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Riapre tutto, ma non riparte la formazione professionale

Migliaia di professionisti dovranno aspettare luglio per partecipare a un corso in presenza, e soltanto in zona gialla. Nel frattempo, devono affidarsi ancora alla babele della formazione online

lunedì 26 aprile 2021 - Redazione Build News

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Da oggi, in seguito al cosiddetto Decreto Riaperture del 22 aprile, nelle regioni “gialle” riaprono numerose attività che erano rimaste chiuse negli scorsi mesi: ristorazione all’aperto, cinema, musei, scuole. Un settore che invece è stato finora trascurato dal calendario delle riaperture è quello della formazione professionale: per poter tornare a seguire dei corsi in presenza bisognerà aspettare almeno luglio, con la ripartenza dell’attività di congressi e convegni, ma solo nelle regioni in fascia gialla e quindi con l’incertezza di programmare un corso con il rischio di doverlo annullare nel giro di pochi giorni.

Nel frattempo, proliferano le iniziative di formazione online: queste ultime hanno avuto senz’altro il merito di tenere viva la formazione e hanno permesso a migliaia di professionisti di continuare a formarsi anche in questo lungo anno di pandemia, ma è chiaro a tutti che non possono sostituire la formazione in presenza e che, spesso, rappresentano un rischio per la qualità stessa dell’offerta formativa.

Ripubblichiamo a questo proposito un estratto dell’editoriale scritto da Norberto Maccagno su Odontoiatria33, che si riferisce alla realtà dei professionisti dell’odontoiatria, ma descrive un quadro in cui potranno ritrovarsi senza difficoltà anche ingegneri e architetti:

Fatta eccezione per i mesi di settembre ed ottobre, partecipare ad un corso, un congresso è stato sempre vietato. Certo, so bene che il problema non era, solo, la questione del rischio di contagio negli spazi chiusi ma anche il fatto che il discente per partecipare doveva spostarsi, soggiornare. Però di brontolii sul non poter partecipare in presenza ad una conferenza sull’implantologia guidata (cito la prima cosa che mi è venuta in mente) non ne ho sentiti se non dagli organizzatori, mentre sulle mancate pizzate si sono riempiti giornali, post ed interrogazioni parlamentari.

Possibilità di partecipare a congressi che continua ad essere “vietata” ancora per un po’, stando a quanto previsto del Decreto Riaperture. Fino a luglio non si potrà partecipare ad un corso in presenza, anche se con pochi partecipanti, ma riaprono ristoranti, spettacoli teatrali, cinema, calcetto. Tra qualche settimana sarà anche possibile tronare negli stadi e nei palazzetti dello sport. Sempre che poi, il Covid e la “spensieratezza” degli italiani non costringa il Governo a richiudere tutto.

L’amico prof. Lorenzo Breschi potrà, quindi, con molta probabilità andare a vedere per la prima volta dal vivo Marco Belinelli durante i play off di basket della sua Virtus Bologna, ma dovrà aspettare luglio per partecipare ad un evento culturale organizzato dall’AIC, la società scientifica di cui è il past president.

Sempre poi che qualcuno li organizzi, visto che la possibilità di partecipare a congressi e fiere sarà solo per le Regioni in giallo, ed il colore viene ridefinito ogni settimana. Chi si avventurerà nell’organizzare un evento con il rischio di doverlo disdire qualche giorno prima? Ed infatti molte delle principali Società scientifiche, ed anche UNIDI per Expodental, hanno programmato gli eventi da settembre o in autunno.

Fosse interessato a qualcuno dell’aggiornamento professionale, magari si sarebbe potuto far notare che per quelli in ambito sanitario i partecipanti sono di fatto tutti vaccinati, sono pochi: quindi a basso rischio.

In questo anno di pandemia e chiusure, ci si è disperati per non poter andare a mangiare al ristorante mentre nulla o quasi si è detto o chiesto per poter tornare a sentire una conferenza, partecipare ad un corso. Peraltro, anche dietro ad un congresso, come ai ristoranti ed al mondo dello spettacolo, ci sono aziende e persone che vivono del loro lavoro e da un anno faticano.

Certo c’è l’online.

Lo abbiamo anche analizzato noi di Odontoiatria33 attraverso un sondaggio dal quale è emerso che, certo l’online ha permesso di continuare ad aggiornarsi ed è stato apprezzato e continuerà ad esserlo. Ma comunque si vuole tornare a formarsi di persona.

Ad un anno dal divieto di aggiornamento in presenza e di proliferazione di eventi online, credo che si possa fare una riflessione sulla qualità dei contenuti proposti.

La facilità di organizzare eventi attraverso le tante piattaforme social presenti, ha consentito a chiunque di organizzare webinar affollando, inflazionando, il panorama dell’aggiornamento.

Ma quando si può parlare di aggiornamento? Solo perché si partecipa ad una conferenza online, oppure quando quella conferenza offre informazioni di qualità?

La troppa informazione comporta la difficoltà di mediare questa informazione; cosa che si traduce in tutto diventa informazione. Per questo tutti i Paesi del Mondo hanno regolamentato il diritto di informare ed essere informati con regole e doveri, affidando l’informazione a professionisti (giornalisti) e aziende regolamentate (editori). Il resto è chiacchiericcio, anche se seguito e molto spesso utile ed interessante.

Ma questo capita anche per l’aggiornamento professionale? La formazione certificata avrebbe dovuto essere quella ECM, valutata dai referee sulla base della qualità formativa offerta e non solo se rispettano le regole burocratiche organizzative. Ma oggi sappiamo che l’ECM non è altro che una raccolta “punti” obbligatoria (molti pure regalati), almeno così viene percepita (a torto) dalla maggioranza degli iscritti agli Ordini sanitari.

Il rischio è che la facilità di utilizzare le tecnologie per comunicare, i social, abbia trasformato la formazione on-line in un momento d’intrattenimento, piuttosto che di aggiornamento.

Qualche giorno fa, un amico fotografo mi manda il link di un webinar scrivendomi: quante cavolate hanno detto. Vero, però lui era in grado di giudicare perché preparato.

La maggior parte dei discenti che partecipa a corsi on-ine (anche quelli in presenza) lo fa per imparare perché, presumibilmente, ignora. Quindi prende per buono quanto il relatore di turno insegna, soprattutto se sa essere convincente.

Prima del proliferare dei corsi online erano le Società scientifiche a mediare, definendo il programma del corso o del congresso, scegliendo i relatori, mettendo in gioco la propria autorevolezza, dando al partecipante la garanzia che quanto sentiva durante le relazioni era verificato, veritiero, aveva una valenza scientifica.

Ora?

E lo stesso paragone valere per un caso clinico presentato su Facebook o su una rivista scientifica. Ecco, quello di come garantire la qualità formativa, o distinguere quella che non la garantisce è un’altra delle questioni che la pandemia ha fatto emergere e sulla quale società Scientifiche, Università ed Editori, ma anche gli stessi utenti, dovranno “metterci la testa”. O basta dire che quello organizzato on-line da Società scientifiche, Università, Editori è valido e diffidate di quello proposto da altri?

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