Secondo una relazione della Corte dei Conti UE (ECA) pubblicata il 17 luglio scorso, l’'Unione Europea è riuscita solo parzialmente a gettare le basi per il mercato emergente dell’'idrogeno rinnovabile, rendendo improbabile il raggiungimento degli obiettivi per il 2030 relativi alla produzione e importazione di questa risorsa.
Cosa dice il report?
Gli obiettivi fissati dalla Commissione risultano troppo ambiziosi poiché non basati su analisi approfondite, ma su valutazioni politiche. L’obiettivo di produrre rispettivamente 10 milioni di tonnellate per la produzione e l’importazione di idrogeno entro il 2030 è stato compromesso fin dall’inizio da ambizioni diverse degli Stati membri, non sempre allineati con l’UE, e dalla loro scarsa coordinazione.
Riguardo i meriti riconosciuti alla Commissione viene considerato il fatto di aver proposto la maggior parte degli atti giuridici in breve tempo in quanto viene presentato un quadro normativo quasi completo. Tuttavia, anche in questo caso l’accordo sulle norme ha richiesto tempo, soprattutto sull’accordo di cosa rientra nella definizione di “idrogeno rinnovabile”, e i promotori dei progetti hanno rinviato le decisioni di investimento perché l’offerta dipende dalla domanda e viceversa.
I finanziamenti pubblici che sono richiesti da un’industria UE dell’idrogeno sono notevoli tra pubblici e privati. I fondi stimati corrispondono a 18,8 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 e sono distribuiti su diversi programmi, rendendo difficile per le aziende trovare il finanziamento giusto per i loro progetti specifici.
Gli Stati membri che al momento ne stanno usufruendo maggiormente sono Germania, Spagna, Francia e Paesi Bassi. Questi Paesi hanno settori industriali difficili da decarbonizzare e progetti già in fase avanzata.
Al momento non vi è alcuna garanzia che l’'UE possa sfruttare pienamente il suo potenziale di produzione di idrogeno o che i finanziamenti pubblici saranno sufficienti per garantire il trasporto dell'idrogeno verde dai paesi con alta capacità produttiva a quelli con una forte domanda industriale.
Gli aspetti su cui la Commissione dovrebbe aggiornare la strategia sono, secondo la Corte, i seguenti:
- come calibrare gli incentivi di mercato per promuovere la produzione e l'uso dell'idrogeno rinnovabile;
- come stabilire priorità per l'allocazione dei limitati finanziamenti dell'UE e decidere su quali segmenti della catena del valore concentrarsi;
- considerare quali industrie l'UE intende sostenere e a quale costo, tenendo conto delle implicazioni geopolitiche della produzione interna rispetto alle importazioni da paesi terzi.
Cos’è l’idrogeno rinnovabile?
L’idrogeno rinnovabile o “verde” viene prodotto dall’'elettrolisi dell’'acqua che, utilizzando energia elettrica da fonti rinnovabili, non emette gas serra durante le fasi di produzione in quanto produce solo energia e vapore acqueo
È in grado di svolgere una funzione strategica di decarbonizzazione soprattutto in settori difficilmente elettrificabili, come la produzione di acciaio, nonché l’industria petrolchimica, del cemento e dei fertilizzanti.
Occorre prestate attenzione, tuttavia, al fatto che solo l’idrogeno “verde” è considerato pulito e bisogna distinguerlo da quello di “altri colori”:
- nero: prodotto dall'acqua dall’acqua utilizzando energia elettrica generata da centrali a carbone o a petrolio;
- grigio: corrisponde a più del 90% di quello prodotto e viene impiegato principalmente nell'industria chimica. Può essere un sottoprodotto di una reazione chimica o estratto dal metano (composto da idrogeno e carbonio) o da altri idrocarburi. L’anidride carbonica generata viene rilasciata nell’aria;
- blu: ottenuto da idrocarburi fossili, l’'anidride carbonica generata durante il processo viene catturata e immagazzinata;
- viola: prodotto dall’'acqua utilizzando energia elettrica generata da centrali nucleari, che non emettono CO2;
- verde: è ottenuto dall’'acqua utilizzando energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili, come centrali idroelettriche, solari o fotovoltaiche.
Le sfide della produzione di idrogeno
I problemi che sorgono con la produzione di idrogeno rinnovabile sono diversi, primo tra tutti il costo di produzione e fabbisogno di energia elettrica rinnovabile e acqua. Il processo di elettrolisi, infatti, richiede circa 9 litri di acqua per ogni chilogrammo di idrogeno e la potenza necessaria per comprimere l’idrogeno per il trasporto è circa tre volte maggiore rispetto a quella richiesta per i normali gasdotti.
Anche lo stoccaggio, la compressione e il trasporto, soprattutto dell’idrogeno liquido, richiedono molta energia. Inoltre, durante la conservazione dell’idrogeno liquido si incorre nel tasso di evaporazione che si attesta sullo 0,4% al giorno, portando quindi in quattro mesi alla dispersione della metà del contenuto.