Mentre al Senato è in corso la discussione sul Disegno di Legge delega per la revisione del Codice dei Contratti Pubblici (AS 2330), Finco ha scritto una lettera al Presidente della Commissione Lavori Pubblici e ai relatori del DDL, per esprimere la propria perplessità in merito ad alcuni degli emendamenti presentati.
Se da un lato, infatti, alcuni emendamenti risultano fortemente condivisibili (nello specifico 1.257, 1.259 e 1.260, relativi al Contratto di Subappalto Tipo), altri emendamenti suscitano forte preoccupazione, e per questo Finco chiede che “vengano valutati nelle loro negative e pericolose conseguenze onde il relativo loro percorso possa essere oggetto di serio ripensamento”. In particolare, si tratta degli emendamenti:
- Em. 1.182 Sen. Faggi, Campari, Corti, Rufa, Sudano;
- Em. 1.183 Sen. Margiotta;
- Em. 1.184 Sen. Mallegni, Paroli, Barachini, Barboni, Boccardi;
- Em. 1.185 Sen. Margiotta;
- Em. 1.186 Sen. Berutti;
- Em. 1.187 Sen. Vono;
- Em. 1.188 Sen. Ruspandini, Totaro.
Secondo Finco, questi emendamenti potrebbero aprire la porta “a una qualificazione ottenuta anche con lavori non direttamente eseguiti invece che con la valorizzare delle attività effettivamente realizzate”.
Dopo che il subappalto è stato integralmente liberalizzato sulle lavorazioni non prevalenti (anche con riferimento a quelle superspecialistiche), consentire a imprese generali che subappalteranno a prezzi stracciati di usare i lavori fatti da altri per qualificarsi a loro volta senza avere nulla – in termini di know-how, attrezzature e personale qualificato per la specifica categoria – rappresenterebbe davvero un tragico epilogo per un tessuto imprenditoriale sano e strutturato che ha, finora, rappresentato l’eccellenza operativa del Paese in un mare di scatole, purtroppo troppo spesso, vuote. Per evitare di “piangere sul latte versato” – come nel caso delle recenti vicende di aziende dequalificate operanti nei bonus in edilizia – è necessario puntare sulla qualificazione delle aziende e delle stazioni appaltanti, e non su “scorciatoie laterali” e peraltro penalizzanti per le imprese specialistiche, come “l’imposizione” del “contratto unico”.
Pensavamo che con il comma 22 dell’art. 105 dell’attuale Codice dei Contratti il problema della qualificazione ‘fittizia’ fosse stato definitivamente accantonato: vedere che invece è stato riproposto da più forze politiche non può che lasciare sgomenti. Abbiamo, pertanto, chiesto a tutti i Senatori firmatari di ritirare gli emendamenti di cui sopra e confidiamo vorrete condividere le serie controindicazioni sopra illustrate onde fermarne l’eventuale approvazione, conclude Finco.