“In queste ore va definendosi un Protocollo di legalità e qualità del lavoro nella ricostruzione dei territori alluvionati dell’Emilia-Romagna largamente insufficiente che non tiene conto delle importanti esperienze maturate negli ultimi anni, dal Protocollo del 2012 ai Protocolli post sisma 2016 fino ai nuovi Protocolli di legalità adottati con delibera CIPE nel 2021. Così non va, perché si rinuncia a quegli strumenti e a quella partecipazione delle forze sociali che, insieme alle prefetture, ai gruppi interforze, alla parte sana dell’imprenditoria locale, hanno sempre accompagnato negli ultimi anni tutti gli interventi straordinari di ricostruzione”.
Lo denunciano in una nota la Cgil nazionale e la Fillea Cgil nazionale, la categoria dei lavoratori delle costruzioni della Cgil.
“In particolare - proseguono Cgil e Fillea - vengono meno quegli strumenti, dal settimanale di cantiere in forma semplificata per gli enti bilaterali edili all’obbligo di badge di cantiere anche ai fini dell’identificazione dei lavoratori e relativi orari che sono sempre stati utili per contrastare lavoro irregolare e dumping”. “Viene meno - aggiungono - il ruolo delle organizzazioni sindacali ai tavoli sui flussi di manodopera che da sempre permettono alle forze sociali che presidiano territorio, luoghi di lavoro e cantieri di segnalare eventuali situazioni di rischio e viene del tutto elusa la normativa specifica sul rispetto dei Ccnl edili e del Durc di congruità, rendendo anche più difficile il ruolo dei Rup (Responsabili Unici del Procedimento) e delle stesse stazioni appaltanti. Non si prevede nulla con riguardo alla ricostruzione privata e ai criteri di aggiudicazione degli appalti (OEV)”.
Sistema di prevenzione “minimo”
“In sintesi - continuano Cgil nazionale e la categoria degli edili - il segnale che il Protocollo di legalità, così come proposto, rischia di dare è quello di un sistema di prevenzione ‘minimo’, vecchio negli strumenti e senza quell’ausilio sociale che ha invece caratterizzato e caratterizza altri processi di ricostruzione che, non a caso, conoscono un numero di incidenti e infortuni minori rispetto alla media. Solo con un maggior protagonismo e collaborazione tra tutti è possibile, oltre che prevenire fenomeni di infiltrazione, anche di evidenziarli in fase di esecuzione, con quell’effetto di sostegno all’economia legale che tutti ci prefiggiamo”.
“Rivolgiamo quindi un appello al Governo ed al Ministro degli Interni, alle Istituzioni ed al Parlamento affinché intervengano evitando un ritorno al passato rischiosissimo per la legalità, la sicurezza sul lavoro e le irregolarità che nessuno può accettare e tantomeno condividere”.
“Per queste ragioni - concludono Cgil e Fillea - sosteniamo la richiesta della Cgil Emilia Romagna di definire un Protocollo di legalità e qualità del lavoro più avanzato, in linea con le esperienze migliori e più efficaci fatte in questi anni; in quanto una ricostruzione in piena legalità, con il pieno coinvolgimento di tutte le realtà istituzionali e di rappresentanza sociale, è una ricostruzione più veloce, più giusta, con maggiore qualità e maggiore tutela di tutti i soggetti coinvolti, a partire da lavoratori ed imprese locali. Anche per queste ragioni il 14 ottobre saremo in piazza con le tante realtà sociali e sindacali dell’Emilia-Romagna”.