Fornire ad architetti e progettisti uno strumento utile per realizzare edifici in grado di resistere ad eventi calamitosi e di adattarsi ai cambiamenti climatici. E' questo l'obiettivo di un nuovo standard certificativo che misura la resilienza del costruito. La certificazione, che incorpora e completa le due certificazioni più utilizzate negli Stati Uniti, la LEED del GBC ed il Institute for Sustainable Infrastructure’s Envision program, si chiama Reli. Ed è stata sviluppata, dopo due anni e mezzo di lavoro, da Doug Pierce, ingegnere dello studio Perkins + Will.
La resilienza è diventata una parola d'ordine in architettura ed è il passo decisivo che il green design deve compiere- ha dichiarato Pierce aggiungendo come nel corso degli ultimi 30 anni si sia costruito senza considerare gli effetti dei cambiamenti climatici e una coscienza della limitatezza di alcune risorse.
Tre disastri naturali
Le linee guida sono naturalmente volontarie e Pierce stesso le definisce uno strumento innanzitutto politico, con cui si vogliono aiutare le comunità ad affrontare tutte le problematiche legate ai cambiamenti climatici. Sono circa 60 le azioni prese in considerazione dal documento, incentrato su tre grandi categorie di disastri naturali. In primo luogo quelli causati dalle piogge, che sono sempre più violente e stanno distruggendo interi centri abitati. Poi, il vento, che sopratutto in territorio statunitense, sta originando tornadi ad una frequenza sempre maggiore. E infine gli incendi spontanei, provocati da un innalzamento delle temperature globali.
Quanto costano gli interventi?
In riferimento ai costi che, come si sa, sono il tasto dolente delle certificazioni, l'ingegnere precisa che gli interventi previsti dallo standard potrebbero far lievitare il costo complessivo di un progetto del 3-4%. Un investimento che potrebbe essere considerato esiguo se confrontato al rischio