Con il Parere funzione consultiva n. 64 del 10 gennaio 2024, l'Anac ha confermato – in assenza di contrarie indicazioni nel Codice - l’insussistenza dell’obbligo di iscrizione all’Albo professionale per il personale interno alla stazione appaltante, incaricato dello svolgimento di attività progettuale, fermo restando il necessario possesso di idonei requisiti professionali a tali fini.
Si legge infatti nel Parere: “In continuità con il previgente d.lgs. 50/2016, esclusivamente per i professionisti esterni alla stazione appaltante, e non anche per i progettisti interni, il Codice prescrive il possesso (tra l’altro) dell’iscrizione all’Albo professionale.
In assenza di diverse indicazioni nel d.lgs. 36/2023 su tale aspetto, può quindi ritenersi confermata anche nel regime delineato dal nuovo Codice, l’insussistenza di un obbligo di iscrizione nel predetto Albo per i progettisti interni all’amministrazione, fermo restando in ogni caso il possesso di idonea competenza in materia, in base alle caratteristiche dell’oggetto della progettazione affinché venga garantita la qualità della stessa e l’abilitazione all’esercizio della professione, quest’ultima funzionale alla sottoscrizione del progetto e alla correlata assunzione di responsabilità, secondo le previsioni dell’ordinamento professionale”.
Il Parere dell'Anac afferma inoltre che “può ritenersi confermato dal d.lgs. 36/2023 l’obbligo della stipula delle polizze assicurative per i progettisti interni”.
Fondazione Inarcassa: porre un freno a norme contro la libera professione
“Mentre l’Europa viaggia spedita verso la progettazione digitale, il nostro Paese resta fermo al palo” commenta il Presidente della Fondazione Inarcassa, Andrea De Maio.
“Sembra che i requisiti di formazione professionale obbligatoria e l’esecuzione di servizi analoghi negli anni precedenti, valgano esclusivamente per i liberi professionisti. All’interno della P.A., ormai, non esistono più regole. Assistiamo ad affidamenti diretti tra Stazioni Appaltanti, a protocolli di intesa con centrali di progettazione e da ultimo alla liberalizzazione della progettazione interna, il tutto senza controlli. L’idea che un neo-dipendente possa avere gli stessi requisiti di un professionista esperto, per il solo fatto di aver sottoscritto un contratto di lavoro dipendente, magari anche a tempo determinato, è singolare”, prosegue De Maio.
“Ci preoccupa la qualità di una progettazione che sfugge a logiche di mercato e di trasparenza, perché è un tema che investe la sicurezza di tutti i cittadini. Conosciamo bene l’entità degli investimenti e dei sacrifici necessari per l’acquisto dei software e per l’aggiornamento professionale e dubitiamo che la P.A. abbia strumenti e tempo per stare al passo con i requisiti di una progettazione digitale compliance al DNSH. Tra l’altro, non è comprensibile il motivo per cui debba essere fornito un servizio pubblico di progettazione in concorrenza all’attività libero professionale. Le risorse pubbliche dovrebbero essere impiegate verso servizi fondamentali, e non per la mera progettazione. Abbiamo chiesto alla politica una P.A. in grado di programmare gli appalti pubblici e controllarne tempi e spesa. Per tutta risposta, ci troviamo di fronte a un competitor totalmente finanziato dai contribuenti”.
“Siamo di fronte al paradosso che da un lato il Codice limita fortemente la concorrenza, restringendo sempre di più le maglie ai liberi professionisti riducendo con l’art.100 a tre anni il periodo di riferimento per provare i requisiti di capacità economico-finanziaria e tecnico professionale, dall’altro consente ad un dipendente pubblico di poter svolgere progettazione, direzione lavori e collaudi per opere pubbliche, senza dover dimostrare alcuna esperienza pregressa, in grado di provare il possesso di competenze e capacità necessarie a garantire qualità ed efficienza alla P.A.”.
“La Fondazione Inarcassa, comunque, ha già attivato tutti gli strumenti utili a frenare l’ingerenza della P.A. nell’ambito delle attività economiche storicamente riservate ai liberi professionisti. Su questi temi abbiamo avviato un ricorso al TAR Sicilia – Catania, ma siamo pronti, se necessario, ad andare anche oltre i confini nazionali. Sebbene la nostra posizione sia quella di vietare in futuro la progettazione interna alla P.A., chiediamo, con urgenza, a tutti gli stakeholder di garantire almeno parità di trattamento, quanto ai requisiti tecnici e professionali richiesti per l’esecuzione di servizi di ingegneria e architettura”, conclude il Presidente della Fondazione Inarcassa.