Fisco

Riforma appalti, Antitrust: “Le clausole sociali non possono essere obbligo specifico”

Secondo l'AGCM l’imposizione al nuovo entrante del rispetto delle clausole di protezione sociale può scoraggiare la partecipazione alla gara

giovedì 17 dicembre 2015 - Redazione Build News

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Secondo il presidente della Commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi (Ap), «il parere rivolto dall’autorità Antitrust alla Commissione lavoro del Senato a proposito della relazione tra la cosiddetta “clausola sociale” e la concorrenza negli appalti è di straordinaria rilevanza perché conferma ed amplia le ragioni già espresse da essa stessa e dall’Autorità anticorruzione costituendo un riferimento necessario per il legislatore, per le pubbliche amministrazioni, per gli operatori economici».

Per l'Antitrust «l’imposizione al nuovo entrante del rispetto delle clausole di protezione sociale fa diminuire sensibilmente i benefici del confronto competitivo tra imprese in sede di gara e, prima ancora, può scoraggiare la partecipazione alla gara». Ciò viene affermato ancor più per gli appalti ad alta intensità di lavoro in quanto limiterebbero il «perseguimento di efficienza».

LE CLAUSOLE ELEMENTO DI INTERFERENZA RISPETTO ALLE OPPORTUNITÀ PROFESSIONALI DEL PERSONALE DIPENDENTE. Secondo l’Autorità «la presenza di clausole sociali può danneggiare l’Amministrazione» perché impedisce innovazioni a risparmi che sono proprio la ragione del loro rivolgersi all’esterno. Le clausole possono essere perfino «un elemento di interferenza rispetto alle opportunità professionali dello stesso personale dipendente». Queste clausole, per l’Antitrust, non possono costituire un «obbligo specifico» e devono essere compatibili con l’organizzazione d’impresa dell’appaltatore subentrante. Se quanto sopra vale per gli appalti in generale, sui call center si considera che la previsione normativa del disegno di legge comunitaria abbia «l’effetto di alterare o comunque forzare la valutazione dell’aggiudicatario in ordine al dimensionamento dell’impresa».

«Bene ha fatto quindi il collega Ichino – dice Sacconi - a sollevare il problema cui le Autorità hanno saputo dare una risposta chiara e tempestiva. Le legittime esigenze di carattere sociale dovrebbero quindi essere affidate più flessibilmente alla contrattazione senza vincoli di legge anche in relazione alla possibilità che un terziario più efficiente sia destinato ad incrementare in quantità e qualità i posti di lavoro».

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