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Pulitura delle opere d'arte: arriva il gel biodegradabile ed ecosostenibile

Il prodotto è nato da un progetto di ricerca applicata realizzato presso il Campus di Ravenna dell'Università di Bologna

martedì 7 marzo 2017 - Redazione Build News

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Un prodotto per la pulitura delle opere d’arte che presenta la novità assoluta di essere completamente biodegradabile, ecosostenibile e soprattutto non dannoso per la salute dell’uomo e per l’ambiente. È la novità che arriva da un progetto di ricerca applicata realizzato presso il Campus di Ravenna dell'Università di Bologna.

I gel, prodotti con diverse formulazioni, sono già stati testati su sulla statua del Nettuno e sul dipinto di Cimabue esposto nella basilica di Santa Maria dei Servi a Bologna.

Il nuovo composto consiste in una miscela di biopolimeri biodegradabili che si possono produrre da scarti di varia natura a basso costo, uniti a solventi modulabili in funzione delle specifiche esigenze di pulitura, ad esempio a seconda del differente materiale da rimuovere. Un prodotto che mancava sul mercato dei beni culturali e che potrà ora andare a sostituire le sostanze tossiche comunemente utilizzate per la delicata fase di rimozione di incrostazioni, macchie e alterazioni cromatiche dall’opera d’arte.

Non a caso l’idea è nata da un’esigenza concreta, emersa nell’ambiente della conservazione e del restauro dei beni culturali, da richieste specifiche dei restauratori che cercavano alternative alle metodologie tradizionali finora utilizzate. Il progetto è frutto della collaborazione di tre laboratori universitari: due centri di ricerca attivi sul territorio ravennate (uno applicato ai beni culturali e uno di scienze ambientali, noti per le loro ricerche nell’ambito della chimica applicata ai beni culturali e della chimica sostenibile) e un importante centro per lo studio dei materiali con sede a Bologna.

Il prodotto ha raccolto fin da subito forte interesse: sono in corso diverse collaborazioni con noti istituti di restauro italiani. Anche le aziende e il mondo produttivo non del settore hanno segnalato il loro interesse: in questo caso è la possibilità di produrre biopolimeri biodegradabili a catturare l’attenzione.

Protagoniste del progetto sono state tre giovani ricercatrici Unibo: Giorgia Sciutto, del Dipartimento di Chimica "Giacomo Ciamician", Laboratorio di microchimica e microscopia applicata ai beni culturali; Chiara Samorì, del Dipartimento di Chimica "Giacomo Ciamician" e del CIRI Energia Ambiente; Laura Mazzocchetti, del Dipartimento di Chimica Industriale "Toso Montanari", CIRI-MAM (Meccanica Avanzata e Materiali). (fonte Unibo Magazine)

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