La riforma del catasto, prevista dalla legge delega di riforma fiscale, è “un'operazione importante che non è detto sia accantonata. Abbiamo lavorato e il lavoro non è perduto, perché c'è stato un riallineamento delle banche dati”.
Lo ha detto il direttore dell'Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, in audizione ieri presso la Commissione parlamentare di vigilanza sull’Anagrafe tributaria.
“Abbiamo fatto due anni di lavori preparatori – ha ricordato Orlandi - che comunque saranno utili, perché ci hanno permesso la bonifica e il riallineamento di tutti i dati. Noi eravamo pronti, avevamo presentato dei progetti. Avevamo preparato tutti gli elementi perché il legislatore potesse prendere le sue decisioni, ma per il momento c'è stato questo accantonamento, la delega è scaduta e non sappiamo se il Parlamento o il governo presenteranno una iniziativa legislativa che ne permetta la ripresa”.
AGEFIS: LA SOSPENSIONE DELLA RIFORMA DEL CATASTO È UNA SCONFITTA AI DANNI DEI CITTADINI APPARTENENTI A FASCE MEDIO-BASSE. Nel giugno scorso il presidente dell’Associazione dei Geometri Fiscalisti, Mirco Mion, aveva stigmatizzato la sospensione della riforma del catasto – decisa dal Governo in vista dell'intervento organico di revisione della tassazione immobiliare – come “una sconfitta ai danni dei cittadini appartenenti a fasce medio-basse, ovvero dei possessori di immobili di basso valore con rendite alte rispetto a possessori di immobili di pregio con rendite molto basse”. Infatti la riforma del Catasto “ha l'obiettivo di rendere più equa la tassazione immobiliare, facendo pagare quanto dovuto a coloro che possiedono immobili di pregio, ponendo rimedio a una situazione di privilegio e disuguaglianza che non è più accettabile”, aveva sottolineato il presidente di Agefis (LEGGI TUTTO).
AUDIZIONE DEL DIRETTORE DELLE ENTRATE. Per quanto riguarda l’accertamento delle rendite proposte per nuovi accatastamenti o per atti di aggiornamento, gli accertamenti effettuati dall’inizio del 2015 fino al mese di agosto sono stati pari a circa 290.000 unità immobiliari urbane, con un incremento della rendita complessiva di circa 81 milioni di euro.
In merito al processo di revisione dei classamenti delle unità immobiliari urbane ricomprese in specifici ambiti territoriali, attivabile su iniziativa degli Enti locali, “sono stati 17 i Comuni che hanno richiesto l’avvio della procedura di riclassamento delle unità immobiliari, site in alcune microzone, sulla base dei criteri previsti dalla norma, tra cui i capoluoghi di Roma, Milano, Bari, Lecce e Ferrara”.
Complessivamente questa attività ha generato un incremento complessivo della rendita di circa 184 milioni di euro. “È evidente – ha osservato Orlandi - il ristretto numero di Comuni che hanno richiesto l’avvio di questo procedimento. Anche in questo caso, sussiste una complessità attuativa dovuta alla incerta collocazione, nell’ambito della normativa che regola il Catasto, a questa specifica revisione parziale dei classamenti”.
REVISIONE DEI CLASSAMENTI INCOERENTI. Riguardo, invece, alla procedura di revisione puntuale dei classamenti incoerenti, attivabile su richiesta degli Enti locali, sono stati coinvolti, in misura più o meno intensa, circa 1.300 Comuni, su un totale potenziale di 7.774, pari quindi al 17% dei Comuni totali.
La procedura ha dato luogo a circa 94.500 notifiche da parte dei Comuni (si escludono i cosiddetti avvisi bonari) e per il 67% dei casi è stata accertata la necessità di procedere ad un aggiornamento catastale, con conseguente incremento della rendita complessiva, pari a circa 181 milioni di euro.
“La procedura di revisione puntuale dei classamenti incoerenti ha determinato – ha sottolineato il direttore delle Entrate - risultati non sempre soddisfacenti, sia per la scarsa adesione da parte dei Comuni, sia per la complessità operativa dovuta, da un lato, alle difficoltà incontrate dagli Enti locali nell’utilizzo di archivi non completamente informatizzati e di complessa consultazione e, dall’altro, a criticità correlate agli adempimenti di competenza degli uffici provinciali dell’Agenzia, la cui tempestiva attuazione non è stata sempre possibile per la ridotta disponibilità di personale tecnico, da dedicare allo scopo”.
