In materia di riforma degli appalti pubblici, il Governo intende procedere con il potenziamento dell’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) presieduta da Raffaele Cantone, che ha da poco predisposto un primo piano di riordino dell’ex AVCP.
Lo ha confermato ieri il premier Matteo Renzi, durante la presentazione del libro di Giorgio Barbieri e Francesco Giavazzi a Roma.
LA RESPONSABILITÀ DEI POLITICI. Parlando della riforma del codice appalti (decreto legislativo n. 163/2006), Renzi ha annunciato un “irrobustimento” dell'Autorità anticorruzione e ha stigmatizzato l'eccessiva complicazione delle norme. “La responsabilità dei politici - ha detto il presidente del Consiglio - non è solo sull'anello conclusivo delle opere, del politico che ruba e che fa schifo. È anche a monte, di non aver creato un sistema, attraverso le norme, trasparente e semplice”.
Lo stesso presidente dell'Anac, Raffaele Cantone, ha sottolineato che la complessità delle regole negli appalti è “un volano per la corruzione”.
OICE FAVOREVOLE AL POTENZIAMENTO DELL'ANAC. “Siamo convinti da tempo che il rafforzamento dei poteri dell’ANAC, già avviato con alcuni recenti provvedimenti normativi, sia essenziale per elevare l’attenzione sul sistema degli appalti pubblici”, dice il Presidente OICE (Associazione delle società di ingegneria aderente a Confindustria) Ing. Patrizia Lotti, commentando l'annuncio di Renzi. “Se infatti si andrà verso una riforma dell’attuale codice dei contratti pubblici, che vedrà poche e snelle disposizioni con un apparato di soft law di dettaglio, sarà necessario – osserva Lotti - potenziare la vigilanza dell’Authority per evitare eccessi e distorsioni sul fronte dell’esercizio della discrezionalità amministrativa.”
Ma, ad avviso dell’OICE, occorre intervenire non soltanto sulla vigilanza, ma anche su altri punti: “L’esperienza di questi ultimi anni – ricorda Lotti - ci dice che anche gli atti dell’ANAC di soluzione delle controversie attraverso il precontenzioso devono essere tali da vincolare le stazioni appaltanti, se no il rischio è che rimangano lettera morta. Così come l’attività di regolazione dovrà in qualche modo essere resa più cogente specialmente in un’eventuale attribuzione all’ANAC del potere di emanare quei provvedimenti di soft law coerenti con l’impostazione di un codice snello”.
UN CODICE APPALTI DI POCHE NORME. Il tutto però dovrà essere attentamente valutato e approfondito in sede parlamentare: “Nel rispetto del Parlamento che sta esaminando la delega sugli appalti, auspichiamo che - al di là del modello scelto - il nuovo codice punti ad una decisa semplificazione delle norme e ad una forte valorizzazione della fase progettuale perché – conclude il presidente Oice - soltanto con un progetto ben fatto si possono evitare molte delle disfunzioni di oggi”.