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Progettazione urbana al femminile. Come le donne stanno cambiando le nostre città

Una mostra alla Roca gallery di Londra espone i progetti di 5 urbaniste britanniche che stanno rivoluzionando l'approccio attuale alla pianificazione, con il rifiuto delle logiche di mercato per abbracciare una visione coerente e a 360° della città

lunedì 9 marzo 2015 - Erika Seghetti

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Qualche mese fa ci domandavamo come sarebbero le città se a progettarle fossero le donne (LEGGI). Una risposta arriva dalla mostra 'Urbanistas: Women Innovators in Architecture, Urban and Landscape Design', curata da Lucy Bullivant e in programma alla Roca London Gallery, progettata anch'essa- sarà un caso?- da una donna, forse la più nota in architettura (Zaha Hadid), fino al 27 giugno.

Un nuovo approccio alla progettazione

L'esposizione illustra il lavoro di cinque professioniste che lavorano nel Regno Unito e che, a loro modo, stanno influenzando la visione di città del futuro in un'ottica di cambiamento innovativo. Ciò che accomuna queste urbaniste non è tanto l'idea alla base di una trasformazione del paesaggio urbano- che in ogni caso è improntato alla sostenibilità ambientale e sociale, al riuso degli spazi e all'attenzione al verde - quanto l'approccio al processo di progettazione. Rifiutando un modus operandi, purtroppo sempre più frequente nell'attuale società, governato da tempistiche stringenti, profitti immediati e risultati atomizzati, queste cinque professioniste hanno contro proposto una metodologia lavorativa che punta alla qualità prima della quantità. Promuovendo dei processi ciclici di pianificazione 'morbida', che non guarda soltanto ai singoli interventi ma che cerca di osservare la città a 360°, riprogettandola abbracciando un punto di vista coerente e onnicomprensivo.  


Ridare valore al ruolo degli architetti: al servizio della comunità e no delle logiche di mercato
Irena Bauman, fondatrice dello studio Bauman Lyons Architects, Alison Brooks, di AWP Alessandra Cianchetta di AWP, Liza Fior e Katherine Clarke, fondatrici dello studio muf architecture  e Johanna Gibbons, co-fondatrice di J & L Gibbons hanno sviluppato modelli di pianificazione che dalla micro arriva alla macro-scala. Prendendosi tutto il tempo necessario per indagare i centri urbani, per sviluppare soluzioni integrate e coese in grado di rivitalizzare ed esplorare il potenziale di ciascun quartiere. Ridando, in questo modo, valore anche al ruolo di architetti ed urbanisti che dovrebbero avere la possibilità di lavorare al servizio della comunità e non delle logiche di mercato.  


Irena Bauman- Bauman Lyons Architects

Lo sfruttamento commerciale e la vanità professionale sono valori che dominano il settore delle costruzioni e che, insieme a ricchezza e potere politico, governano le nostre città. Valori che, in gran parte, appartengono al sesso maschile. Quando abbracciati in modo non critico, questi valori perpetuano un'idea di progettazione urbana globalizzata e sfruttano la nostra creatività e capacità per rendere i ricchi più ricchi e i potenti più potenti. Dovremmo abbandonare questa visione e non vedere nella vanità o nel profitto i principali driver per la nostra professione. Le alternative ci sono. Il nostro (Bauman Lyons) approccio prevede, ad esempio, il non accettare un lavoro che comporta più di due ore di viaggio dal nostro studio, al fine di massimizzare la produttività e contribuire in termini di conoscenza del territorio. In secondo luogo, non lavoriamo con l'obiettivo di partecipare a  concorsi a premi. Preferiamo investire il nostro tempo in ricerca, insegnamento e collaborazioni.
Sfidiamo anche i precetti del 'super lavoro' e degli straordinari prevedendo una settimana lavorativa di quattro giorni e non cinque, per permettere ai professionisti di investire del tempo libero nell'arricchimento personale, indispensabile sopratutto per chi ricopre un ruolo così multidisciplinare come quello dell'architetto e dell'urbanista. Piuttosto che asservirci alle imposizioni sociali stiamo proponendo nuovi modelli urbani sfidando le regole e i valori preesistenti.


Alison Brooks- Alison Brooks architects

Il costruito di una città è una rappresentazione complessa di forze sociali, politiche, tecnologiche ed economiche; di ideali, ideologie e valori stratificati in centinaia di anni. Le città sono artefatti culturali. Eppure viviamo in città dove quasi il 100% dell'ambiente che ci circonda è stato comprato, regolato, progettato e realizzato da uomini. Questo perché, al di fuori di urbaniste monarca  come Caterina Caterina II di Russia, meglio conosciuta come Caterina la Grande, le donne hanno avuto accesso a posizioni di rilievo e decisive da un punto di vista di progettazione urbana, solo negli ultimi 100 anni. Forse anche meno.  Ethel Charles, il primo architetto di sesso femminile in Gran Bretagna è stata 'registrata' dal Royal Institute of British Architects (RIBA) nel 1898. Architetti, ingegneri, urbanisti, teorici, sviluppatori, politici e funzionari pubblici - le donne ricoprono un ruolo attivo nello sviluppo dell'ambiente costruito soltanto da una generazione. E questo è un grande limite e non perché le idee abbiano un genere, ma perché l'intelligenza e le capacità di uomini e donne sono diverse e dovrebbero essere entrambe sfruttate. L'abilità di creare e gestire la complessità, di affrontare e risolvere problematiche, ad esempio, è un qualcosa di cui le donne sono profondamente dotate, ma fino a poco fa non è stato loro concesso di mettere a frutto queste doti per il 'bene comune'.  Soltanto quando tutte le cariche ad alto livello saranno ricoperte, senza alcuna distinzione di sorta, da uomini o donne, allora potremmo dire che il mondo, e le città, siano realmente cambiate. 