IMMOBILI FANTASMA. L'attività di controllo sui fabbricati sconosciuti al Catasto ha fatto emergere, su più di 2,2 milioni di particelle del Catasto Terreni individuate come meritevoli di indagine, oltre 1,2 milioni di unità immobiliari urbane non censite nella base-dati catastale. Di queste unità immobiliari, alla data del 30 novembre 2012, quasi 769mila hanno trovato una rendita catastale definitiva, mentre è stata attribuita una rendita presunta a circa 492mila fabbricati.
“L’Agenzia, per riattivare il processo di identificazione e regolarizzazione dei fabbricati non dichiarati al Catasto, ha previsto un nuovo ciclo di indagini periodiche sull’intero territorio nazionale, da sviluppare a partire dal prossimo triennio”, ha spiegato Orlandi.
DETERMINAZIONE DEI METRI QUADRATI DEGLI IMMOBILI PRIVI DI PLANIMETRIA CATASTALE O CON PLANIMETRIE NON RIPORTATE IN SCALA. La revisione del sistema estimativo catastale, prevista dalla legge delega per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita, avendo come finalità quella di riscrivere le regole per la determinazione catastale dei redditi (e dei valori) del patrimonio immobiliare nazionale, contiene diversi elementi di novità tra le quali il superamento dell’ormai obsoleto riferimento al “vano” catastale ed il passaggio al metro quadrato per la misura della consistenza delle unità immobiliari appartenenti alle categorie ordinarie, specificando i criteri di calcolo della superficie dell’unità immobiliare.
L’Agenzia delle Entrate ha pertanto effettuato, anche per quella finalità, il calcolo delle superfici per tutte le unità immobiliari ordinarie provviste di planimetria, correlandolo alle previsioni di cui al Decreto del Presidente della Repubblica 23 marzo 1998, n. 138, posto che nelle analisi propedeutiche svolte ai fini dell’attuazione di quella ipotesi di riforma si è osservato che i parametri previsti da tale Decreto potevano essere ancora ritenuti sostanzialmente sostenibili.
È stato realizzato l’impianto del dato relativo alle superfici delle unità immobiliari a destinazione ordinaria e sono state implementate le modalità per la loro gestione e conservazione, in coerenza con le procedure e la prassi catastale, al fine di garantire la contestualità, fra gli aggiornamenti della banca dati censuaria del Catasto edilizio urbano e quelli della banca dati planimetrica.
Con l’inserimento in banca dati del dato di superficie, l’Agenzia ha la disponibilità, per le unità immobiliari censite nei gruppi “A”, “B” e “C”, della superficie catastale calcolata secondo le disposizioni richiamate nel Decreto del Presidente della Repubblica 23 marzo 1998, n. 138 (che si affianca, per le categorie del gruppo “C”, alla superficie che rappresenta la consistenza).
DATI DI SUPERFICIE MANCANTI. Al 31 agosto 2015, la situazione (ad oggi sicuramente migliorata sia per l’evoluzione naturale derivante dalla presentazione dei nuovi atti di aggiornamento, sia per una azione di recupero tuttora in corso) si presenta nei seguenti termini: 1. su un totale di circa 61 milioni di unità immobiliari dei gruppi catastali ordinari (“A”, “B” e “C”), 57,4 milioni sono le unità immobiliari con planimetria; 2. circa 3 milioni di unità immobiliari non risultano possedere la correlata planimetria; 3. per circa 0,3 milioni di unità con planimetria non è possibile calcolare la superficie.
In definitiva, sul totale di circa 61 milioni di unità immobiliari censite nei gruppi “A”, “B” e “C”, il 5,4% circa, pari a 3,3 milioni di unità, risultano prive di superficie.
Secondo Orlandi “una soluzione al problema potrebbe essere quella di assegnare alle unità immobiliari prive di superficie una superficie “convenzionale”, calcolata cioè moltiplicando la consistenza catastale per un parametro di conversione, determinato per ciascuna categoria ordinaria. Tale superficie “convenzionale” non rappresenta, per definizione, l’esatta misura della superficie dell’unità immobiliare.
Il contribuente, laddove dovesse ritenere errato il valore della superficie convenzionale eventualmente attribuita, dovrà necessariamente presentare la planimetria in Catasto secondo le modalità consuete. Si ritiene, pertanto, più favorevole per il contribuente questa ipotesi – ha detto il direttore delle Entrate - rispetto a quella di rendere obbligatoria la presentazione di un documento di aggiornamento catastale (Docfa) nel caso di planimetrie mancanti”.