La qualità dell'aria è uno degli aspetti più importanti per garantire la salubrità degli ambienti e, quindi, degli occupanti. Unita al comfort termico e all'illuminazione, la IAQ (Indoor Air Quality) determina il benessere psico-fisico degli abitanti, oltre a contribuire ad una riduzione dei consumi energetici e delle emissioni inquinanti. Gli edifici dovrebbero, quindi, essere progettati tendendo in considerazione questi parametri. E' così?
La Direttiva europea sul rendimento energetico EPBD 2010/31 / UE stabilisce chiaramente che i requisiti minimi di prestazione energetica "devono tenere conto delle condizioni generali del clima degli ambienti interni allo scopo di evitare eventuali effetti negativi come una ventilazione inadeguata". Sebbene la Direttiva chieda agli Stati Membri di migliorare i quadri normativi e politici al fine di raggiungere i requisiti minimi di rendimento energetico, prendendo in considerazione anche le condizioni climatiche interne, non viene specificato come tutto ciò possa essere realizzato. La 'responsabilità' è quindi in mano ai singoli stati e alle rispettive regolamentazioni. Come si stanno muovendo in questo senso i paesi? Quali sono le migliori pratiche e quali quelle che avrebbero bisogno di una revisione legislativa?
Per rispondere a queste domande, offrendo un quadro al tempo stesso esaustivo e schematico, il BPIE (Buildings Performance Institute Europe), organizzazione no-profit orientata al miglioramento in termini energetico del parco edilizio europeo, ha redatto uno studio intitolato 'Indoor air quality, thermal comfort and daylight- Analysis of residential building regulations in eight Eu Member State'. L'indagine- svolta su Belgio (Regione di Bruxelles), Danimarca, Francia, Germania, Italia, Polonia, Svezia e Regno Unito (Inghilterra e Galles)- analizza la situazione normativa dei singoli Stati, evidenziandone limiti, aspetti positivi e potenzialità.
I RISULTATI
Nuovi edifici residenziali
La qualità dell'aria interna è riconosciuta come un aspetto importante dai codici di costruzione di tutti i paesi presi in considerazione dallo studio. I vantaggi di garantire una corretta qualità dell'aria interna, sia per il benessere degli abitanti che per la sicurezza e la salubrità dell'edificio, sono evidenziati in vari modi nei singoli regolamenti edilizi.
La ventilazione è inclusa nei regolamenti edilizi di tutti gli Stati membri. In Danimarca, Francia, Svezia e Bruxelles esistono dei requisiti minimi chiari, mentre in Germania, Italia, Polonia e Regno Unito vi sono soltanto delle raccomandazioni per il rispetto dei tassi minimi. Gli indicatori variano da paese a paese e sono generalmente diversi da quelli prescritti nelle normative comunitarie (come la EN 13779 e la EN 15251). Vengono utilizzate unità di misura differenti (litri al secondo piuttosto che metri cubici per ora); i tassi di ricambio dell'aria sono disciplinati in base al numero degli occupanti, alla tipologia di ambiente e alla superficie, ma con limiti che cambiano da paese a paese. Sarebbe quindi necessaria una maggiore armonizzazione, anche con l'obiettivo di sviluppare un confronto e una replica di best-practices.
La ventilazione meccanica è obbligatoria in due casi: per gli edifici multi familiari (DK) e quelli ad alta crescita (PL). Per gli altri casi esistono, in due paesi (Regione di Bruxelles e Danimarca), alcune raccomandazioni mentre nei paesi più caldi, come l'Italia, si tende a incoraggiare la ventilazione naturale.
Vale la pena ricordare che la normativa danese richiede specificatamente che i sistemi di ventilazione siano sufficientemente semplici da permettere agli occupanti di effettuare interventi di manutenzione ordinaria. Questa è una buona pratica che dovrebbe essere importata, perché il corretto funzionamento dell'impianto è una delle condizioni prioritarie per l'ottenimento dei benefici.
I requisiti minimi di efficienza per i sistemi a recupero di calore sono in vigore in alcuni paesi (Svezia, Polonia, Italia), nel caso di nuove installazioni. I requisiti di ermeticità variano notevolmente in tutta l'Europa. I test di isolamento sono obbligatori solo in Danimarca e Francia, mentre nei restanti paesi sono soggetti alla volontarietà e sono generalmente richiesti solo in caso di incentivi finanziari o certificazioni energetiche di alto livello.
La concentrazione di CO2 negli edifici interamente occupati - dove gli abitanti sono i principali inquinanti - in relazione alla concentrazione esterna è indicata dalla norma europea EN 15251. Alcune prescrizioni per limitare i livelli di Co2 negli edifici residenziali sono obbligatorie in Francia, mentre nel Regno Unito sono sotto forma di raccomandazioni. La Danimarca prevede invece delle regole restrittive per ridurre la presenza di ossido di azoto.
Edifici residenziali esistenti
Per quanto riguarda gli edifici esistenti è difficile rintracciare requisiti obbligatori inerenti la IAQ- come tassi minimi di ventilazione, isolamento o limitazione di sostanze inquinanti- nelle normative edilizie degli 8 paesi analizzati. Nella maggior parte dei codici di costruzione si trovano solo delle raccomandazioni.
Gli interventi di miglioramento dell'efficienza energetica raramente considerano aspetti inerenti la fisica dell'edificio o la qualità dell'aria interna. Una lacuna che andrebbe colmata.
Tra i paesi esaminati, soltanto i codici di costruzione svedesi riservano ampio spazio agli aspetti legati alla qualità dell'aria interna negli edifici esistenti.
In generale, gli interventi di ristrutturazione volti a migliorare l'isolamento degli edifici non sono accompagnati da una valutazione delle necessità di ventilazione. Con la conseguenza che i tassi di ricambio d'aria sono spesso al di sotto dei valori minimi richiesti. Questa è una grave lacuna normativa, che andrebbe affrontata sia a livello nazionale che europeo, nei lavori futuri di revisione della EPBD.
In caso di importanti lavori di ristrutturazione, il requisito più comune tra i paesi oggetto dell'indagine riguarda la trasmittanza termica degli edifici (valori U), come richiesto dalla direttiva EPBD. Tra i paesi esaminati, solo quelli meridionali (Francia e Italia) prevedono requisiti di schermatura in caso di ristrutturazione.
Requisiti di Energy Balance che includono i guadagni solari nel valutare la prestazione energetica delle finestre sono previsti soltanto nei regolamenti edilizi danesi e britannici. Ma sarebbe necessaria un'implementazione universale, perché considerare i guadagni solari insieme alle perdite di calore di una finestra permette di ottenere una valutazione più completa delle prestazioni energetiche dell'edificio.
E' vero che in caso di ristrutturazione è più difficile garantire il rispetto di misure inerenti l'illuminazione naturale, a causa di probabili vincoli strutturali ed estetici. Ma bisognerebbe fare di più in tal senso. Al momento soltanto il Regno Unito ha una normativa che prevede che, in caso di ristrutturazioni importanti, debba essere garantito un corretto irraggiamento solare, sia all'edificio in questione che a quelli adiacenti. La Danimarca, invece, ha stabilito dei requisiti minimi di guadagno solare da rispettare in caso di sostituzione di finestre.
Sebbene il comfort termico- per l'ottenimento del quale la qualità dell'aria gioca un ruolo fondamentale- sia un importante driver nella decisione dei proprietari di investire in interventi di ristrutturazione, è un aspetto tutt'ora poco considerato dalle legislazioni nazionali ed europee.