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RAEE, in Italia scompare il 39% dei grandi elettrodomestici

Lo rivela un’indagine condotta da Altroconsumo ed Ecodom su oltre 200 RAEE usciti dalle case dei consumatori e monitorati con dispositivi satellitari. Sono almeno 44mila le tonnellate di “grandi bianchi” che si perdono ogni anno nei flussi paralleli

giovedì 24 ottobre 2019 - Redazione Build News

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Il 39% dei grandi elettrodomestici dismessi dai cittadini italiani non arriva mai agli impianti di trattamento autorizzati. Questo è il dato più significativo emerso dall’indagine condotta dall’associazione Altroconsumo in collaborazione con il consorzio Ecodom su 205 RAEE provenienti da località distribuite su tutto il territorio nazionale.

Monitoraggio satellitare

Presentata il 14 ottobre 2019 a Roma, l’inchiesta è certamente la più innovativa tra quelle condotte in Italia sul sistema RAEE, perché è la prima ad aver sfruttato su larga scala la tecnologia satellitare per monitorare le rotte dei rifiuti elettronici domestici. Dove finiscono i RAEE consegnati dai privati alle isole ecologiche comunali o ai negozianti per essere inviati verso un trattamento di qualità? Per rispondere a questa domanda Altroconsumo ed Ecodom hanno nascosto un tracker GPS su ognuno dei 205 RAEE oggetto dell’indagine così da poterne monitorare gli spostamenti in tempo reale, dal momento della loro uscita dalle case dei consumatori fino alla distruzione finale. Su un campione valido di 174 RAEE (per altri 31 non è stato possibile effettuare un’analisi completa, perché il dispositivo GPS ha interrotto anticipatamente la trasmissione o perché il RAEE è ancora in viaggio) solo 107 esemplari (pari al 61% del totale) sono effettivamente approdati in impianti autorizzati, in grado di garantire un trattamento corretto dal punto di vista ambientale. Gli altri 67 esemplari (il 39% del totale) sono stati sottratti alla filiera formale, finendo in impianti non autorizzati oppure in mercatini dell’usato o in abitazioni private.

Il campione

La ricerca ha visto la partecipazione di volontari da tutte le Regioni italiane, con numeri che vanno dai 65 RAEE ritirati in Lombardia, all’unico rifiuto del Molise. Gli elettrodomestici monitorati sono stati frigoriferi, congelatori, lavatrici, lavastoviglie e asciugatrici (i cosiddetti “grandi bianchi”), rientranti nei Raggruppamenti R1 e R2.

I RAEE scomparsi e gli obiettivi di raccolta

Nel 2018, secondo i dati del Centro di Coordinamento RAEE, i Sistemi Collettivi operanti in Italia hanno raccolto oltre 310mila tonnellate di RAEE, pari al 42,8% della media in peso delle nuove apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato negli ultimi tre anni. L’Unione Europea ha imposto agli Stati Membri un target minimo di raccolta che nel 2019 è passato dal 45% al 65%. L’indagine di Altroconsumo ed Ecodom ha permesso di stimare che, solo per quanto riguarda i RAEE dei Raggruppamenti R1 ed R2, almeno 44mila tonnellate di RAEE non vengono conteggiate perché si disperdono lungo strade che non offrono alcuna garanzia dal punto di vista ambientale. Se fossero inseriti nelle statistiche ufficiali, questi “flussi sommersi” permetterebbero al nostro Paese di raggiungere già oggi un tasso di raccolta pari al 47%, un po’ più vicino al target del 65% fissato dall’Europa.

Gli aspetti più critici

L’indagine ha portato alla luce molti degli elementi che pregiudicano il corretto funzionamento della filiera italiana dei RAEE, dalla mancanza – soprattutto in alcune zone di Italia – di servizi efficaci per consentire una sicura dismissione dei RAEE da parte dei cittadini, fino al comportamento non corretto tenuto da alcuni degli stessi attori della filiera: sono stati infatti rilevati alcuni casi anomali all’interno di alcune isole ecologiche e di alcuni impianti di trattamento. Ma i due aspetti più critici nel nostro Paese sono da un lato l’incompletezza del quadro normativo (basi pensare alla mancata emanazione – dal 2014 ad oggi, del Decreto sulla qualità del trattamento dei RAEE oppure all’assenza di regole sulla preparazione per il riutilizzo dei RAEE) e dall’altro l’insufficiente livello di controlli sulla filiera (alcuni esempi: verifica dei codici CER sui rifiuti in uscita dalle isole ecologiche, controlli di processo negli impianti di trattamento, ispezioni negli impianti che gestiscono rifiuti metallici ecc.). Dalla risoluzione di questi problemi dipendono beni preziosi come la salute dei cittadini, la tutela dell’ambiente e il corretto sviluppo dell’Economia Circolare in Italia.

“L’auspicio mio e di Ecodom è che questa ricerca possa dare ai decisori istituzionali – che nei prossimi 10 mesi devono completare il processo di recepimento del pacchetto di Direttive sull’Economia Circolare – indicazioni chiare sulle misure legislative da adottare per far emergere i flussi sommersi di RAEE, che oggi tengono l’Italia lontana dagli obiettivi di raccolta fissati dalla Comunità Europea”, ha dichiarato il presidente di Ecodom, Maurizio Bernardi.

“Quando si parla di ambiente e sostenibilità Altroconsumo è in prima linea da sempre con il proprio impegno per informare ed educare i cittadini a portare avanti comportamenti corretti e sostenibili – ha dichiarato Ivo Tarantino, Responsabile Relazioni Esterne Altroconsumo – Questa indagine dimostra che a fronte di un quadro normativo favorevole a economia circolare e recupero delle materie prime, la filiera mostra ancora vaste e preoccupanti sacche di illegalità. Urge un intervento coordinato delle istituzioni per fermare chi lucra e potenzialmente scoraggia i comportamenti corretti. Da parte nostra abbiamo segnalato i risultati dell’inchiesta al Ministero dell’Ambiente e siamo pronti a collaborare con le Forze dell’Ordine”.

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