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Le reti idriche in Italia sono un colabrodo. Stanziato un miliardo per ridurre la dispersione

Le reti idriche italiane fanno acqua su tutti i fronti. Un modo di dire desueto, che fa comprendere il motivo per il quale sono state stanziate delle risorse per ridurre la dispersione

venerdì 17 maggio 2024 - Pierpaolo Molinengo

acquedotto Foto di Emrah AYVALI da pexels.com

Le reti idriche italiane sono, a tutti gli effetti un vero e proprio colabrodo. Si perde qualcosa come il 41,4% dell’acqua potabile. A certificarlo ufficialmente è l’ISTAT e i dati si riferiscono al 2022. Complessivamente, l’acqua che viene dispersa nelle reti comunali di distribuzione, contribuirebbe a soddisfare le esigenze idriche di qualcosa come 43,4 milioni di persone per un anno intero. Stiamo parlando del 75% della popolazione del nostro paese. Un dato allarmante, quello della dispersione. In un periodo nel quale l’acqua è diventato un bene prezioso.

Questi numeri, indubbiamente, aiutano a comprendere perché sia stato stanziato un miliardo di euro per abbattere la dispersione nelle reti idriche. I fondi sono stati resi disponibili a seguito della pubblicazione del Decreto Direttoriale del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per l’assegnazione dei fondi. Le risorse sono arrivate a seguito della rimodulazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che ha coinvolto direttamente l’investimento M2C2-4.1, il cui scopo, sostanzialmente, è quello di ridurre le perdite nelle reti di distribuzione dell'acqua. E che punta, inoltre, alla digitalizzazione e al monitoraggio delle reti.

Reti idriche, gli obiettivi del decreto del MIT


Il Decreto Direttoriale del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha stanziato poco meno di un miliardo di euro per abbattere la dispersione delle risorse idriche. L’obiettivo è quello di riuscire a ridurre in maniera significativa la dispersione dell’acqua potabile attraverso la modernizzazione delle reti idriche di distribuzione. Ma soprattutto introducendo dei sistemi di controllo avanzato che permettano di monitorare in tempo reale i nodi principali e i punti che risultano essere più vulnerabili.

Il Consiglio dell’Unione Europea - lo scorso 8 dicembre 2023 - aveva approvato la nuova decisione di esecuzione, attraverso la quale era stato autorizzato un aumento della dotazione finanziaria di un miliardo di euro. Si attendeva unicamente, a ogni modo, un decreto della Ragioneria generale dello Stato presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Sostanzialmente, attraverso il decreto il MIT assicura:

Il finanziamento ai soggetti che erano risultati ammessi ma non finanziati nell’ambito dell’Avviso Pubblico pubblicato in Guri N.29 del 9 marzo 2022, per un totale di 959 milioni di euro di risorse aggiuntive. Ad oggi, sono dunque stati assegnati complessivamente 1.900 milioni di euro a 103 interventi. Le risorse aggiuntive consentiranno di ampliare l’ambizione dell’investimento, che oggi si propone di costruire almeno 45.000 km di rete idrica a livello distrettuale entro il 31 marzo 2026”.

La riduzione degli sprechi


Qualcosa come 45.500 chilometri di condotte a uso potabile, entro il prossimo 31 dicembre 2024, saranno attrezzate con delle strumentazioni e dei sistemi di controllo innovativi, il cui scopo è quello di andare a localizzare le eventuali perdite e a ridurle. Ma non solo: si cercherà di favorire la gestione delle risorse idriche in maniera ottimale, cercando di ridurre gli sprechi e limitando il più possibile le inefficienze. Si cercherà, inoltre, di migliorare la qualità del servizio che viene costantemente erogato ai cittadini.

Entro il mese di marzo 2026, il progetto prevede che gli interventi appena citati vengano estesi a qualcosa come 72.000 chilometri di condotte.

React EU mette a disposizione 482 milioni di euro


I fondi che arriveranno attraverso il PNRR verranno utilizzati per digitalizzare e monitorare le reti idriche: costituiscono solo una parte dei fondi che verranno messi a disposizione per ottimizzare la gestione delle reti idriche. 

Altri 482 milioni di euro arriveranno attraverso il Piano Operativo Nazionale (Pon) Infrastrutture e Reti previsto all’interno del quadro del programma europeo React EU.

Ma perché viene messo in moto un programma così importante per gestire le reti idriche italiane? Il nostro paese, stando a un documento predisposto nel 2022 dal Ministero, sconta una vera e propria carenza, vetustà e scarsa digitalizzazione delle infrastrutture idriche.

Come se questo non bastasse, le risorse sono utilizzate in maniera impropria: almeno un terzo dei consumi domestici di acqua potabile viene utilizzato per lavare l’auto, irrigare i giardini e lavare le strade.

Reti idriche: la dispersione è troppo alta


Purtroppo la dispersione delle reti idriche italiane è troppo alta: viene perso il 42,4% dell’acqua potabile. A metterlo in evidenza è l’ISTAT, che ha sottolineato come nel corso del 2022 l’acqua dispersa nelle reti comunali risulti essere pari a quella che potrebbe servire a soddisfare le esigenze idriche di qualcosa come 43,4 milioni di persone per un anno intero. Ossia del 75% della popolazione italiana.

Nel 2022 il dato della dispersione risulta essere peggiore rispetto a quello del 2022, quando la percentuale si era attestata intorno a un 42,2%. Ogni singolo giorno, le reti comunali arrivano a erogare 214 litri di acqua potabile a persona per usi autorizzati. Trentasei litri in meno rispetto al 1999. Risulta essere al 28,8%, nel 2023, la quota delle famiglie che non si fida a bere l’acqua del rubinetto: la percentuale risulta essere stabile rispetto al 2022.

Perdite idriche, le regioni peggiori


La regione italiana che perde meno acqua potabile nelle proprie reti idriche è l'Emilia Romagna, con una dispersione pari al 29,7%. Al secondo posto c’è la Valle d’Aosta, con il 29,8%. La peggiore in assoluto è la Basilicata con il 65,5% e l'Abruzzo con il 62,5%. A stilare la classifica delle dispersioni nelle reti idriche italiane è il report dell’ISTAT, che si riferisce al 2022.

In più di un capoluogo su tre - si legge nel report - si registrano perdite totali in distribuzione superiori al 45%. Le condizioni di massima criticità, con valori pari ad almeno il 65%, sono a Potenza (71,0%), Chieti (70,4%), L’Aquila (68,9%), Latina (67,7%), Cosenza (66,5%), Campobasso (66,4%), Massa (65,3%), Siracusa (65,2%) e Vibo Valentia (65,0%). Una situazione infrastrutturale più favorevole, con perdite inferiori al 25%, si verifica in circa un capoluogo su quattro. Perdite inferiori al 15% si rilevano in sette città: Como (9,2%), Pavia (9,4%), Monza (11,0%), Lecce (12,0%), Pordenone (12,1%), Milano (13,4%) e Macerata (13,9%)”.


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