di Franco Metta
Il testo base della proposta di legge per la riforma degli Istituti tecnici professionali è già stato votato in Commissione cultura e questa settimana sarà esaminato alla Camera. È arrivato però in questi giorni l’appello congiunto da parte di imprese e regioni per aprire un tavolo di discussione sui contenuti. Gianni Brugnoli, vicepresidente di Confindustria per il Capitale umano, teme che venga indebolito il legame tra industria e istruzione, non valorizzando i laboratori, non attingendo docenti dal mondo del lavoro o non individuando le sedi fisiche ad alto contenuto tecnologico. Si corre il rischio di una cattiva spesa pubblica, con le risorse stanziate nel Pnrr, 1,5 miliardi nei prossimi cinque anni.
Anche secondo Claudio Di Bernardino, assessore lavoro scuola e formazione della regione Lazio e coordinatore della commissione Istruzione della Conferenza delle regioni, occorre migliorare l’attuale proposta partendo meccanismo di valutazione, dall’organo di governo del sistema, dal sistema di accreditamento al cofinanziamento fino al repertorio degli Its. Il tutto senza creare una concorrenza tra Its e atenei universitari.
Sugli obiettivi che la riforma dovrebbe raggiungere imprese e regioni sono comunque d’accordo: soddisfare il fabbisogno di competenze del mondo produttivo, fattore di competitività sui mercati internazionali.