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Rating di legalità, ecco perché finora non ha funzionato

Gli oneri necessari al suo ottenimento non sono stati adeguatamente compensati dal meccanismo premiale. L'analisi su lavoce.info

lunedì 2 febbraio 2015 - Redazione Build News

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A distanza di circa due anni dall'introduzione del rating di legalità, il numero di aziende che ne hanno richiesto il rilascio è esiguo, solo 544 al 31 dicembre 2014, secondo i dati comunicati a fine gennaio dall'Antitrust (LEGGI TUTTO).

Le ragioni di questo flop, scrive su lavoce.info (clicca qui) Vitalba Azzollini (Consob, Divisione Corporate Governance), sono “innanzi tutto, i vincoli del fatturato e del periodo di iscrizione al registro delle imprese” che “ne hanno limitato l’utilizzo, unitamente a una sua pubblicizzazione forse insufficiente. A ciò si aggiunga che l’attuale periodo di crisi e la restrizione dei prestiti concessi dalle banche hanno reso il punteggio non determinante nella valutazione del merito del credito, mentre la carenza di pubbliche risorse ha ridotto la capacità della Pa di concedere finanziamenti. La situazione contingente ha, pertanto, attenuato quel carattere premiale del rating che bilanciava gli oneri necessari al suo ottenimento. Né il ricorso a esso è stato incentivato in modi diversi, come si era tentato di fare (Dl n. 133/2014, il cosiddetto “sblocca Italia”) prevedendo che nell’aggiudicazione di determinati appalti prevalesse l’impresa con il rating più alto. Forse una paventata incompatibilità della disposizione con la direttiva comunitaria in materia (2014/24/UE) ha indotto a rinunciarvi”.  

Quindi, “se i concreti vantaggi derivanti da una gestione imprenditoriale virtuosa si attenuano per motivi contingenti e non vengono altrimenti implementati, mentre gli oneri si sovrappongono ad altri finalizzati ad acquisire eventuali benefici diversi, all’operatore economico non tornano i conti. La quantità dei mezzi non garantisce la qualità dei risultati: tra un certo stato di diritto e lo stato confusionale il passo è breve”.

Secondo Azzollini, solo “un rating di legalità “complessivo”, che risulti dalla sintesi tra tutti gli strumenti e ne snellisca gli oneri connessi, congiuntamente a un più ampio ventaglio di opportunità premiali che si risolvano in vantaggi economici concreti (analoghi, ad esempio, alla riduzione del premio assicurativo Inail spettante alle aziende che realizzano interventi di prevenzione per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro) può ridurre la convenienza del ricorso al malaffare, rendendo più attrattivo e più proficuo l’agire etico e legale”.

Leggi anche: “Rating di legalità, 544 le richieste al 31/12/2014

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