“Voglio ribadire come l’intervento della legge delega non porti ad alcun incremento dell’imposizione fiscale sugli immobili regolarmente accatastati. Nessuno pagherà più tasse per questo. E devo dire un po’ di credibilità sul fronte di non far pagare più tasse questo governo se l’è guadagnata”.
Lo ha dichiarato il Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, al question time di ieri alla Camera dei deputati, in risposta all'interrogazione a risposta immediata, presentata dal gruppo Fdi, con la quale si chiedono chiarimenti in ordine alle conseguenze sulla tassazione degli immobili e sulla definizione dei valori Isee derivanti dal progetto di riforma del catasto dei fabbricati.
Ricordiamo che con un solo voto di scarto, il 3 marzo scorso la commissione Finanze della Camera ha respinto l'emendamento del centrodestra per la cancellazione dell'articolo 6 della delega fiscale, quello che prevede la revisione del catasto. La sottosegretaria al Ministero dell'economia Maria Cecilia Guerra aveva posto a nome del Governo l'ultimatum: “Se l'articolo 6 non viene approvato si ritiene conclusa l'esperienza del governo” (LEGGI TUTTO).
DRAGHI: È ESCLUSO IN MODO ESPLICITO CHE L’INTERVENTO DI MAPPATURA POSSA PRODURRE UN AUMENTO DI TASSAZIONE. “La riforma”, ha detto Draghi, “punta a rafforzare il contrasto alle irregolarità e agli abusi, e a modernizzare gli strumenti di individuazione e controllo delle consistenze di terreni e fabbricati. Per inciso l’impianto del catasto è del 1939, ci sono state tante cose in mezzo, anche una seconda Guerra mondiale. Non solo gli estimi su cui sono basati i gettiti oggi sono dell’89, sono passati 33 anni.
I decreti delegati dovranno prevedere strumenti, da porre a disposizione dei comuni e dell’Agenzia delle entrate, per facilitare e accelerare l’individuazione di immobili attualmente non censiti, abusivi o che non rispettano la reale consistenza di fatto, la relativa destinazione d’uso, la categoria catastale.
I decreti delegati potranno inoltre prevedere strumenti e modelli per facilitare la condivisione di dati e informazioni tra l’Agenzia delle entrate e i competenti uffici dei comuni, anche attraverso il ricorso a strumenti digitali e nuove tecnologie.
L’intervento punta inoltre a realizzare una mappatura aggiornata degli immobili presenti in Italia.
Questa mappatura, come ha detto chiaramente il ministro dell’economia Franco nell’audizione sulla Legge delega, “non ci serve per aumentare le tasse, ma per capire lo stato del patrimonio immobiliare”.
La mappatura affiancherà - non sostituirà - per ciascuna unità immobiliare alla rendita catastale determinata secondo la normativa esistente, il relativo valore patrimoniale e una rendita attualizzata in base, ove possibile, ai valori normali espressi dal mercato.
Così si esclude in modo esplicito che l’intervento di mappatura possa produrre un aumento di tassazione, un aumento delle imposte dirette, delle imposte indirette sui trasferimenti immobiliari, un aumento dell’IMU.
Tutte queste considerazioni, in particolare l’introduzione dell’Ici, l'introduzione dell’Imu, l’abolizione dell’Ici, l’introduzione della Tasi, l’abolizione della Tasi, sono state fatte sempre su valori inesistenti, su valori che non hanno senso, su valori di 33 anni fa. Allora questa procedura di applicare un coefficiente fisso su valori che non hanno senso per produrre numeri che non hanno senso deve finire, vogliamo trasparenza”, ha concluso il premier.
COLOMBO CLERICI (ASSOEDILIZIA): IL CUORE DELLA RIFORMA È LA SOSTITUZIONE DEGLI ATTUALI CRITERI DI DETERMINAZIONE DELLE BASI IMPONIBILI, DI NATURA REDDITUALE, CON QUELLI NUOVI DI NATURA PATRIMONIALE. “Non è questione, né di destra, né di sinistra. Ma di chi vuole dare una picconata all’attuale assetto socio-economico e di chi no”, dichiara Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia. “Proprio in questo momento storico, in mezzo ad una guerra, a una pandemia, ad una crisi economica. Il cuore della cosiddetta riforma del catasto, che io contesto, non è, né l’emersione delle case fantasma, né la lotta senza quartiere all’evasione fiscale, né la perequazione dei valori imponibili catastali: ci sono apposite leggi (che non sono quelle di cent’anni fa di cui si dice; tra le ultime quelle del 2004). Potenziamole, se occorre, ma soprattutto applichiamole.
Il cuore è la sostituzione degli attuali criteri di determinazione delle basi imponibili, di natura reddituale, con quelli nuovi di natura patrimoniale: che hanno effetti potenzialmente espropriativi. Quanto poi all’art. 53 della Costituzione italiana, che parla della capacità contributiva, come la mettiamo?”, conclude Colombo Clerici.
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