Dopo un periodo sperimentale di 12/14 mesi, il nuovo Codice degli appalti prevedrà che il BIM sia obbligatorio per i lavori della Pubblica Amministrazione.
Lo ha precisato il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, intervenendo il 18 febbraio scorso al convegno “La transizione digitale in Europa per il settore delle costruzioni - Gli effetti delle strategie e dei mandati governativi sul settore delle costruzioni", presso Montecitorio, organizzato da Luigi Dellai, deputato della Commissione Cultura, Angelo Ciribini (Università di Brescia) e Giuseppe Martino Di Giuda (Politecnico di Milano).
Delrio è intervenuto precisando l'importanza della centralità del progetto nei lavori pubblici e la necessità di applicare la massima innovazione per garantire una spesa prevedibile e pianificare il processo in maniera adeguata e sostenibile. Secondo Delrio occorre "essere coraggiosi", introducendo nuove tecnologie e strumenti digitali come il BIM nel Codice degli Appalti.
RETE PROFESSIONI TECNICHE: NELLE BOZZE MANCA UNA DISCIPLINA ORGANICA DEI SERVIZI DI INGEGNERIA E ARCHITETTURA. Il testo del nuovo Codice “ha subito notevoli modifiche ed ha suscitato notevoli malumori nel mondo delle professioni che aveva avuto una parte molto attiva nella redazione della legge delega”, evidenzia la Rete delle Professioni Tecniche.
“Noi professionisti tecnici siamo stati correttamente coinvolti nella fase di definizione della legge delega – commenta Armando Zambrano, Coordinatore della Rete delle Professioni Tecniche e Presidente del CNI – ma al momento di passare all’attuazione e alla redazione dell’articolato i nostri contributi sono stati in gran parte ignorati”.
“Ad oggi – prosegue Zambrano - non abbiamo avuto la possibilità di valutare alcuna bozza di articolato e siamo costretti a fare le nostre valutazioni sulla base di documenti che circolano in maniera informale. Se quello che leggiamo in questi documenti è vero siamo in totale disaccordo con i contenuti dell’articolato. Se per ridurre il numero di articoli del Codice contratti si deve sacrificare una disciplina organica dei servizi di ingegneria e architettura, allora noi non ci stiamo!”.
“Tale disciplina – precisa il Coordinatore RPT – è necessaria per dare centralità al progetto, come chiaramente espresso nella legge delega. Attualmente le misure risultano sparse all’interno dell’articolato e sono del tutto incomplete”.
ANCORA UN TENTATIVO DI SANATORIA PER LE SOCIETÀ DI INGEGNERIA. “Come se non bastasse – conclude Zambrano – in totale negazione di quanto espresso nella legge delega, viene inserito nel comma 3 dell’articolo 42 bis la sanatoria per le società di ingegneria. Questo è inaccettabile! Ci opporremo con tutte le nostre forze nei confronti di una disposizione semplicemente indecente che va non solo contro la centralità del progetto, ma che affosserà centinaia di migliaia di professionisti e società tra professionisti. Ci auguriamo si tratti solo di una svista e che il Governo vi ponga subito rimedio”.
OICE E ALLEANZA DELLE COOPERATIVE: “IL TESTO DEL GOVERNO NON CONTIENE ALCUNA SANATORIA PER LE SOCIETÀ DI INGEGNERIA”. Per il presidente dell'OICE, Gabriele Scicolone, e per il presidente dell’Alleanza delle cooperative di produzione e lavoro, Carlo Zini, “è semplicemente incredibile sentire parlare di una fantomatica sanatoria per le società di ingegneria, visto che non c’è proprio nulla da sanare: esse operano legittimamente nel settore pubblico dal 1994 e in quello privato dal 1996, quando fu abrogato il divieto di svolgere attività professionale in forma di impresa, come da anni sostiene la giurisprudenza e come è nei fatti.”
OICE e Alleanza delle cooperative italiane di produzione e lavoro precisano che “le società di ingegneria sono uno strumento moderno ed al passo con i modus operandi internazionali, ed anzi scontano in Italia un ritardo dovuto alla continua contrapposizione ed alle polemiche sterili che le riguardano; se continuiamo di questo passo siamo destinati a perdere le sfide cruciali che i mercati internazionali ci chiedono e ci offrono; continuare a scagliarsi contro società come le nostre che, analogamente a quanto accade nel resto d'Europa e del mondo, da decenni operano in Italia e all'estero nell'architettura e nell'ingegneria anche integrata, fino alla realizzazione "chiavi in mano", dando lavoro a decine di migliaia di giovani professionisti che difficilmente troverebbero sbocchi professionali dignitosi altrove, significa semplicemente che non si vuole il bene del settore ma soltanto la sua divisione e la sua contrapposizione. Questo, semmai, sarebbe indecente e inaccettabile. A nostro avviso società di ingegneria e professionisti o società tra professionisti sono strumenti diversi e che intercettano mercati diversi; si può coesistere ed occorre che lavoriamo insieme per riportare l’ingegneria italiana, oggi più che mai depressa e mortificata, al ruolo che da sempre rappresenta nell’immaginario collettivo in tutto il mondo.”
L’ing. Scicolone e l’ing. Zini sottolineano quindi che “le esternazioni dei giorni scorsi da parte della Rete delle professioni tecniche intendono strumentalmente intimidire chi sta lavorando con impegno e professionalità ad un testo complesso e articolato, che nelle ultime versioni, pur perfezionabili, ha recuperato buona parte dei principi oggi vigenti in materia di affidamenti di servizi di ingegneria, salvaguardando quella centralità del progetto fortemente voluta dalle nostre Associazioni e realizzata nella legge 11/2016. Auspichiamo un clima di collaborazione e di confronto aperto e trasparente.”