La proposta di legge sul conflitto di interessi all’esame della commissione Affari Costituzionali alla Camera “può essere l’occasione per disciplinare, aggiornare e armonizzare una materia delicata e importante anche per far guadagnare alle istituzioni la fiducia dei cittadini”. Lo ha detto il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Giuseppe Busia in audizione in prima commissione a Montecitorio. “Esiste un’esigenza di regolamentare la materia, di riordinare regole frammentate e ormai risalenti. È un’esigenza che esiste anche a livello internazionale: ricordo che proprio oggi la Commissione europea presenterà la sua proposta in materia di anticorruzione”, ha sottolineato Busia. “Si tratta anche di attuare gli articoli della Costituzione che prevedono l’imparzialità, il dovere di adempiere le funzioni pubbliche con disciplina e onore e così via”, ha aggiunto.
“È bene – ha esortato il presidente Anac - che ci sia una disciplina organica e gli elementi da tenere in considerazione sono due. Innanzitutto l’equilibrio che è necessario. Ci sono valori da bilanciare: da un lato garantire l’imparzialità e dall’altro non rendere l’accesso alle cariche pubbliche eccessivamente difficile o penalizzare chi lo svolge. L’altro elemento è la necessità della puntualità dal punto di vista lessicale: le formule vaghe creano incertezza ed espongono a rischio di trattamenti differenziati. In alcuni passaggi del testo ci sono disposizioni che possono essere utilmente precisate, come la stessa nozione di conflitto di interessi. Occorre assicurare, soprattutto in questo ambito, chiarezza per evitare l’eccessiva discrezionalità e dare certezza ai destinatari delle norme”.
"SULLA MATERIA VIGILI UN'UNICA AUTORITÀ". Busia ha sottolineato la necessità che a vigilare sulla materia sia un’unica Autorità: “La previsione di due distinte Autorità competenti a vigilare sulla stessa disciplina e dotate delle medesime funzioni ma nei confronti di soggetti diversi – l’Agcm nei confronti dei titolari delle cariche di governo statali e regionali e l’Anac nei confronti dei titolari delle cariche di governo locali e dei presidenti e componenti delle autorità indipendenti – risale al momento in cui Anac non era stata ancora istituita e potrebbe determinare rilevanti criticità in fase applicativa, dando luogo a differenze in sede di interpretazione delle norme”. Busia suggerisce “di valutare l’opportunità di attribuire all’Anac la totalità delle funzioni e dei compiti di vigilanza e sanzione nel settore, in considerazione che questa è la materia di principale azione istituzionale di tale autorità, anche in analogia a quanto accade in altri ordinamenti”.
LA DISCIPLINA DEL MANDATO FIDUCIARIO. Quanto alla disciplina del mandato fiduciario, Busia ha evidenziato: “E’ opportuno utilizzare tale strumento per evitare un’interferenza degli interessi particolari con il mandato di governo, tuttavia, proprio tali strumenti devono servire ad evitare che si imponga all’interessato di spogliarsi dei propri beni, in quanto questo costituirebbe in generale una conseguenza eccessivamente onerosa per lo stesso”.
IL DIVIETO DI PERCEZIONE DI EROGAZIONI PROVENIENTI DA STATI ESTERI. Sulla norma che introduce il divieto di percezione di erogazioni provenienti da Stati esteri da parte dei titolari di cariche pubbliche, il presidente Anac ha osservato: “Oggi gli stati esteri hanno effettivamente un interesse a intervenire nel processo normativo di altri stati per tutelare i propri interessi ed è ragionevole prevedere regole che disciplinino tale fattispecie, analogamente a quanto viene fatto con riferimento ai soggetti nazionali. È tuttavia importante che questa esigenza sia bilanciata con la libertà dell’esercizio del mandato parlamentare. In ogni caso, occorre prevedere obblighi puntuali perché sia assicurata la piena trasparenza sui contatti che avvengono con entità di stati esteri. Ciò, in quanto gli stessi possono confliggere con quelli nazionali, ai quali deve essere rivolta l’attività di chi esercita responsabilità di governo”.
IL PANTOUFLAGE. “È importante una riflessione anche sul tema del pantouflage: il testo all’esame della commissione prevede per alcune fattispecie un periodo di tre anni di raffreddamento nel passaggio tra incarichi pubblici e privati. Il periodo di tre è previsto anche nella disciplina generale che si applica ai dirigenti pubblici. Abbiamo tuttavia già segnalato che tale periodo potrebbe essere in parte ridotto per allinearlo a quello di altri paesi europei, rafforzando però il divieto per quanto ad esempio attiene ai gruppi societari”, ha concluso.