“Il Paese è di fronte ad un passaggio cruciale, unico e ad una occasione storica in cui le scelte di oggi e le opportunità fornite dal PNRR andranno ad incidere profondamente per molte generazioni a venire. Il Piano contiene molti interventi condivisibili, ma anche alcuni sui quali sarebbe opportuno un ripensamento. Servirebbe, ad esempio, far capire meglio, uscendo da una visione settoriale, come cambierà concretamente la vita dei cittadini e delle comunità e, quindi, la qualità delle città. E, vista la centralità dei temi del territorio e della rigenerazione urbana, è incomprensibile che tra le riforme non sia stata prevista quella urbanistica”.
Lo ha dichiarato Francesco Miceli, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori al 65° Congresso Nazionale degli Ordini degli Ingegneri d’Italia dedicato all’importante tema “Next. Ri-costruire un nuovo rapporto tra cultura tecnica e società”, in corso di svolgimento presso l'Auditorium Niccolò Paganini di Parma.
“Come Rete delle Professioni Tecniche - ha detto - dobbiamo mettere in campo, uniti e con forza, tutte le nostre capacità e competenze per essere attori protagonisti nel guidare i necessari cambiamenti e vedere finalmente realizzate quelle grandi riforme che da troppo tempo il Paese attende”.
Per Miceli “la semplificazione amministrativa e legislativa insieme alla riforma della P.A. - il grande malato del Paese - è di fondamentale importanza e può definirsi il pilastro che sostiene tutti gli altri contenuti nel PNRR e, quindi, la rinascita del Paese”.
“L’auspicio - ha aggiunto - è che finalmente si intervenga, così come è stato anticipato, con una riforma di sistema e non più con interventi episodici che, in assenza di una strategia, non hanno determinato processi di innovazione”.
“Di conseguenza - ha concluso - va valorizzato appieno quale strumento di efficienza - e a supporto del piano di ripresa - il ruolo di sussidiarietà, orizzontale e verticale, degli Ordini professionali: per fornire un decisivo contributo al cambiamento, le professioni tecniche devono - da subito - essere ancora più coese nel rapporto con la governance del PNRR e nella sua gestione”.