FINCO ha scritto una lettera al Presidente del Consiglio Mario Draghi per illustrare i propri contributi sul tema del Recovery Fund. Secondo la Federazione, premessa ineludibile è l’affermazione di una cultura del servizio pubblico che metta al centro il cittadino, le imprese e i contribuenti. Solo così – spiega Carla Tomasi, Presidente FINCO – sarà possibile utilizzare efficacemente i fondi in arrivo dall’Unione Europea per avviare la ripresa. “I dirigenti pubblici, centrali e sul territorio, vanno poi messi in condizione di lavorare, ma anche di prendere decisioni e di firmarle”, aggiunge Tomasi.
FINCO condivide le affermazioni del Presidente anche riguardo alla “farraginosità degli iter e la moltiplicazione dei passaggi burocratici come causa di inaccettabili ritardi amministrativi e fenomeni illeciti” e al riguardo ribadisce – come scritto anche al neo-Ministro Brunetta – la necessità di rendere finalmente davvero operativo un semplice ma perentorio dispositivo onde la Pubblica Amministrazione non possa richiedere a cittadini e imprese alcun documento o informazione già in suo possesso senza eccezione o deroga alcuna.
“Al contempo – prosegue Carla Tomasi – nessun adempimento delle medesime Amministrazioni può comportare per cittadini e imprese l’erogazione di somme distinte, su conti correnti diversi, con marche da bollo etc.: il versamento a carico del contribuente dovrà essere unico, con evidenza nella ripartizione della relativa destinazione, ma tale ripartizione dovrà essere un atto endoprocedimentale all’interno della P.A, cui spetterà il compito di destinare le somme in relazione alle eventuale plurime competenze amministrative”.Lo stress della produzione “documentale” deve, in sostanza, passare dal rapporto contribuente /P.A. a quello interno dell’Amministrazione. La situazione si è peraltro aggravata con lo smart working, che spesso è smart per chi lo pratica ma non per chi dovrebbe fruire dei relativi servizi, e comunque è applicabile ad una ridotta tipologia di mansioni e settori, in particolare nel comparto costruzioni.
Questa è la tipologia di semplificazione necessaria non quella prevista dal Decreto Legge 76/20 c.d. “Semplificazione” che affida in via diretta gli appalti dei lavori fino a 150 mila euro, con cinque inviti fino a 350 mila euro, 10 inviti fino a un milione, 15 inviti – sia pure a rotazione – fino alla soglia comunitaria di 5,3 milioni di euro, in quanto essa configura – secondo FINCO - una “sottrazione al mercato e alla trasparenza, non una semplificazione”.
“E ciò – conclude Carla Tomasi – per l’incapacità (o non volontà) delle stazioni appaltanti di unificarsi, attrezzarsi e soprattutto qualificarsi rispetto all’attuale livello. Se è giusto pretendere qualificazione da parte delle imprese – e noi siamo assolutamente su questa linea – lo è a maggior ragione pretenderlo dalle stazioni appaltanti pubbliche. In particolare ciò diventa ineludibile laddove i LL.PP. vengano eseguiti a prevenzione e protezione di grandi rischi civili di massa, quali ad esempio, quello sismico, quello idrogeologico e quello relativo alla circolazione stradale.”
Speciale rilancio: per un’Italia più sicura e più bella
Leggi lo speciale con le proposte FINCO sul numero 86 di Casa&Clima