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Registro degli amministratori di condominio, il Governo accoglie ordine del giorno in Senato

L'obiettivo è contrastare l’evasione fiscale da parte di coloro che si improvvisano amministratori

martedì 20 giugno 2017 - Redazione Build News

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Introduzione dell'obbligo per gli amministratori di condominio di iscriversi ad un Registro istituito presso il ministero della Giustizia.

È quanto prevede un ordine del giorno accolto dal Governo in sede di esame della Manovrina al Senato, e proposto da Anaip - Associazione Nazionale Amministratori Immobiliari Professionisti.

L'ordine del giorno impegna il Governo:

– al fine di arginare il fenomeno dell’evasione fiscale nel settore della gestione condominiale e dell’esercizio abusivo dell’attività, a valutare la possibilità di emanare in tempi brevi un apposito Decreto Ministeriale demandando al Ministero della Giustizia l’attuazione di un Regolamento che preveda l’obbligo per tutti coloro che svolgono l’attività di amministratore immobiliare e/o condominiale, anche se solo del condominio in cui sono residenti, ad iscriversi ai meri fini pubblicistici e a loro spese, in un apposito Registro tenuto presso il Ministero della Giustizia. Tale Registro dovrà contenere i dati anagrafici di ogni amministratore, l’eventuale nominativo dell’Associazione di categoria alla quale è iscritto, i dati relativi al regime fiscale con il quale opera, oltre a riportare annualmente i riferimenti dell’Associazione di Categoria del settore o l’Ente presso il quale ha frequentato il corso di aggiornamento professionale obbligatorio, con il superamento del relativo esame, svolto ai sensi del D.M. 140/2014;

– a valutare la possibilità di prevedere all’articolo 71-bis delle disposizioni d’attuazione del Codice civile, l’immediata revoca dell’amministratore non solo se in mancanza dei requisiti previsti dal presente articolo, ma anche se svolge l’attività senza essere iscritto nel Registro di cui sopra, prevedendo l’applicazione di sanzioni amministrative di notevole entità;

– a valutare la possibilità di adottare misure volte a precisare che la cancellazione dal Registro degli amministratori condominiali ed immobiliari, tenuto presso il Ministero della Giustizia, può essere richiesta solo in caso di cessazione dell’attività e con apposita comunicazione inviata contemporaneamente al Ministero della Giustizia ed all’Agenzia dell’Entrate che detiene tutti i riferimenti dei codici fiscali dei condomìni e ai quali deve essere abbinato, già allo stato attuale, il nominativo dell’amministratore di condominio in carica.

Sia chiaro – precisa Giovanni De Pasquale, Presidente Nazionale della Anaip - non si parla di albo o di riconoscimento di altra natura della professione, ma di far chiarezza su chi sono realmente coloro che svolgono l’attività di amministratore, un mondo sommerso di improvvisati che occorre far emergere e che danneggia chi lavora correttamente e con professionalità. Ora auspichiamo – continua il Presidente De Pasquale – che il Governo tramite il Ministero della Giustizia proceda in questa direzione dando seguito all’impegno assunto con questo Ordine del Giorno. Come Associazione riteniamo che così Governo e Parlamento possano riconoscere anche l’importante impegno assunto da diverse Associazioni di Categoria nell’interesse di chi già svolge regolarmente questa attività, continuando a vedere in noi un interlocutore privilegiato per il lavoro che si dovrà fare per definire il Regolamento ministeriale relativo al Registro. Ad oggi – rammenta il Presidente Anaip – sappiamo che ci sono circa 15 mila professionisti che nel 2015 hanno dichiarato con lo Studio di Settore di svolgere l’attività di amministratore e che sono quasi tutti iscritti alle Associazioni di categoria più rappresentative del settore, ma tutti gli altri chi sono? Come Anaip, ad esempio, monitoriamo i nostri iscritti a partire dalla verifica del rispetto dei requisiti previsti dall’art. 71bis delle disposizioni d’attuazione del codice civile e dell’aggiornamento professionale ai sensi del DM 140/2014. Solo obbligando, anche con la collaborazione delle Associazioni di Categoria, tutti coloro che vogliono svolgere tale attività a dichiararlo formalmente al Ministero della Giustizia – conclude il presidente degli Amministratori Immobiliari – si può evitare che i condomini si trovino ad essere amministrati da coloro che non solo non posseggono alcun requisito previsto per legge, ma che molto spesso evadono anche il fisco evitando di dichiarare il compenso che percepiscono come onorario. Naturalmente nella nostra proposta è previsto che anche l’amministratore/condomino risponda a tutti i requisiti previsti per legge. E’ giunto il momento di mettere un freno a questo perverso meccanismo di concorrenza sleale che danneggia non solo gli amministratori professionisti, ma tutta l’utenza condominiale. Svolgere questa attività, già da tempo, comporta la necessità di avere competenze altamente specializzate ed un continuo aggiornamento pertanto, è giusto che solo coloro che le posseggono la possano intraprendere.

CONTRARIA L'ANAMMI. “Condividiamo la preoccupazione per il ‘sommerso’ fiscale nel nostro settore. Inoltre, chiediamo da tempo maggiori controlli sulla formazione periodica. Quello che non ci convince – dichiara Giuseppe Bica, presidente dell’Anammi, l'Associazione Nazional-europea degli AMMinistratori d’Immobili - è la soluzione proposta che, a nostro giudizio, lascerà inalterati i problemi. Il fine pubblicistico del registro non premia il ruolo svolto dalle Associazioni in questi anni a favore della qualificazione della categoria, non fornisce garanzie ai nostri utenti finali, che sono i condòmini, né tantomeno al professionista contro la concorrenza sleale di chi non rispetta le regole. Non si colpirebbe il fenomeno dei corsi-truffa e la vendita di finti certificati, ottenuti on-line dietro pagamento. Anche le famose 15 ore di aggiornamento professionale obbligatorio sono spesso soltanto sulla carta e tali, anche con il registro, rimarrebbero. Poiché l’iscrizione sarebbe obbligatoria tutti i professionisti, pur di lavorare, sarebbero costretti a versare il contributo in modo da essere presenti nel registro. Una norma del genere si trasformerebbe così in un balzello a carico dei professionisti, che ricadrebbe poi sui condòmini, senza però combattere l’evasione”.

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