La tradizionale indagine sul consumo di PVC in Italia nel 2020, realizzata da Plastic Consult per conto di PVC Forum Italia, evidenzia un totale di 590.000 tonnellate di PVC trasformate, con un calo di circa il 7% rispetto all’anno precedente.
La riduzione risulta in linea con quella del mercato italiano delle termoplastiche che passa da 5,69 milioni di tonnellate nel 2019 a 5,36 milioni l’anno scorso (- 6%), tornando sui livelli del 2014.
Questi dati sono sicuramente correlati all’emergenza da Covid 19 che ha fortemente influenzato i diversi mercati per gran parte del 2020, stravolgendo le prospettive dell’intero comparto industriale compreso il settore delle materie plastiche.
L’emergenza sanitaria globale ha avuto come dirette conseguenze anche consumi finali in netto calo, con una forte propensione delle famiglie al risparmio, e una produzione industriale molto negativa soprattutto nei mesi marzo-aprile-maggio. Il comparto edilizia e costruzioni è ripartito solo a luglio con traino dell’Ecobonus 110%. Nella parte finale dell’anno si è assistito ad una leggera ripresa dei consumi.
Tornando al PVC, le 590.000 tonnellate complessivamente trasformate in Italia sono divise tra 287.000 tonnellate di PVC rigido e 303.000 di PVC plastificato che in proporzione ha perso un po' meno del primo. Il 64% del totale è rappresentato da PVC resina e il rimanente 36% da compound.
La suddivisione del consumo di PVC, per tipo e settore applicativo fotografata nel 2020, riflette sostanzialmente la ripartizione registrata negli ultimi anni, come risulta dalla seguente tabella:
L’edilizia, storicamente primo settore applicativo del PVC, con 193.000 registra un calo in linea con quello generale del polimero (-7%) e con quello delle applicazioni legate all’elettricità (soprattutto PVC flessibile protettivo di cavi e fili). Più marcata, intorno al 15%, è la riduzione di imballaggio (60.000 t.) e mobili/arredi (24.500 t.).
Da segnalare, infine, l’ottima tenuta del compound esportato che perde solo il 2% e si conferma il settore applicativo meno colpito dalle conseguenze della pandemia.
Per quanto riguarda il PVC riciclato, alla ridotta disponibilità di scarti pre-consumo da avviare a rigenerazione, si è aggiunto lo sfavorevole posizionamento di prezzo dei riciclati post-consumo, durato alcuni mesi, che ne ha frenato lo sviluppo. La produzione complessiva di riciclato si ferma a volumi intorno o di poco inferiori alle 80/85 Kton, con il post-consumo che ne rappresenta circa il 30%.
Un concreto aiuto a questo settore può arrivare dall’R-PVC Hub di PVC Forum Italia, una piattaforma di “collaborazione” tra tutti gli attori del riciclo del PVC: chi raccoglie i rifiuti, chi li tratta e chi produce articoli contenente riciclato.
Per l’immediato futuro, nuove opportunità potrebbero derivare da una gestione costruttiva della crisi ancora in atto, magari sfruttando potenziali sinergie o collaborazioni tra imprese, a tutti i livelli. Ad esempio attraverso ricerca e innovazione per proporre nuove soluzioni ad una società in cambiamento, creando o re-inventando nuove applicazioni industriali in PVC e puntando su igiene e sterilità che rimarranno driver per i prossimi anni.
A livello macro, si assisterà nel 2021 ad un rimbalzo dell’economia italiana e della produzione industriale, tanto destinata al mercato interno che estero.
Dopo il recupero nella parte terminale del 2020, per il PVC rigido l’anno si è aperto con un buon livello della domanda in numerose applicazioni. Anche il PVC plastificato ha chiuso lo scorso anno in recupero e per l’anno in corso le prospettive sono favorevoli. La domanda è mediamente tonica e pressoché tutte le applicazioni principali sono previste in crescita.
Per i riciclati, il contesto esterno e normativo risulta favorevole al loro sviluppo con sempre più richiesta di prodotti a maggiore contenuto di riciclo.
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