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Relazione sulla situazione energetica nazionale: FER elettriche +14,7% nel 1° semestre 2018

Si stima che nel 2017 le rinnovabili abbiano coperto il 17,7% dei consumi finali lordi di energia, il valore più elevato mai registrato e che risulta al di sopra degli obiettivi europei al 2020

venerdì 20 luglio 2018 - Redazione Build News

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Nel primo semestre del 2018, rispetto allo stesso semestre del 2017, le Fonti Rinnovabili elettriche nel complesso crescono del +14,7% (non ci sono informazioni congiunturali per biocarburanti - ma obblighi passano da 6,5% a 7% - e legna che vengono contabilizzate a fine anno).

L’elettricità è risultata in leggera crescita: +0,8% mentre il gas è in flessione del -1,7%.

I prodotti petroliferi sono risultati in crescita del +4%, mentre il carbone registra una flessione di circa il –16%.

Nello stesso periodo, crescono le vendite di auto alternative alle fonti tradizionali (+15%) e rappresentano oramai il 12,6% del nuovo venduto; cala la quota del diesel dal 56,5% al 53,5%, anche se l’Italia è ancora lontana dai valori medi dei 5 maggiori Paesi dell’EU (38,3%), peraltro una media che risente del valore molto alto dell’Italia. Le auto elettriche (totalmente o parzialmente) rappresentano il 4,1% del nuovo venduto rispetto al 3,1% del 2017.

È quanto emerge dal documento “Il monitoraggio statistico-energetico: dati del primo semestre 2018” di Giovanni Perrella del Mise, pubblicato sul sito del Ministero dello Sviluppo economico.

LA RELAZIONE SULLA SITUAZIONE ENERGETICA NAZIONALE AL 2017. Nella Relazione sulla situazione energetica nazionale al 2017, predisposta dalla Direzione generale Sicurezza approvvigionamenti e Infrastrutture energetiche del Mise e presentata oggi, si evidenzia che “nel 2017, in un contesto internazionale segnato da un ulteriore rafforzamento della ripresa economica mondiale e da prezzi delle materie prime che si sono riportati su livelli elevati, l’Italia ha confermato di avere un sistema energetico sostenibile in cui rinnovabili ed efficienza energetica sono centrali, coerentemente con il percorso indicato con l’approvazione della Strategia energetica nazionale nel novembre scorso”.

Le fonti energetiche rinnovabili (FER) “hanno consolidato il proprio ruolo di primo piano nel sistema energetico nazionale confermandosi una componente centrale dello sviluppo sostenibile del Paese, con ricadute occupazionali ed economiche importanti. Nonostante il venire a mancare di una parte della generazione idroelettrica, per effetto della bassa piovosità, si stima che nel 2017 le FER abbiano coperto il 17,7% dei consumi finali lordi di energia, il valore più elevato mai registrato e che risulta al di sopra degli obiettivi europei al 2020. Con riferimento al solo settore elettrico, l’incidenza delle FER - calcolate applicando i criteri di calcolo della direttiva 2009/28/CE - sul consumo interno lordo di energia elettrica al netto dei pompaggi è stimata pari al 34,2%, in lieve aumento rispetto al dato 2016 (34,0%). Si stima che nel 2017 alle attività legate alla realizzazione e gestione di nuovi impianti alimentati da FER siano corrisposte circa 70.000 unità di lavoro permanenti e 44.000 temporanee”.

Si conferma “il buon livello di efficienza energetica del nostro paese: l’indice ODEX per l’intera economia italiana nel 2016 (ultimo anno disponibile) è stato pari a 92,7 confermando i miglioramenti registrati a partire dall’anno 2005 (anno di riferimento 2000 posto pari a 100). L’intensità energetica del PIL si è attestata intorno 106,7 tonnellate equivalenti di petrolio (tep) per milione di euro, con un decremento complessivo pari al 4,9% rispetto al 2013, uno dei valori più bassi dei paesi dell’area OCSE.Tale miglioramento è frutto dei molti strumenti di promozione adottati (dalle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici, al nuovo Conto Termico, ai Titoli di efficienza energetica) che hanno portato a rilevanti risparmi di energia e, conseguentemente, alla riduzione delle emissioni: complessivamente, nel periodo 2005-2017, si stima che con le misure per l’efficienza energetica siano stati risparmiati 13,4 milioni di tep all’anno di energia primaria e oltre 3,5 miliardi di euro l’anno di mancate importazioni che hanno alleggerito la bolletta energetica del paese”.

La Relazione mette in luce che “la progressiva incidenza delle FER e la riduzione dell’intensità energetica hanno contribuito, negli ultimi anni, alla riduzione della dipendenza del nostro Paese dalle fonti di approvvigionamento estere. La quota di fabbisogno energetico nazionale soddisfatta da importazioni nette rimane elevata (pari al 76,5%) ma più bassa di circa 6 punti percentuali rispetto al 2010”.

Nel 2017 “riprende a crescere, dopo un decennio di riduzione quasi continua, la domanda di energia primaria (+1,5% rispetto al 2016); questa è soddisfatta sempre meno dal petrolio (che comunque rappresenta un terzo del totale), dai combustibili solidi (al 6,1%) e dall’energia elettrica importata (al 4,9%). Cresce invece il contributo del gas (al 36,2%) e si conferma quello delle fonti rinnovabili (pari a poco meno di un quinto)”.

Aumenta pure “la domanda finale di energia, cresciuta dell’1,7%, che prosegue la tendenza positiva manifestatasi negli ultimi tre anni, una crescita trainata dall'agricoltura, i bunkeraggi, gli usi civili e quelli industriali. In controtendenza invece il settore dei trasporti che mostra un lieve decremento.

In termini economici, le imprese appartenenti ai settori della fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata e della fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio generano un valore aggiunto che cresce del 2,7% rispetto all’anno precedente”.

Persiste “il divario di costi energetici che svantaggia il nostro Paese: il differenziale fra i prezzi dei prodotti energetici in Italia e nell’Unione Europea rimane positivo ma è ripreso il processo di convergenza iniziato qualche anno fa. Si conferma un significativo premio pagato dalle imprese italiane per l’energia elettrica e uno più lieve per il gas acquistato dalle famiglie. Ciò è anche il risultato della maggiore pressione fiscale che nel nostro paese colpisce i prodotti energetici: nel 2016, ultimo dato disponibile, ogni tep di energia utilizzata era gravata da una imposta di 384 euro, un valore superiore del 64% alla media europea”.

In allegato:

Relazione e appendici

Sintesi

Il monitoraggio statistico-energetico: dati del primo semestre 2018

I prezzi dei carburanti e i consumatori

Le rinnovabili nel 2017

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