La recente rimodulazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza ha suscitato preoccupazioni a numerosi livelli, che riguardano le risorse da riassegnare e i tempi di realizzazione degli interventi stralciati. Anche l’Istituto Nazionale di Urbanistica ha espresso le proprie nei giorni scorsi in un comunicato stampa. E’ Giampiero Griffo, componente del board dello European Disability Forum e del Consiglio mondiale di Disabled People International, che in più riprese ha collaborato con il progetto promosso dall’INU “Città accessibili a tutti”, a segnalare un ulteriore problema, che riguarda l’accessibilità e i diritti delle persone con disabilità.
Il punto è che il PNRR si è dotato nel febbraio del 2022 di una direttiva della Presidenza del Consiglio che prevede il monitoraggio delle sue sei missioni dal punto di vista del rispetto, nei bandi e nelle opere da realizzare, di criteri che attengono all’accessibilità, allo universal design, all’autodeterminazione e alla vita indipendente, alla non discriminazione delle persone portatrici di disabilità. Griffo è stato in prima linea, da allora coordinatore del Comitato tecnico scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, in questo passaggio, dice, “storico. E’ stata la prima volta che si è riconosciuto e fatto in modo, stabilendo che precisi requisiti vanno ricompresi nei bandi, che i problemi legati alle persone con disabilità non vanno affrontati solo nelle politiche sociali, ma secondo una modalità integrale e complessiva. E’ esattamente l’applicazione della Convenzione delle Nazioni Unite, che nella sua definizione si riferisce alle persone con disabilità come coloro che hanno limitazioni funzionali che in interazione con l’ambiente producono barriere. E’ un concetto e una visione che chiamano in causa la necessità di intervento degli Stati”.
Il nodo del rispetto dei requisiti per l’accessibilità
Nel momento in cui una serie di interventi, per di più in buona parte localizzati nelle città (si pensi ai Piani urbani integrati) escono come è accaduto dal PNRR, “oltre al problema di come finanziarli e in che tempi realizzarli, sorge quello del rispetto dei requisiti per l’accessibilità stabiliti nel febbraio del 2022. Ne verrà monitorato il rispetto? Il rischio che non accada è più che concreto, dal momento che la direttiva si riferisce esplicitamente al PNRR”.
Griffo ritiene che perdere questa impostazione sarebbe un danno enorme: la direttiva è stata il frutto di un lavoro imponente, che ha compreso incontri e confronti con tutti i Ministeri. Il fatto che venga applicata per la prima volta nel nostro Paese, avendo l’Italia ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite con legge 18/2009, dà alla direttiva anche l’importante funzione di apripista, di esempio per le norme che verranno, ma se non si potesse sperimentare in una miriade di casi cruciali e centrali, nelle città e nei territori, ovvero quelli stralciati dal PNRR, anche questo particolare valore in buona parte si perderebbe, assieme naturalmente un particolare aspetto qualitativo degli interventi. L’auspicio è perciò quello di recuperare, per non perdere uno dei due pilastri della sperimentazione del nuovo approccio delle politiche sulla disabilità. L’altro è la legge delega 227 del dicembre del 2021, per la quale sono attesi i decreti delegati entro il 15 marzo prossimo.