Secondo le stime contenute nella Nadef approvata in Cdm lo scorso 29 settembre, ammontano a 4,35 miliardi le risorse recuperate dalla lotta all’evasione fiscale, che ora dovrebbero confluire nel fondo speciale costituito per finanziare la riforma fiscale, la cui legge delega, lo ricordiamo, è stata approvata lo scorso 5 ottobre.
Lo stesso documento quantifica il calo dell’evasione dell’Iva, nel quinquennio 2014-2018, per quasi 4 miliardi di euro, e fornisce le stime di quanto potrebbe ridursi il carico fiscale medio: nel 2021 potrebbe assestarsi al 41,9%, 0,9 punti in meno rispetto al 2020. Risultato al netto della riforma che sta per muovere i primi passi con la prossima legge di bilancio.
Come noto i fondi assegnati all’Italia del Pnrr non possono essere utilizzati direttamente per alleggerire il carico fiscale (e quindi per finanziare la riforma), ma è evidente che il volano innescato agli investimenti infrastrutturali non può che giovare all’economia del Paese nel suo complesso.
Nel fondo speciale che sostiene la riforma e che è destinato alla riduzione della pressione fiscale possono invece confluire le entrate generate dal miglioramento dell’adempimento spontaneo dei contribuenti (la cosiddetta tax compliance), creando così per la prima volta un concreto e diretto collegamento tra le due attività.
Va da sé dunque ipotizzare che migliori saranno i risultati sul fronte del contrasto all’evasione, maggiore potrà essere la riduzione del carico fiscale. E dai calcoli riportati nella Nadef il saldo ad oggi è positivo: 6,4 miliardi di tax gap recuperati, meno i circa 2 miliardi già utilizzati, restano appunto 4,3 miliardi che verosimilmente saranno allocati con la prossima legge di bilancio.
Franco Metta