La rigenerazione delle nostre città secondo un approccio che segua la direttrice della sostenibilità rientra pienamente dell’ambito di intervento di Next Generation EU, il piano predisposto dall’Unione europea per il rilancio nella fase post – Covid. Un’opportunità per il nostro Paese, quello che potrà beneficiare di maggiore disponibilità di risorse tra tutti gli stati membri, a patto che si doti di progetti e veicoli che rispettino i criteri stabiliti. In Parlamento ha iniziato da circa un mese l’iter un disegno di legge sul tema, predisposto prima dell’emergenza pandemica, ma che potrebbe essere aggiornato e potenziato alla luce del nuovo quadro. “Il governo e la maggioranza ci stanno già lavorando, c’è l’impegno politico”: a confermarlo è il senatore Andrea Ferrazzi, il primo firmatario, soddisfatto anche per la partecipazione propositiva dell’opposizione ai lavori.
Il ddl ha compiuto infatti significativi passi avanti nel percorso alla Commissione Ambiente e Territorio del Senato. E’ il terminato il ciclo di circa trenta audizioni tra enti e associazioni, tra cui l’Istituto Nazionale di Urbanistica, che ha depositato assieme a Wwf, Fai e Slow Food un documento di suggerimenti e indicazioni migliorativi (IN ALLEGATO), relativi anche a un altro disegno di legge (IN ALLEGATO), sullo stesso tema. La cornice è quella di un’idea di rigenerazione urbana che sia globale e multisettoriale. Si legge: “La rigenerazione urbana, strumento qualificante e indispensabile per intervenire nella riqualificazione delle nostre città, non può prescindere dalle nuove questioni sociali, ambientali ed ecologiche che vengono poste alle nostre comunità urbane in relazione alla salute, al benessere, alla sicurezza collettivi, legati indissolubilmente ai fenomeni dell’inquinamento e alla qualità dell’aria, al rischio idrogeologico e all’adattamento ai cambiamenti climatici, alla gestione integrata del verde urbano, dei parchi cittadini e delle reti ecologiche”. Perciò tra le altre cose parlare di rigenerazione urbana deve significare “una grande opportunità per una ‘ricucitura’ dei territori in un’ottica paesaggistica, laddove troppo spesso uno sviluppo distonico ha creato frange di degrado e con esse, spesso, la rottura di ogni equilibrio ecologico. Per questo motivo la rigenerazione urbana deve essere affrontata in un’ottica di contesto, di territorio e non immaginata solo alla scala del singolo edificio o manufatto da rigenerare. Sarebbe un’occasione persa, ma soprattutto non ci permetterebbe quel salto di qualità ci porta – oggi – a collegare i nostri spazi di vita, al lavoro e – quindi alle scelte di sviluppo economico”.
Riguardo ai contenuti specifici del disegno di legge, Ferrazzi sottolinea il doppio salto di qualità a cui ambisce, il passaggio “dalla concezione di urbanistica espansiva a rigenerativa” e “dall’urbanistica per tecnici e specialisti a un approccio che è integrato”.
Si è prestata attenzione alle competenze di ciascun livello istituzionale “con la consapevolezza che era necessario pensare a una policy nazionale per questo settore dopo tanti anni in cui si è andati avanti con i bandi”. Decisivo naturalmente il ruolo dei Comuni, spiega il primo firmatario, che “stabiliscono le perimetrazioni degli ambiti, al cui interno viene definito l’interesse pubblico. Se il Consiglio comunale individua quell’area, e stabilisce quindi la necessità della riqualificazione, è questo interesse che prevale”, non quello dei singoli, dietro naturalmente gli indennizzi stabiliti dalla legge. Accanto a questo arriva il principio della continuità amministrativa rafforzata: nel momento in cui avvenga un cambio di amministrazione, la procedura avviata non può essere cancellata se non attraverso la dimostrazione dell’interesse pubblico.
“Altro passaggio fondamentale – dichiara Ferrazzi – è l’introduzione di una politica fiscale nazionale incentivante la rigenerazione urbana, e di gestione dei proventi degli oneri di urbanizzazione che la stimoli anche disincentivando il consumo di suolo”. Il ddl prevede anche l’istituzione di un “Fondo nazionale per la rigenerazione urbana”, finanziato con 500 milioni all’anno per 20 anni, e che potrà essere collegato a progetti europei. La possibile principale porta da cui fare passare un collegamento con i nuovi finanziamenti dall'Ue. (fonte: Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica)