro che emerge dal Rapporto è quello di un mondo delle professioni diviso in due, che corre a due velocità. Da una parte ci sono gli over 55, che lavorano principalmente nell’ambito cittadino o regionale, usano poco le tecnologie della comunicazione e, pur accusando un calo del fatturato, riescono a trovare strategie che ampliano il bacino di potenziali clienti. Dall’altra ci sono i professionisti under 40, che sono più proiettati verso una dimensione europea, sfruttano internet per promuovere l’attività professionale, puntano a formarsi e specializzarsi per essere competitivi ma, nonostante tutto, hanno un giro d’affari ridotto rispetto ai colleghi più anziani.
COMUNICAZIONE. Sul fronte della comunicazione, soltanto il 30,3% degli intervistati risulta avere un sito web per il proprio studio professionale e appena il 13,2% dichiara di utilizzarlo anche per finalità promozionali. Ben più consolidata è la prassi di affidarsi al passaparola per ampliare la clientela (61,2%), e ciò vale trasversalmente sia per i più anziani che per i giovani, che solitamente dimostrano di curare maggiormente l’aspetto comunicativo e la relazione col mercato.
FATTURATO. Il fatto di intrattenere un qualche tipo di relazione con il mercato estero ha contribuito a far sì che per il 33,7% di questi professionisti il fatturato sia cresciuto negli ultimi due anni e per il 36,1% diminuito, mentre tra coloro che si mantengono a una certa distanza dagli sbocchi internazionali le cose sono andate decisamente peggio: a fronte di appena il 20,7% che ha visto crescere il fatturato, ben il 46,2% ha osservato una contrazione.
WELFARE. Alla luce di questa dicotomia, i giovani professionisti risultano avere una maggiore necessità di tutele di welfare rispetto ai colleghi più anziani, “nonostante – ha precisato Camporese – lo scorso anno il sistema delle Casse abbia stanziato circa 550 milioni in azioni di sostegno al mondo delle professioni, senza un euro di costi per lo Stato”.
IL NODO DEI BANDI EUROPEI. “Fondamentale – ha evidenziato in collegamento telefonico da Strasburgo il vicepresidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani – è completare l’apertura dei bandi europei anche ai liberi professionisti, come abbiamo iniziato a fare con l’action plan per le libere professioni. E bisogna garantire ai professionisti le stesse possibilità di accesso al credito che hanno gli imprenditori”, ha ricordato ancora Tajani.
Il sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico, Simona Vicari, ha invece ricordato il lavoro fin qui fatto con i rappresentanti dei professionisti intorno al tavolo per le libere professioni istituito presso il ministero, riproponendo il nodo da sciogliere: “Le professioni costituiscono il 12.5% di PIL del nostro Paese e, nonostante ciò, ancora vengono identificate come sole prestatrici di un’opera intellettuale e non economica, al contrario di quanto avviene già in Europa”.
Vicari ha poi elencato “gli spazi in cui si può giocare oggi la partita della competitività per i professionisti”: “modalità più dinamiche di promozione dell’attività professionale sul mercato, proprio attraverso una apertura ai mercati esteri, l’arricchimento delle competenze relazionali ed attitudinali, la conoscenza dei mercati e l’uso del web, ma soprattutto l’esercizio della professione in forma associata, ad oggi sostenuta solo dai giovani professionisti che hanno avviato una nuova attività insieme ad altri (18.1%)”.
ALLO STUDIO UN PROTOCOLLO D'INTESA TRA IL MISE E LE REGIONI. “Per provare a fare tutto ciò, al ministero dello Sviluppo Economico – ha aggiunto il sottosegretario – stiamo lavorando a un Protocollo di Intesa tra il Ministero dello Sviluppo Economico e le Regioni, già sottoposto all’attenzione del Presidente Chiamparino, con lo scopo di uniformare e armonizzare i procedimenti delle Regioni italiane e di promuovere misure di sviluppo nei confronti delle diverse categorie di professionisti, al fine di favorire la loro competitività e ad una ricognizione delle disposizioni, delle misure e bandi vigenti per verificare la natura degli ostacoli che impediscono di includere tra i beneficiari anche i liberi professionisti”.
E’ mio desiderio che il Governo faccia sì che il mondo delle libere professioni trovi un riconoscimento nel mondo delle partite IVA - ha concluso il sottosegretario Vicari – con la stessa dignità delle micro e piccole imprese e che preveda un quadro di strumenti dedicati allo sviluppo delle libere professioni con l’obiettivo di predisporre una serie di provvedimenti che agevolino l’accesso a fonti di finanziamento, che snelliscano le procedure burocratiche e che permettano al mondo delle partite iva una struttura di mercato più solida, organizzata e competitiva.