Adusbef, Codici Associazione Consumatori, Greenpeace, Italia Solare, Kyoto Club, Legambiente e Wwf iniziano una battaglia legale, con esposti al Garante della Concorrenza e alla Commissione Europea, contro la riforma delle bollette elettriche sancita dall’Autorità per l’Energia con la delibera 582/2015 e contro il blocco delle reti elettriche private previsto dall’articolo 12 della delibera 539/2015.
Le due delibere, sostengono le associazioni in un comunicato congiunto, “fissano al di fuori di ogni logica di concorrenza i ricavi dei distributori e vietano le reti elettriche private. Questo con un duplice effetto: eliminazione di ogni segnale di concorrenza e mercato nel settore della distribuzione elettrica; discriminazione del mercato della generazione distribuita e dell’efficienza energetica rispetto al mercato della generazione centralizzata di energia. Il tutto in palese controtendenza rispetto agli indirizzi della Comunità Europea che richiedono tariffe di distribuzione flessibili mirate a rendere più efficiente la rete e stimolare l’autoconsumo di energia e l’efficienza energetica”.
L'Autorità per l'energia, dicono le associazioni, “non è nuova a produrre delibere atte a distorcere la concorrenza sia nel settore della produzione di energia che nel settore della distribuzione elettrica. Vedasi a tal proposito la Segnalazione AS898/2011 del Garante della Concorrenza dove si evidenzia come l’operato dell’Autorità per l’Energia metta in atto discriminazioni a favore della generazione centralizzata di energia elettrica. Siamo quindi in presenza di un operato discriminatorio recidivo”.
ANTITRUST. Con l’esposto all'Antitrust le associazioni richiedono di “attuare ogni misura utile per rimediare alle gravi distorsioni causate dalle due delibere al mercato della distribuzione elettrica e della generazione elettrica, oltre che per anticipare al 2020 la fine dell’attuale oligopolio nel settore della distribuzione elettrica fissato al 2030”.
COMMISSIONE UE. Con l’esposto alla Commissione Europea, invece, chiedono di “porre in essere tutte le azioni per fare sì che lo Stato Italiano adempia ai propri obblighi di attuazione della normativa comunitaria, ivi inclusa l’apertura di una procedura di infrazione”.