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Riforma territoriale degli Ordini, le proposte del presidente degli Ingegneri

C'è un rapporto inversamente proporzionale tra la grandezza degli Ordini e la quota versata dagli iscritti

venerdì 2 ottobre 2015 - Redazione Build News

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Nel settembre del 2014, in occasione del 59° Congresso nazionale degli Ingegneri che si era svolto a Caserta, era stata approvata una mozione che al punto 19 impegnava al completamento della riforma delle professioni, in modo particolare per quanto riguarda la “riorganizzazione su base territoriale degli Ordini professionali”.

Sul tema è tornato il presidente del Cni Armando Zambrano nella sua relazione presentata il 30 settembre scorso al 60° Congresso nazionale degli Ingegneri a Venezia, che si conclude oggi.  

CARTA DEI SERVIZI PER GLI ISCRITTI. Uno dei problemi da affrontare concerne una Carta dei servizi per gli iscritti, che garantisca uniformità a livello nazionale. Occorre strutturare “una organizzazione funzionale – dice Zambrano - che consenta agli Ordini territoriali di garantire agli iscritti quel set di servizi oggi necessario non solo a rispondere ai nuovi obblighi di legge (formazione continua, assicurazione professionale, etc) ma anche ad operare adeguatamente nel mercato professionale (monitoraggio sui bandi d’appalto, revisione parcelle, co-working, etc) ed in quello del lavoro (gestione banca dati offerta/domanda di posizioni occupazionali, rapporti con il sistema delle imprese etc)”.

Un'altra problematica riguarda il processo di riforma istituzionale che sembra dover portare, nel breve termine, all’abolizione delle Province. “Il processo di riorganizzazione/abolizione degli enti-provincia può essere l’occasione per ridefinire ex novo quale sia l’ambito spaziale ottimale per l’operare delle istituzioni ordinistiche”, osserva Zambrano.

POSSIBILITÀ DI RIORGANIZZARE VOLONTARIAMENTE SU BASE TERRITORIALE GLI ORDINI E COLLEGI PROFESSIONALI. Diviene quindi prioritario “introdurre apposite previsioni che consentano, in considerazione delle esigenze di funzionamento delle singole categorie professionali, della riduzione dei costi di gestione, nonché dell’instaurazione di un collegamento con gli organi giudiziari territorialmente competenti a nominare i componenti dei Consigli di disciplina territoriale, la possibilità di riorganizzare volontariamente su base territoriale gli Ordini e Collegi professionali, così da incrementarne il livello di efficienza nell’esercizio dei compiti istituzionali loro affidati e delle attività di servizio svolte a favore degli iscritti”.

RAPPORTO INVERSAMENTE PROPORZIONALE TRA LA GRANDEZZA DEGLI ORDINI E LA QUOTA VERSATA DAGLI ISCRITTI. C'è un rapporto “inversamente proporzionale tra la grandezza degli Ordini e la quota versata dagli iscritti (che varia evidentemente tra un Ordine provinciale e l’altro)”. La suddivisione dei 106 Ordini per classe dimensionale evidenzia come “nelle strutture che non superano i 500 iscritti il versamento medio sia pari a 223,3 euro mentre negli Ordini più grandi, con oltre 10.000 iscritti la quota media pagata sia pari a 141,6 euro”.

BACINI DI UTENZA DI 3-5.000 ISCRITTI COME SOGLIA IDEALE. Il presidente degli ingegneri italiani evidenzia che “Se, dal punto istituzionale, conservare una struttura articolata sul territorio come quella attuale (106 Ordini provinciali) è sicuramente sostenibile, dal punto funzionale, cioè della capacità di erogare servizi, sembra opportuna una nuova organizzazione che consenta anche agli iscritti degli Ordini più piccoli di disporre dei servizi oggi necessari per svolgere la professione e competere sul mercato.

Dal punto di vista funzionale, il livello regionale potrebbe essere integrato o anche sostituito da altre aggregazioni sub-regionali o anche infra-regionali tra Ordini territoriali, che consentano di addivenire a bacini di utenza di 3-5.000 iscritti, che sembrano costituire la soglia ideale per organizzare con livelli di efficienza adeguata il set di servizi oggi necessario allo svolgimento della professione”.

Tutto questo “deve procedere con il consenso e la condivisione degli Ordini Territoriali, cui grava in ultima istanza le responsabilità di garantire adeguati servizi agli iscritti”.

RIORDINO DELLE PROFESSIONI TECNICHE. Inoltre, secondo Zambrano “andrebbe anche verificata la possibilità (sotto l’impulso, peraltro, di orientamenti europei prossimi alla formalizzazione) di procedere a un riordino delle professioni dell’area tecnica, che potrebbe portare la professione di Ingegnere, anche mediante percorsi di fusione e accorpamento, ad includere profili professionali “similari”, tali da consentire anche agli Ordini territoriali di più ridotte dimensioni, di incrementare il bacino dei propri iscritti”.

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