Alessandra Cianchetta- AWP Architects

Devo molti aspetti affascinati e piacevoli alla mia femminilità, ma di certo l'urbanistica non è uno di essi. Sono il principale architetto e fondatrice dello studio AWP, studio internazionale che lavora attraverso su scale e generi - dal masterplan strategico di 160 ettari per il quartiere centrale degli affari di Parigi, a padiglioni, paesaggi, interni, mostre e pubblicazioni. Nel mio lavoro di architettura dò lo stesso peso alla 'sostanza' della costruzione così come ai suoi effetti intangibili, riflettendo sugli effetti 'percettivi' a grande scala.  Queste preoccupazioni sono state affrontate nel progetto che è attualmente in corso per il grande centro commerciale di La Défense, un luogo definito ma anche un archetipo della città moderna in generale, e nella fattispecie di  Parigi. Sebbene ospiti il più grande ponte in Europa, il grattacielo più rilevante di Parigi, con un'area sotterranea multilivello sei piani in profondità, il quartiere è attualmente privo di anima, totalmente sconnesso dalle altre aree della città e a rischio, quindi, di fallimento. Attualmente stiamo costruendo uno spazio pubblico  di 70mila mq, adiacente al Grande arco de la Défense, tra cui una serie di edifici, e stiamo sviluppando il nuovo masterplan del quartiere centrale degli affari di Parigi, dopo l'originale del 1960. Dichiarati di interesse nazionale, entrambi i progetti hanno abbracciato l'idea di creare uno spazio attrattivo, inclusivo, multi-scala. Attraverso la ricerca pratica e  teorica esploro la relazione binaria tra sistemi morbidi e strategie permanenti - come il paesaggio, la luce diurna e notturna e l'arte applicata all'architettura- proponendo un approccio innovativo per padroneggiare la pianificazione e progettare lo spazio pubblico. Una parte importante del lavoro del masterplan è stata dedicata all'indagine degli elementi intangibili dell'architettura e domandandosi come le parti fisse possano interagire e coesistere con quelle 'invisibili'.

Liza Fior- muf architecture/art

Tutti gli edifici nel Regno Unito sono classificati in base all'utilizzo: B1 è la categoria che identifica uffici e luoghi di lavoro, A3 le strutture ricettive, C quelle residenziali e abitative. La categoria più ampia è la  D1, che comprende edifici sanitari, biblioteche, asili, edifici scolastici, gallerie, musei e aree per la comunità. Edifici e spazi dove gli scambi che si verificano non sono monetari e dove la maggior parte delle persone che vi lavorano sono donne.  La sfera pubblica è un'estensione della categoria D1, il luogo per eccellenza di scambio non monetario, un luogo di protezione e di esplorazione, di apprendimento e di riposo. Kath Shonfield, ex collaboratore del muf, ha descritto la sfera pubblica come il luogo per sperimentare la democrazia. Cerchiamo in tutti i nostri progetti di rendere gli spazi come luoghi dove più elementi fragili  possono coesistere nello stesso momento; spazi veramente pubblici dove si possa trascorrere il tempo senza dover acquistare nulla; spazi per il gioco, che non sono campi da gioco, dove c'è spazio per il sogno e l'esplorazione. I nostri progetti (Piazza Barking Town, Altab Ali Park Whitechapel Road, Mile End Road, la suite Hackney Wick e il Making Space di Dalston) sono la rappresentazione di questo concetto. Il nostro studio è inoltre all'80% femminile, con pratiche di lavoro flessibile. Con i sempre più pesanti tagli alla spesa pubblica, si sente frequentemente parlare di 'ristrutturazione' (ovvero licenziamenti, che nella maggior parte dei casi colpiscono lavoratrici donne) e  'intensificazione' (ovvero costruire di più e per committenti privati). La generosità delle donne che, in ogni progetto, cercano di vedere la città come una piattaforma condivisa e adeguata alle esigenze di tutti gli abitanti, è un atteggiamento che attualmente ha dell'eroico. 

Johanna Gibbons- J&L Gibbons

La città è un paesaggio, il cui territorio e geologia ne definiscono il carattere. Il nostro lavoro è strettamente legato alla comprensione di questo territorio in tutti i suoi aspetti, spaziando dalla pianificazione strategica all'analisi forense delle condizioni sotterranee, considerando la complessità biologica del suolo e la sua capacità di resa e assorbimento. La nostra professione riguarda tutto ciò che trasforma un territorio in un paesaggio, dalle sua resilienza alle persone che lo abitano, che insieme creano comunità cittadine dense e diverse. Cerchiamo un racconto archeologico e modi creativi per  stimolare la gestione del capitale naturale della città.
Quasi 40 anni fa, da adolescente, ero seduta su un prato con Dame Sylvia Crowe (paesaggista britannica dei primi del '900) e parlavamo dell'importanza dell'urbanistica e di come l'architettura del paesaggio fosse una delle professioni più onorevoli. Ho seguito i suoi consigli di dove studiare, e il suo amore ed entusiasmo per il suo lavoro ha influenzato anche il mio.  Il prossimo anno la J&L Gibbons festeggerà 30 anni di vita. E ormai vedo il mio ruolo applicato in molti ambiti: offro consulenze alla Commissione forestale e ai sindaci delle città, ho contatti con i rappresentanti del Reading Inclusive Environment Research Group, collaboro con artisti e neuroscienziati per la progettazione di uno strumento digitale per misurare lo stato d'animo e le risposte emotive ad un luogo. Tutte queste cose sono strettamente collegate.

Foto: Paul McHale

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