Un articolo pubblicato domenica 22 settembre sul quotidiano La Stampa dal titolo “Buffagni e i costruttori, duello su Progetto Italia”, riporta le accuse del Viceministro Buffagni, intervenuto a un dibattitto pubblico a Varenna su tutt’altro argomento, secondo il quale l’Ance avrebbe finto contrarietà alla nascita di Progetto Italia solo per rassicurare la maggioranza dei propri associati e segretamente avrebbe dato il proprio assenso a quell’operazione.
Di seguito riportiamo la smentita dell'Associazione nazionale dei costruttori edili:
E’ falso. Possono testimoniare gli stessi vertici dell’allora Governo Conte ai quali in più di un’occasione pubblica e privata ho manifestato la totale avversità dell’Ance a un progetto nato con l’intento di salvare alcune grandi imprese in crisi, senza tenere affatto in conto le necessità di un settore strategico per il sistema socio economico del Paese. Testimonia l’esposto che come Ance abbiamo avanzato a Bruxelles contro la medesima operazione perché lesiva della concorrenza, vista la partecipazione di Cassa depositi e prestiti.
Ciò che è vero invece è che lo stesso Viceministro Buffagni in un unico incontro avuto con noi aveva giustificato la decisione del Governo di dover dare via libera all’operazione seppure di malavoglia per evitare la crisi di un’importante Banca, oltreché degli stessi grandi gruppi delle costruzioni. Attribuire qualsiasi responsabilità ad Ance nei confronti di una decisione che il Governo aveva già preso da tempo, nonostante la nostra contrarietà è dunque non solo falso ma anche profondamente ingiusto.
Che l’Ance fosse compattamente contro la creazione di un grande polo delle costruzioni, senza garanzie per i competitors e per il mercato, era emerso chiaramente nel corso della nostra Assemblea del 10 luglio scorso. Non uno scontro tra grandi e piccoli, dunque, come qualcuno ha cercato di insinuare, ma il grido di allarme di un settore determinante per la crescita e la messa in sicurezza del Paese e per il benessere sociale dei cittadini. Spacciare, come qualcuno sta facendo, un’operazione di salvataggio di alcune grandi imprese in difficoltà, con un progetto di sistema a vantaggio di tutto il settore e del mercato, alla luce dell’investimento fatto dallo Stato (il tasso di rendimento è molto al di sotto di quello dell’approvvigionamento, come ammesso pubblicamente dal Viceministro Buffagni ) è dunque un insulto per tutti quegli imprenditori, piccoli, medi e grandi che stanno resistendo con coraggio e grande impegno da oltre 11 anni a una crisi devastante e che senza l’aiuto di nessuno, tanto meno dello stato, danno lavoro a migliaia di persone e consentono di realizzare opere utili alla collettività.
Auspichiamo che la politica dia risposte operative al Fondo salva imprese, alla nomina dei Commissari (comunque non sul modello Genova), ad una normazione stabile, a fare atterrare le risorse. Non siamo interessati a polveroni che hanno come unico scopo quello di tentare di distogliere l’attenzione dalla mancanza di cantieri e dall’immobilismo del Paese. Ecco queste imprese, assieme alle proprie maestranze, meritano rispetto e attenzione e l’individuazione di strumenti adeguati a tutela dei propri diritti e del proprio lavoro.
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