Criminalità organizzata, difformità nelle consegne dei prodotti di costruzione, classi di resistenza del calcestruzzo falsate. Si tratta di alcune delle contestazioni rilevate della Guardia di finanza e presentate dal tenente colonnello Girolamo Franchetti al convegno "Mescolare è meglio!" svoltosi questa mattina a Samoter, la fiera delle macchine per costruzioni in corso alla Fiera di Verona fino a sabato 25. L’evento, organizzato da Unacea con il patrocinio di Ance Catania, ha permesso di confrontare le opinioni dei vari soggetti, pubblici e privati, che a vario titolo lavorano nel mondo del calcestruzzo.
Luca Nutarelli, segretario generale dell’associazione delle aziende di macchine per costruzioni ha ricordato che in Italia l’85% della produzione di calcestruzzo industrializzato avviene mediante impianti non dotati di mescolatore, a differenza di quanto avviene non solo nei principali paesi europei, ma anche su mercati importanti quali Stati Uniti, Algeria e Arabia Saudita. Secondo Unacea sono ormai molti gli studi che dimostrano che qualità, sicurezza e resistenza del calcestruzzo industrializzato possono essere garantite soltanto dall’utilizzo del mescolatore e non usando impropriamente l’autobetoniera che è un mezzo destinato al trasporto e non alla mescolazione del calcestruzzo.
DUE METODI IN ITALIA PER LA PRODUZIONE DEL CALCESTRUZZO. "Esistono due metodi di produzione del calcestruzzo attualmente in Italia, il metodo wet che sfrutta il mescolatore e il metodo dry, prodotto a secco nell'autobetoniera" - ha dichiarato Marco Nicoziani, responsabile tecnico di Sicoma OMG. "Il metodo con il mescolatore consente la realizzazione dell'intero processo di produzione nella centrale di betonaggio, assicurando così il rispetto del factory production control. Il calcestruzzo prodotto attraverso il metodo dry viene mescolato al di fuori della fabbrica con l'autobetoniera, sfuggendo a ogni sorta controllo sia di fabbrica che di processo".
"L'importanza di ottenere materiali di qualità e controllati è sentita sempre più dai progettisti. Lavorare con prodotto di fabbrica, e non con un semilavorato come succede con il calcestruzzo prodotto senza mescolatore, è fondamentale" – sottolinea Giovanni Kissilinger, Presidente della consulta delle regioni di OICE. "Occorre superare definitivamente la possibilità che sia l'azienda a scegliere gli esecutori dei controlli, così come per il pubblico è necessario estrapolare il costo delle prove sui materiali dal prezzo unitario della fornitura e inserirlo tra le somme a disposizione dell'amministrazione. Le società appartenenti a OICE sono sensibili al tema del controllo in cantiere. Siamo sicuri che solo un'ingegneria organizzata possa garantire progetti e controlli di qualità."
Antonino Di Fede, della ICEA industria calcestruzzi premiscelati e affini, ha invece raccontato la sua esperienza di produttore di calcestruzzo: "Abbiamo deciso di installare due impianti nello stesso cantiere, uno wet e uno dry, senza mescolatore. Lo abbiamo fatto per valutare sul campo le differenze e la conclusione è che ne abbiamo ricavato grandi vantaggi. Siamo riusciti infatti a ottenere una costanza qualitativa non raggiungibile con il metodo dry, realizzata grazie al minuzioso controllo automatizzato della miscela gestito dal mescolatore."
"Vogliamo maggiore chiarezza tra fornitori e imprenditori" - questa la richiesta di Giuseppe Piana, Presidente di Ance Catania che ha patrocinato l'evento. "Ciò che le aziende richiedono ai fornitori in materia di qualità del prodotto è ciò che si aspettano ed è ciò che dovrebbero ricevere. Superare questa anomalia consentirebbe di evitare numerosi contenziosi".