Dopo le considerazioni sull’analisi costi-benefici commissionata dal governo, l’Ordine degli Ingegneri della provincia di Torino ha pubblicato un nuovo documento (IN ALLEGATO) relativo alla Tav, questa volta concentrandosi sulle ricadute che la nuova linea ferroviaria avrebbe sull’economia, sulla logistica e sul sistema dei trasporti nella regione Piemonte.
Secondo dati di Istat e Banca d’Italia, il Piemonte è la quinta regione italiana per importazioni, la quarta per esportazioni e la terza per saldo attivo. In totale il Piemonte movimenta, per import più export, circa 25 milioni di tonnellate di merce all’anno.
La crisi del 2008, tuttavia, ha investito pesantemente la regione: la variazione percentuale del PIL piemontese nel 2018 rispetto al 2008 resta negativa, sotto la media nazionale.
La mancanza di investimenti, tipicamente pubblici per le nuove infrastrutture, quando utili e al passo con i tempi, e una posizione “periferica” nel contesto della rete di riferimento, che sia nazionale o europea, non aiutano certo nella competizione globale, nella capacità di attirare società e capitali internazionali, che proprio alle questioni logistiche per le merci e consumi delle persone guardano con grande attenzione.
Le infrastrutture attuali, infatti, non risultano più adeguate ed efficienti: vale per il collegamento autostradale con la Francia attraverso il tunnel del Frejus, ma anche per i trafori del Monte Bianco e del Gran San Bernardo, specialmente a causa del costo elevato dei pedaggi.
Ciononostante, il traffico che interessa i tunnel autostradali del Frejus e del Monte Bianco cresce ad un tasso del 4-5% all’anno, mentre il trasporto ferroviario su questo corridoio (vecchio traforo del Frejus) continua a perdere domanda e rappresenta appena il 7%. L’offerta risulta infatti non competitiva per le obsolete prestazioni della linea.
Una linea ferroviaria con caratteristiche di pianura per connettere la Pianura Padana, in particolare Torino, con la valle del Rodano e l’Europa occidentale permetterebbe quindi di ottenere le condizioni per un modello intermodale di trasporto delle merci capace di favorire la competitività delle aziende logistiche italiane, l’allungamento della catena del valore dei prodotti nazionali, lo sviluppo di soluzioni logistiche innovative di elevata efficienza e minor costo incidente sui prodotti.
Al contrario – concludono gli ingegneri – gravi ritardi o addirittura la sospensione del progetto della Tav avrebbero, tra le conseguenze, una forte dipendenza dell’Italia dall’area sassone e una contrazione del fatturato dell’industria piemontese della logistica e dei trasporti, con conseguenti ulteriori crisi occupazionali.
Leggi il documento completo in allegato.