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Riciclo rifiuti inerti, senza incentivi si rischia il blocco di tutta la filiera delle costruzioni

L’allarme al convegno di ANPAR e Nadeco. Gestiti ogni anno quasi 80 milioni di tonnellate di rifiuti da costruzione e demolizione, l’81% dei quali viene avviato a riciclo. Ma solo poco più della metà dei rifiuti riciclati oggi viene effettivamente utilizzato, e molti impianti sono saturi

giovedì 12 ottobre 2023 - Redazione Build News

rifiuti-costruzioni

Il settore del riciclo dei rifiuti da costruzione e demolizione gestisce ogni anno poco meno di 80 milioni di tonnellate di rifiuti, l’81% dei quali viene avviato a riciclo. Solo poco più della metà dei rifiuti riciclati oggi viene effettivamente utilizzato, il resto è inutilizzato nei piazzali di molti impianti, ormai saturi. Se non si incentiva l’impiego di questi prodotti, anche nella realizzazione delle opere previste dal PNRR, si rischia di bloccare l’intera filiera delle costruzioni.

L’allarme è stato lanciato nel corso dell’evento promosso oggi a Roma da ANPAR, l’Associazione Nazionale Produttori di Aggregati Riciclati che fa parte di Assoambiente, e da Nadeco (Associazione Nazionale Demolizione ed Economia Circolare per le Costruzioni), dal titolo “Riciclo rifiuti inerti, traino dell’economia circolare”.

Il problema riguarda non il tasso di riciclo, ma il tasso di circolarità

Il settore della gestione dei rifiuti inerti gestisce 78,7 milioni di tonnellate (dati ISPRA), circa il 48% dei rifiuti speciali prodotti a livello nazionale e ad oggi ha superato gli obiettivi di riciclo dettati dall’UE, attestandosi a quota 81% (rapporto rifiuti speciali ISPRA 2023). Il problema quindi riguarda non il tasso di riciclo, ma il tasso di circolarità, ovvero l’effettivo impiego di questi materiali che vengono correttamente trasformati in prodotti dalle aziende del settore, ma che poi stentano a trovare uno sbocco nei diversi mercati e in particolare in quello dei lavori stradali e più in generale delle grandi infrastrutture. La causa principale sta nella diffidenza ancora diffusa da parte delle stazioni appaltanti pubbliche. Proprio i lavori stradali, quelli ferroviari e quelli portuali e aeroportuali potrebbero costituire un’opportunità, in considerazione dei fondi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per la realizzazione di opere, per l’utilizzo degli aggregati riciclati in sostituzione di beni primari, soprattutto per la realizzazione degli strati di fondazione e per i sottofondi o rilevati stradali.

Saturi molti impianti

L’effetto prodotto da questo scarso utilizzo è che molti impianti sono ormai saturi, hanno raggiunto i limiti di stoccaggio e l’intera filiera delle costruzioni rischia di bloccarsi una volta che saranno impossibili i conferimenti dei materiali provenienti dalle demolizioni. Nelle aree del centro Italia in cui si sta affrontando la complessa ricostruzione post terremoto, e che rappresenta il più grande cantiere d’Europa, oltre il 50% dei prodotti riciclati ottenuti dal trattamento delle macerie attende solo di essere impiegato.

“Oggi non è possibile parlare di sostenibilità delle opere”, osserva Paolo Barberi – Presidente ANPAR, “se nella progettazione e realizzazione si prescinde dall’uso prioritario degli aggregati riciclati. Tale uso infatti consente di evitare che si facciano nuove ferite sul territorio attraverso l’uso di materiali inerti provenienti da attività estrattive e contemporaneamente permette di riciclare significativi quantitativi di rifiuti che altrimenti finirebbero in discarica, ottenendo un prodotto ad elevate prestazioni con un basso costo ambientale. Per questo chiediamo al Governo di dettare linee guida destinate alle maggiori stazioni appaltanti pubbliche beneficiarie dei fondi del PNRR (in particolare il Gruppo Ferrovie) che incentivino l’utilizzo di questi materiali attraverso l’adozione di nuovo capitolati di appalto”.

Nuovo regolamento

Possibili benefici per il settore potrebbero arrivare nei prossimi mesi anche dal nuovo Regolamento (DM 152/22) sull’end of waste di questi rifiuti, che dovrebbe porre le basi per vincere la diffidenza degli utilizzatori e conseguentemente per creare un mercato forte e stabile, condizione necessaria per garantire la piena transizione verso i principi dell’economia circolare. Al contempo restano evidenti le difficoltà di applicazione dei Criteri Ambientali Minimi (CAM), già pubblicati per il settore dell’edilizia e di recente, purtroppo, rimessi nuovamente in discussione per il settore delle infrastrutture, uno dei principali mercati di sbocco per questi materiali.

“Le nostre associazioni hanno fatto molto, impegnandosi per due anni in un colloquio con i tecnici e le istituzioni, per sottolineare le criticità del decreto per com’è stato proposto inizialmente, e per individuare insieme soluzioni atte a preservare la possibilità di reimmettere nel ciclo produttivo la maggior quantità possibile di aggregati recuperati operando, così, una vera economia circolare. Siamo felici di aver trovato nel Governo un ascoltatore attento e aperto ai suggerimenti: importanti traguardi sono già stati raggiunti, ma possiamo e dobbiamo lavorare e migliorare ancora”, ha affermato Giuseppe Panseri, Presidente di NADECO.

Gava (MASE) sul decreto

All’evento ha preso parte il Vice Ministro del MASE Vannia Gava che ha sottolineato come: “Il decreto giunge all'esito di una lunga fase di ascolto degli stakeholder e di monitoraggio delle criticità. Le nuove disposizioni allargano il campo di applicazione delle norme e semplificano gli adempimenti in capo agli operatori nell'ottica di un più ampio e migliore utilizzo dell'aggregato, sempre salvaguardando le esigenze ambientali e di tutela della salute. Siamo convinti che, così facendo, il riciclo degli inerti consentirà davvero al settore di affermarsi come traino per lo sviluppo dell’economia circolare, garantendo più volumi recuperati e reimmessi sul mercato e meno discarica, a vantaggio di molteplici filiere che hanno un peso importante in Italia.”.

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