Federcepicostruzioni lancia un grido di allarme per l’ultimo rialzo al 3,75% del costo del denaro, deciso dalla BCE «per ottenere – si legge nel comunicato ufficiale – un tempestivo ritorno dell’inflazione all’obiettivo di medio termine del 2%».
«La decisione della Banca Centrale Europea – commenta il presidente nazionale di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi – lungi dal contenere l’inflazione, rischia di avere effetti gravissimi sulle economie europee più fragili, come quella italiana. L’ennesimo aumento dei tassi rappresenta un altro pesante macigno sull’intera economia, con il pericolo incombente di un forte rallentamento del mercato immobiliare e dell’edilizia, con una riduzione degli investimenti delle imprese che frenerà, di conseguenza, l’occupazione. Questo ennesimo aumento genererà enormi scompensi, non assorbibili nell’immediato soprattutto nelle aree con maggiori difficoltà e ritardi di sviluppo».
«L’inflazione – aggiunge ancora il presidente Lombardi – si combatte con l’aumento dei tassi di interesse, quando è provocata da un eccesso di liquidità nei mercati. L’inflazione di questi anni, invece, è legata a cause straordinarie ed esogene che hanno stravolto l’economia mondiale: la difficile ripresa post-pandemia, l’aumento dei prezzi delle materie prime, il conflitto bellico in Ucraina. Questo imporrebbe pertanto ben altri interventi sia da parte degli istituti centrali che degli stessi governi».
Non è, del resto, un caso, che la politica di aumento del costo del denaro da luglio scorso non abbia affatto sortito l’effetto auspicato e gli obiettivi di contenimento dell’inflazione. Che anzi, è aumentata ancora.
Il Direttorio della BCE ha già preannunciato che nelle prossime riunioni relative alle decisioni di politica monetaria, si deciderà per ulteriori rialzi dei tassi. «Con l’unico risultato – osserva il presidente Lombardi – di incrementare gli utili degli istituti di credito».
Le Banche Italiane nei prossimi giorni pubblicheranno i dati relativi alle trimestrali del 2023. Secondo le previsioni di Mediobanca e di altri istituti finanziari, si va verso il raddoppio degli utili rispetto al 2022, all’incirca 5 miliardi. Ciò soprattutto per l’aumento dei tassi di sconto della Bce. A fronte di tassi medi sui prestiti pari al 3,81%, infatti (dati Abi), solo lo 0,26% è riconosciuto su conti correnti e depositi dei clienti. La differenza fra questi due valori concorre fortemente a generare l’utile delle banche.
Nei mesi scorsi diversi istituti hanno anche aumentato il costo di gestione del conto corrente, in qualche caso anche oltre il 7%. Gli aumenti hanno riguardato in particolare i costi fissi e le commissioni applicate alle singole operazioni, nonché ai vari strumenti collegati al conto corrente.
«Con una inflazione a due cifre, i risparmi depositati nel conto corrente che non rendono quasi nulla, le rate dei mutui a tasso variabile che solo in quest’ultimo anno sono aumentati del 40%-50%, un contesto di estrema difficoltà per famiglie e imprese – conclude il presidente Lombardi – è evidente che ci sono parti dell’economia che proprio da questa crisi stanno traendo grande giovamento. Il sistema bancario è tra questi».
Federcepicostruzioni lancia quindi un appello al Governo, perché intervenga sollecitamente a sostegno di famiglie e imprese, valutando anche l’opportunità di una moratoria.