Redditi, perché non funziona la dichiarazione precompilata?

Per paura di commettere errori i contribuenti si rivolgono a Caf e professionisti che utilizzano sempre più spesso il vantaggio della dichiarazione precompilata

venerdì 14 luglio 2023 - Franco Metta

tasse

La dichiarazione precompilata è stata introdotta dall’Agenzia delle Entrate certamente per aiutare i contribuenti ma, per una ragione non troppo difficile da comprendere, è diventata uno strumento in più a disposizione dei professionisti fiscali che vi ricorrono sovente, anche per sfruttare il beneficio sulle limitazioni ai controlli documentali concesse in caso di trasmissione con o senza modifiche del modello messo a disposizione dall'Agenzia delle entrate.

A rendere di pubblico dominio la notizia è stata la Corte dei Conti nella sua relazione sul rendiconto generale dello Stato 2022, pubblicata lo scorso 28 giugno, che evidenzia come l'incremento negli scorsi anni del numero 730 precompilati inviati direttamente dai contribuenti continua ad essere di gran lunga prevalente e in crescita la presentazione tramite Caf e intermediari.

Secondo la Corte dei Conti “il ricorso da parte dei contribuenti al supporto degli intermediari è dovuto, oltre che alla scarsa dimestichezza di molti cittadini, in particolare anziani, con gli strumenti telematici, soprattutto alla complessità sostanziale dell'ordinamento tributario e al persistente timore di commettere errori e di doverne poi subire le conseguenze”.

Circa 23 milioni di modelli precompilati

I numeri presentati dalla Corte dei Conti certificano l'assoluta prevalenza dell'utilizzo dello strumento da parte dei professionisti. Nel 2022 infatti risultano essere circa 4 milioni i modelli 730 precompilati inviati direttamente dai contribuenti rispetto ai circa 19 milioni di precompilati trasmessi invece attraverso intermediari e Caf. E dei circa 4 milioni di precompilati inviati direttamente dai contribuenti, poco più del 20% risultavano accettati senza modifiche, circa un milione.

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