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Rapporto Centro Studi CNI: il mercato dei Servizi di Ingegneria resiste alla pandemia

Pubblicati bandi di gara per un importo complessivo di oltre un miliardo e 600mila euro destinato esclusivamente ai servizi di ingegneria (non sono compresi i costi dei lavori e delle opere). Parliamo di una cifra di circa mezzo miliardo di euro in più rispetto al 2019

giovedì 28 gennaio 2021 - Redazione Build News

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A dispetto della crisi determinata dal Covid-19, il 2020 si è chiuso con un risultato importante per ciò che concerne le gare per servizi di ingegneria e architettura. Nonostante l’emergenza sanitaria e la chiusura o la limitazione per buona parte dell’anno di molte attività produttive, le stazioni appaltanti hanno pubblicato bandi di gara per un importo complessivo di oltre un miliardo e 600 mila euro destinato esclusivamente ai servizi di ingegneria (non sono compresi i costi dei lavori e delle opere). Parliamo di una cifra di circa mezzo miliardo di euro in più rispetto al 2019. E’ quanto emerge dal consueto rapporto elaborato dal Centro studi del Consiglio Nazionale Ingegneri.

I dati assumono un significato ancora più rilevante se si pensa che questo è il risultato migliore degli ultimi 10 anni, ottenuto per giunta in occasione di una congiuntura economica che, in base alle prime proiezioni, provocherà nel 2020 una contrazione del 9% del Pil. Tornando ai bandi, va sottolineato come un peso determinante su questo exploit sia ricoperto dai 201 accordi quadro che sono stati messi a gara nel 2020, per un importo a base d’asta complessivo superiore ai 500 milioni di euro, pari a circa il 31% di tutti gli importi destinati ai servizi di ingegneria nelle gare dell’anno in esame.

Per contro, se si escludono dal computo gli accordi quadro, i concorsi di idee e di progettazione e i bandi che prevedono anche l’esecuzione dei lavori e ci si limita ai soli bandi per servizi di ingegneria e architettura “tipici”, la situazione non si rivela altrettanto rosea. Gli oltre 800 milioni di euro posti a base d’asta nel 2020 per questa tipologia di bandi, infatti, sono inferiori del 10,2% rispetto ai quasi 900milioni del 2019, mettendo fine ad una serie positiva che durava da diversi anni. Va detto, però, che il gap con il 2019 si è creato quasi esclusivamente nell’ultimo trimestre dell’anno poiché, da gennaio a settembre 2020, nonostante l’emergenza sanitaria, i valori registrati erano perfettamente in linea con quanto rilevato negli stessi mesi del 2019.

“Il risultato del monitoraggio dei bandi 2020 – afferma Armando Zambrano, Presidente CNI – può considerarsi straordinario, vista la situazione di gravissima crisi sanitaria ed economica che il Paese sta affrontando. Ciò è avvenuto soprattutto per due motivi. Il primo è stata l’entrata in vigore del Decreto Semplificazione che ha dato un impulso negli ultimi mesi ai servizi di ingegneria e architettura e che consente, sul piano generale, di proseguire quel trend positivo partito dal 2016 per effetto dell’entrata in vigore del nuovo Codice Appalti. Il secondo è proprio il Codice Appalti che anche noi abbiamo avuto modo di criticare su diversi aspetti, ma che di buono ha avuto il superamento dell’affidamento della progettazione all’interno delle stazioni appaltanti e la limitata apertura dell’appalto integrato alle sole opere ad alto contenuto tecnologico ed innovativo. Ciò ha determinato un’apertura del mercato verso l’esterno”.

“I dati positivi – dice Michele Lapenna, Consigliere CNI e Responsabile dell’Osservatorio bandi – non devono far dimenticare i problemi che ancora persistono. Su tutti la ripartizione del mercato tra i vari operatori economici. Nonostante il trend positivo, i maggiori vantaggi vanno ai soggetti che godono di una posizione prevalente di mercato e solo in termini minori ai liberi professionisti e agli operatori economici di piccole dimensioni. Il 2020 è caratterizzato anche da un numero molto elevato di accordi quadro. Uno dei problemi da affrontare è proprio questo. Col decreto legislativo n.50 è stata sancita la possibilità dell’utilizzo dell’accordo quadro per l’affidamento dei Sia. Si tratta di appalti di grandi dimensioni che riguardano un numero elevato di progetti a cui possono partecipare solo operatori economici di grandi dimensioni”.

“La parte da leone – aggiunge Giuseppe Margiotta, Presidente Centro Studi CNI – la fanno sempre le grandi società di ingegneria. Su questo terreno è necessaria un’attenta riflessione su quale debba essere il giusto ambito di applicazione dell’accordo quadro; e ancora se questo tipo di semplificazione non sia antitetico rispetto a quello da noi auspicato in questi mesi per il rilancio economico del paese e per il sostegno della categoria. D’altra parte, non si può più sottacere la necessità di prevedere nuovi modelli organizzativi adeguati all’evoluzione del mercato. I professionisti singoli hanno poco spazio e gli Ordini devono favorire lo sviluppo di modelli organizzativi che ne favoriscano l’aggregazione. In questo senso i nostri dati parlano chiaro: se i liberi professionisti si aggregano riescono ad intercettare quote di mercato decisamente più importanti, cogliendo al meglio le opportunità che questo offre”.

I risultati positivi emersi per quanto concerne le gare bandite si rafforzano se si prendono in esame le aggiudicazioni, per le quali si assiste ad un incremento degli importi rispetto al 2019, comprese quelle in cui sono coinvolti i liberi professionisti. L’importo medio di aggiudicazione nelle gare per servizi di ingegneria e architettura (esclusi quelli in cui è prevista l’esecuzione dei lavori) è passato dai circa 165mila euro del 2019 agli oltre 176mila euro del 2020. A differenza di altri anni, questa volta ne beneficiano anche i liberi professionisti, nelle diverse tipologie di aggregazione, che vedono aumentare non solo l’importo medio delle gare loro affidate dai 45.200 euro del 2019 ai 53.500 del 2020, ma anche quello in cui l’aggiudicatario è costituito da una ATI o una RTI mista tra una società di ingegneria e un professionista: in tal caso si è passati dai 175mila euro del 2019 agli oltre 220mila del 2020.

Nonostante il risultato positivo, non sembra migliorare la posizione dei singoli professionisti sul mercato tanto che la quota di bandi loro affidati scende dal 38,1% del 2019 al 35% delle aggiudicazioni 2020, mentre, per quanto riguarda la quota di mercato relativa agli importi, si mantiene sui valori rilevati nel 2019 intorno al 10,5%.

Se però al computo si aggiungono anche le aggiudicazioni di RTI o ATI miste, il numero di gare aggiudicate sale ben oltre il 55%, con oltre un terzo degli importi totali. Resta però scarsa l’incidenza dei liberi professionisti sui grandi appalti: per importi superiori ai 100 mila euro sono riusciti ad aggiudicarsi solo l’11,8% delle gare e il 5,2% degli importi.

In allegato il rapporto completo

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