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Rete Professioni Tecniche: il Jobs Act Autonomi è un passo in avanti ma non basta

Restano ancora da affrontare l’equo compenso, la tutela dalle clausole vessatorie, l’affidamento al tribunale del lavoro delle controversie tra professionisti e committenti, l'inserimento della rappresentanza ordinistica nel tavolo tecnico di confronto permanente sul lavoro autonomo

lunedì 15 maggio 2017 - Redazione Build News

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“L’approvazione del Jobs Act Autonomi rappresenta sicuramente un passo in avanti significativo ma ancora non sufficiente. Restano ancora da affrontare, tra l’altro, i delicati temi dell’equo compenso, della tutela dalle clausole vessatorie, dell’affidamento al tribunale del lavoro delle controversie tra professionisti e committenti che, come Rete Professioni Tecniche, abbiamo avuto modo di illustrare recentemente al Ministro del Lavoro Poletti.”

Così la Rete Professioni Tecniche commenta la conversione in legge del ddl recante “Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l'articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato”, approvato in via definitiva dal Senato mercoledì scorso.

“Nel corso dell’iter legislativo del Ddl Autonomi, in particolare, abbiamo più volte fatto rilevare – ricorda la RPT - l’urgenza di introdurre una disposizione che conducesse alla definizione di corrispettivi economici idonei a costituire un efficace strumento di orientamento per i committenti e per i professionisti, nel rispetto dei principi di libera concorrenza e parità di trattamento. D’altra parte, l’abolizione delle tariffe non ha fatto venir meno la necessità di continuare ad applicare il principio del ‘giusto compenso economico’.”

La Rete delle Professioni tecniche segnala inoltre che “non è stata espressamente inserita la rappresentanza ordinistica nel tavolo tecnico di confronto permanente sul lavoro autonomo, previsto dall’articolo 17 del provvedimento. Gli Ordini sono organismi istituzionali che da sempre svolgono funzioni anche di rappresentanza dei professionisti iscritti, in modo particolare negli ultimi anni. La loro esclusione da quel tavolo è assolutamente immotivata e priverebbe lo stesso Ministero del Lavoro di una interlocuzione fondamentale per capire e sostenere il mondo del lavoro professionale in Italia. Su questo punto il Ministro Poletti ha assunto l’impegno ad allargare il tavolo anche ai rappresentanti degli Ordini”.

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