di Franco Metta
Le Commissioni finanze di Camera e Senato sono al lavoro per redigere il documento di sintesi (dopo aver ricevuto le proposte dai partiti) cui farà riferimento il governo per la presentazione del disegno di legge delega, attesa per la fine di luglio.
Dalla prima bozza del documento al centro del confronto tra i partiti emergono già alcuni elementi che dovrebbero consentire di raggiungere gli obiettivi che la riforma si pone, ovvero permettere una crescita economica del Paese e una semplificazione della normativa.
Uno degli scogli da superare è la diversa tassazione per le imprese. Oggi infatti il fisco divide in due il trattamento sul reddito d’impresa che eccede il rendimento ordinario del capitale investito. Per l’imprenditore individuale o il socio di società di persone la tassazione è legata all’aliquota marginale Irpef, e dipende quindi dall’imponibile complessivo. Alle società di capitali si applica invece l’Ires al 24%. Questo doppio binario secondo il contributo di molti esperti che hanno partecipato a cinque mesi di audizioni si rivela contrario alla crescita dimensionale delle realtà produttive più piccole e quindi del tasso di crescita dell’economia italiana.
La bozza del documento in discussione suggerisce quindi l’introduzione (in realtà sarebbe un ritorno) dell’Imposta sul reddito dell’imprenditore (Iri) e il superamento dell’Irap con il suo inglobamento nell’Ires.